In chiesa, un gran numero di frati indaffarati nell’organizzazione della Messa, che l’avrebbe presa per mano per condurla verso la sua nuova condizione; qualcuno di loro lo avremmo ritrovato nel presbiterio impegnato direttamente nella celebrazione della Messa, altri nel coro ad accompagnare con canti gregoriani la complessa liturgia alla quale non è consueto assistere, celebrata nel cosiddetto “rito antico”, che sarebbe riduttivo definire solamente ” in latino”. Al termine del rito veramente suggestivo, con l’odore dell’incenso che ancora aleggiava e che rendeva più solenne e calda l’atmosfera, la giovane si è diretta verso la grata, che separa il presbiterio dalla clausura, e dopo aver bussato si è vista aprire le porte della sua nuova casa. Sotto la benedizione del celebrante, Padre Settimio, dall’altra parte volti luminosi e sereni incorniciati da sorrisi soavemente leggeri e rassicuranti, hanno accolto il primo passo di chi varcava il confine che separa la vita pubblica da quella claustrale. Quanti erano ad assistere non hanno potuto fare a meno di commuoversi, in particolare quando la giovane ha salutato i presenti, prima che la grata venisse richiusa definitivamente. Così dopo poco più di un anno dal ritorno delle Monache, sono già due gli ingressi di chi, lasciatasi alle spalle la vita di tutti i giorni, sceglie di aiutare il prossimo attraverso questa strada, difficile e difficilmente comprensibile. Il Monastero/Roseto di S. Chiara è una macchina in continuo movimento, tornato ad essere cuore pulsante di Montegiorgio e punto di riferimento per tantissime persone, anche provenienti da fuori comune. Questa macchina così complessa, per essere guidata, ha bisogno di mani sensibili e ferme allo stesso tempo, di cuori delicati e di menti ispirate che sappiano gestire bene il compito che è stato loro affidato. La famiglia che va ingrandendosi può voler dire proprio questo: ci sono le persone giuste al posto giusto. La semina prosegue, e tutto fa presagire che… non finirà qui!
Francesco Pasquali