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Scuola, si riparte tra problemi vecchi e nuovi

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Pandemia, Dad e prove Invalsi. Luci e ombre per l’inizio di questo anno scolastico.

La campanella ha dato inizio alle danze e l’anno scolastico è ripartito. Tutti (dirigenti, insegnanti, collaboratori scolastici e amministrativi) si sono rimboccati le maniche per provare a ripartire al meglio lasciandosi alle spalle le problematiche emerse negli ultimi tempi causate dalla pandemia, dalla didattica a distanza e dalle prove Invalsi, quei test standardizzati nazionali che rilevano il livello di preparazione degli alunni delle scuole elementari, medie e superiori.
Pochi mesi fa, a seguito della pubblicazione dei risultati dei test Invalsi 2021, giornalisti, esperti del web e della comunicazione si sono alternati con titoli a effetto come “Fallimento DAD”, “Risultati Invalsi: scuola italiana bocciata”, “Perdita di apprendimento, di chi è la colpa?”. La stampa non ha avuto dubbi e come accade molto spesso con superficialità ha additato i due responsabili della situazione: la pandemia e di conseguenza la didattica a distanza.
Dai risultati pubblicati si evince che le prove Invalsi 2021 hanno presentato dei risultati insoddisfacenti rispetto al 2019 per la scuola secondaria di primo e secondo grado, mentre per la scuola primaria la situazione si mantiene sugli stessi livelli del passato.
Quindi c’è un ritardo negli apprendimenti per coloro che durante il lockdown (scuola secondaria di primo e secondo grado) hanno trascorso più tempo a casa senza le lezioni in presenza. Inoltre, il calo maggiore si registra tra gli alunni provenienti da contesti socio-economici-culturali più svantaggiati acuendo anche il divario tra Nord e Sud Italia.
Tuttavia se si vuole comprendere se effettivamente un problema sussista, forse sarebbe meglio iniziare a riflettere su alcuni punti.
La prima questione da considerare è che la didattica in presenza è sicuramente da prediligere rispetto alla Dad per diverse ragioni che hanno risvolti positivi: socializzazione, scambio di esperienze, relazioni tra coetanei e rapporto tra docente e alunno. Ma bisogna ricordare che la Dad è stata imposta dalla situazione di pandemia ed è stata l’unica soluzione possibile determinando un impegno importante da parte di insegnati, alunni e genitori. Tuttavia, trattandosi di una situazione di emergenza, non poteva certo essere una soluzione per i problemi già in essere accentuando le carenze educative esistenti.
La seconda riflessione riguarda la scarsa motivazione e il poco interesse degli alunni verso lo studio e il proprio percorso formativo che si è sviluppato molto prima dell’arrivo della Dad.
Con il diffondersi dei dispositivi elettronici, dei social media, della tv e di internet i ragazzi non leggono più giornali, libri e tanto meno scrivono testi. Sono annoiati, disinteressati a ciò che li circonda e fanno fatica a maturare un pensiero critico.
La modalità a distanza ha amplificato tale atteggiamento portando i ragazzi a una maggiore distrazione non avendo nemmeno la sollecitazione e il controllo diretto dell’insegnante.
In ultima analisi sarebbe bene ricordare che i problemi nella scuola italiana ci sono da prima del Covid: edifici inagibili, strutture attempate, pochi insegnanti, troppi alunni per classe, classismo, inclusione ancora non adeguata e altri ancora. Malgrado ciò nel tempo le istituzioni hanno fatto ben poco nella totale indifferenza di molti.
L’auspicio per il nuovo anno scolastico iniziato è che gli Invalsi siano il monito per la politica del nostro paese a investire risorse nella scuola e che la formazione di tutti i giovani diventi un obiettivo di vitale importanza.
Gli allievi dalla loro parte riscoprano con l’aiuto degli insegnanti e dei genitori l’importanza della preparazione e della formazione per il loro futuro e siano avidi di sapere. •

 

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