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LA TERRA CONSUMATA

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Nel Convegno di Penna S. Giovanni, promosso dall’Ufficio della Pastorale del Lavoro, la ricercatrice di storia socio-economica Olimpia Gobbi ha documentato il livello di usura della terra. Ella sostiene che dal 1970 l’uomo consuma più della bio-capacità annuale della terra.

Dal 2010 viene consumato un pianeta e mezzo ogni anno, ed entro il 2030 il consumo di risorse arriverà a sommare le riserve di due pianeti. La ricercatrice ha poi illustrato i dati riguardanti tre elementi fondamentali della natura: l’acqua, il suolo, l’aria. Le multinazionali hanno mercificato l’acqua potabile, hanno dato priorità agli usi industriali e all’agricoltura intensiva, per i quali si preleva l’acqua dai fiumi in modo eccessivo, provocandone spesso la morte. Questo fenomeno è riscontrabile anche nei fiumi marchigiani. Neanche il suolo viene risparmiato, ed è oggetto di uno sfruttamento selvaggio. Tra il 1955 ed il 2006, in Italia, sono stati cementificati 187 ettari al giorno e la superficie agricola si è ridotta di un quarto. Nelle Marche, tra il 1954 ed il 2007, sono stati cementificati 2500 Km quadrati, (pari all’intera provincia di Macerata), mentre la popolazione è cresciuta solo del 15,7%.

Ora si stanno aggiungendo anche gli impianti del fotovoltaico e quelli per la produzione di energia verde (si fa per dire!), promossi dalla Legge Regionale n° 3 (il governo bloccarla perché incostituzionale), che ha già prodotto 40 impianti per la produzione di biomasse. Poichè i consumi di energia elettrica e di gas stanno diminuiscono a causa della crisi, è facile arguire che questi impianti servono soltanto alle imprese costruttrici. Esse avranno infatti un rimborso dell’80% dei costi di costruzione, che verranno poi scaricati sulle bollette degli utenti. Ormai un quarto dei terreni agragricoli è degradato e destinato a divenire improduttivo perchè troppo sfruttato con le tecniche dell’agricoltura intensiva. Anche per l’aria i dati sono preoccupanti, come documentato dai media che da tempo parlano di inquinamento e di preoccupante aumento della temperatura del pianeta.

La dottoressa Gobbi ha fatto poi riferimento ad alcune tendenze di pensiero che hanno portato l’uomo a concepire la natura come cosa da sfruttare. Il primo colpevole è l’antropocentrismo occidentale, che concepisce la natura come realtà da sottomettere. Ad esso si collegano le scienze sperimentali, che considerano la natura come materia estesa da inquadrare attraverso procedure di tipo matematico. Altri colpevoli sono poi lo sviluppo delle tecnologie e la rivoluzione industriale, l’affermarsi di un capitalismo competitivo e globale, il consumismo e la mercificazione delle comunità e delle persone. Secondo la relatrice, la ricostruzione dei legami personali e comunitari, la partecipazione politica, la ripresa dei mercati locali, la ricostruzione di economie reali, sono elementi utili per uscire dalla logica di una terra da consumare, che inevitabilmente porterà anche al consumo delle persone.

Ci sono beni indispensabili per soddisfare i bisogni primari della vita biologica e sociale delle persone. La loro fruizione deve essere aperta a tutti. Se si parla di bene comune, occorre sviluppare una nuova cultura giuridica della proprietà, di quella pubblica e di quella privata. Occorre, inoltre, riconoscere diritti anche agli oggetti. Coloro che li posseggono non ne sono i dominatori, ne sono invece gli usufruttuari che ne debbono garantire la persistenza e l’integrità. •

Anna Rossi

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