Appunti di un viaggio in Grecia.
Le rondini: da quanto tempo non vedevamo le rondini! Ci siamo meravigliati come bambini, perché quello era un ricordo del cielo della nostra infanzia.
Prima abbiamo notato la codina biforcuta e il grazioso corpicino nero vellutato; poi, le abbiamo viste sfrecciare nel cielo del tramonto, in una festa di gridi, mentre ancora si affannavano a portare fuscelli per prepararre i nuovi nidi.
Questo miracolo si era avverato a Cefalonia, isola impervia e selvaggia di capre che si arrampicano per le scarpate più ripide a picco sul mare, brucando i profumi della terra greca di maggio: il mirto, il rosmarino, le ginestre.
Non eravamo mai venuti in Grecia in questo periodo. In primavera, quello che in autunno è bruciato dal sole rovente dell’estate, è verdeggiante e spruzzato qua e là dal giallo delle ginestre che sembrano fuochi d’artificio e dal rosso acceso dei papaveri.
Il rosso dei papaveri di Corinto non l’avevo mai visto in giro. Da noi è un rosso sbiadito; lì occhieggiavano, vivaci, tra le rovine della città vecchia che ci parlavano di secoli di storia e di vita quotidiana. Rimasi senza parole di fronte a quelle rovine.
Come non pensare a San Paolo e alla sua predicazione agli abitanti di questa città. L’apostolo delle genti m’incanta sempre con i suoi discorsi che richiamano il sillogismo dell’antica filosofia. La sua predicazione ti prende e ti affascina, perché è animata dal fuoco sacro dello Spirito di Cristo, da quando si è manifestato con una conversione eclatante come quella sulla via di Damasco.
Potessimo dire tutti: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me” (Gal 2,20). Potessimo dirlo in ogni momento della nostra vita in cui ci accorgiamo che, senza il Signore, non siamo capaci di mettere un piede davanti all’altro. •
Daniela Mancini