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Altare, ambone, battistero: non semplici ornamenti, ma segni della Presenza

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Carissimo Teofilo, il giorno 24 marzo, domenica delle Palme, la nostra chiesa potrà veramente essere chiamata Cattedrale, titolo che le compete come chiesa principale della nostra città di Porto S. Giorgio, poiché per quel giorno vi sono stati già inseriti nuovi arredi: l’ambone, la sede di presidenza, il fonte battesimale e la delimitazione dell’area delle confessioni.

Certamente starai dicendo fra te e te: «In tanti anni che vengo in questa chiesa non ho mai notato la loro mancanza. Ora che ci penso al posto dell’ambone c’è sempre stato un leggio di formica alquanto traballante; la sede di presidenza è stata sempre formata da tre semplici sedie; il fonte battesimale non c’è stato mai, infatti per somministrare il battesimo si è sempre usato un vaso di porcellana. Inoltre ricordo che, prima della venuta di don Ermanno a S. Giorgio, le confessioni si svolgevano su scomodi inginocchiatoi situati in piccole rientranze del muro nella cappellina di S. Giuseppe; ma dopo si è rimediato, almeno in parte, alla situazione confessando presso l’altare della Madonna, stando seduti». A questo punto, caro don Ermanno, mi viene spontaneo chiederti: «Questi abbellimenti sono veramente indispensabili, importanti per la nostra chiesa?».

Permettimi di correggerti, caro Teofilo, non si tratta di abbellire la chiesa, come di solito facciamo nelle nostre case comprando un nuovo mobile, ma si tratta di rendere dignitoso il luogo in cui come credenti ci riuniamo per celebrare l’eucaristia, il mistero pasquale. Devi anche sapere, Teofilo, che il gruppo di lavoro, costituito da me, dai membri del Consiglio di presidenza, dalla Commissione per gli affari economici del Consiglio pastorale parrocchiale e dall’architetto, ha ritenuto opportuno sostituire l’altare esistente con un altro più rispondente alle direttive della CEI (Conferenza episcopale italiana) secondo le quali l’altare (segno di Cristo, roccia su cui si fonda la Chiesa) deve essere un monoblocco di pietra naturale, di forma quadrangolare i cui lati sono tutti ugualmente importanti. Il nuovo altare è stato consacrato in forma solenne dal nostro Arcivescovo, Mons. Luigi Conti, durante la celebrazione eucaristica di Domenica delle Palme.

Se hai un po’ di tempo e soprattutto la pazienza di ascoltarmi ancora, vorrei ritornare sull’importanza da attribuire ai suddetti arredi facendo anche riferimento a voci autorevoli come quella del Papa Benedetto XVI e dei documenti del Concilio Vaticano II.

La Parola di Dio convoca e raduna.

Caro Teofilo, più volte abbiamo ascoltato che la Parola di Dio convoca e raduna. Dio ha parlato in passato e parla ancora oggi alla sua Chiesa, a tutti noi tramite gli uomini a Lui consacrati, ma parla anche tramite gli avvenimenti e le cose ricche di simboli. L’unione fra Parola di Dio e Chiesa avviene durante la celebrazione liturgica in un luogo specifico: la chiesa-edificio. Il documento del Concilio Vaticano II, “Dei verbum”, la costituzione dogmatica sulla rivelazione, al nr. 21 dice: “La Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il corpo stesso di Cristo, non mancando mai, soprattutto nella sacra liturgia, di nutrirsi del pane di vita dalla tavola sia della parola di Dio che del corpo di Cristo, e di porgerlo ai fedeli”. All’indomani del concilio l’allora cardinale Joseph Ratzinger (eletto nel 2005 con il nome Benedetto XVI e dimissionario il 28 febbraio 2013) così commentava questo passo: “La Chiesa, popolo di Dio, riceve il pane della vita dalla tavola della Parola e dalla tavola del Corpo di Cristo; in questo modo essa onora le sacre Scritture come il Corpo del Signore stesso”. Da queste autorevoli dichiarazioni emergono due cose molto importanti: 1 – la tavola del pane, cioè l’altare, e la tavola della Parola, cioè l’ambone (chiamato impropriamente leggio) sono due elementi costitutivi e indispensabili della chiesa – edificio. 2 – Sia alla tavola della Parola, sia alla tavola del corpo di Cristo viene offerto il “pane della vita”. Quindi ambedue gli arredi, l’ambone e l’altare, nella loro struttura debbono avere pari dignità.

Tavola della Parola- Tavola del corpo di Cristo

A questo punto, caro Teofilo, certamente avrai intuito il valore di questi arredi collocati alcuni nel presbiterio, altri nell’area assembleare della chiesa. Ma è il caso di approfondire il loro ruolo e, soprattutto, il loro significato simbolico.

– Ambone

L’ambone è il luogo dell’annuncio della Parola rivolta da Dio all’assemblea riunita in chiesa. È il luogo dove i lettori leggono i testi biblici e la preghiera dei fedeli, dove il salmista alterna con l’assemblea il salmo responsoriale, è il luogo dove nella veglia pasquale del sabato santo viene proclamato l’Exultet. Secondo le disposizioni vigenti, l’ambone nell’ambiente celebrativo deve configurarsi come una struttura elevata, stabile e nobile, degna delle Sacre Scritture che vi vengono proclamate: in bipolarità con l’altare, l’ambone rende visibile la duplice mensa della Parola e del sacramento eucaristico. L’ambone, come l’altare e il fonte battesimale con i quali deve armonizzarsi architettonicamente, deve essere stabile. Perciò l’ambone, grazie ai valori simbolici, non può ritenersi una suppellettile o un arredo che dà solo l’idea di un leggio il quale, anche se stabile, è soltanto funzionale, mentre il luogo della Parola è prima ancora simbolico e architettonico. La Parola di Dio, quindi, ha un luogo in parallelismo complementare rispetto alla liturgia eucaristica.

– Altare

Caro Teofilo, abbi pazienza! Ma… l’argomento che stiamo trattando è così complesso e articolato da richiedere tempo e tanta attenzione. Devi sapere che la strutturazione del presbiterio costituisce una catechesi, in cui il monumento della Parola rappresenta un linguaggio unitario e una teologia visiva con tutta la celebrazione liturgica. In proposito occorre ricordare una delle affermazioni centrali della costituzione sulla liturgia, Sacrosanctum concilium: la presenza di Cristo nella liturgia, quando si proclama la parola di Dio. Cristo non è soltanto presente nella sua Parola proclamata, ma è anche presente “quando nella chiesa si legge la sacra Scrittura, è Lui stesso che parla”. Da tale realtà ha origine la teologia delle due “tavole”, pienamente assunta dai documenti liturgici attuali. Con tale teologia si stabilisce un certo paragone tra il luogo proprio della parola di Dio (ambone) e il luogo della consacrazione eucaristica (altare). Entrambi sono denominati con l’immagine della “tavola” nella quale si distribuisce il cibo necessario per i fedeli. Tra le due tavole si stabilisce un certo parallelismo sacramentale: nella tavola della Parola s’annuncia e s’anticipa il mistero che si celebra e si attualizza nella tavola eucaristica; in entrambe si fa presente Cristo stesso. L’ambone e l’altare sono un forte richiamo della presenza di Cristo, presenza costante e perenne che orienta tutta la comunità cristiana. Allora, caro Teofilo, possiamo affermare con certezza che l’altare, sul quale si rende presente nei segni sacramentali il sacrificio della croce, è anche la mensa del Signore alla quale il popolo di Dio è chiamato a partecipare quando è convocato per la Messa. L’altare è il centro dell’azione di grazie che si compie con l’Eucaristia.

La sede della presidenza

All’ambone, oltre l’immagine della “tavola”, possono essere accostate altre immagini come quella della “cattedra della Parola”. L’immagine della “cattedra” presenta l’ambone come il luogo dal quale si proclama e si spiega la Parola di Dio. Questa immagine insiste non solo sulla missione liturgica dei lettori delle Scritture, ma anche sul magistero del sacerdote che presiede la celebrazione liturgica. Teofilo, certamente hai notato che nella messa il prete scende dalla sede di presidenza, si dirige verso l’ambone dove proclama il vangelo e lo spiega nell’omelia. Perciò l’ambone appare come la “cattedra” in cui Cristo, Maestro e Profeta, continua ad annunciare e ad insegnare ai suoi fedeli. In queste ultime affermazioni, caro Teofilo, hai certamente notato l’accenno alla sede di presidenza. Per comprendere il significato simbolico di questo luogo bisogna tener presente che la presidenza liturgica è un elemento costitutivo ed essenziale dell’assemblea cristiana riunita per celebrare. Pertanto il luogo della presidenza è la sede del sacerdote celebrante che ha il compito di presiedere l’azione liturgica e di guidare la preghiera del popolo santo di Dio. In proposito è importante non cadere nell’errore, abbastanza diffuso, di considerare la sede di colui che presiede come un terzo polo da sommare ai due poli, l’altare e l’ambone di cui abbiamo parlato sopra. Se vi deve essere un terzo polo, questo è il fonte battesimale (di cui parleremo fra poco) che deve essere collocato all’esterno del presbiterio. Di per sé, infatti, la sede di presidenza non possiede la medesima natura teologica dell’altare e dell’ambone. Essa, luogo dal quale il sacerdote esercita il suo specifico ministero liturgico, è segno dell’apostolicità della chiesa locale, cioè è l’espressione del ministero presbiterale a servizio sia della Parola, sia del sacramento dell’altare e, mediante questi, a servizio dei fedeli riuniti. Pertanto, se vi è una realtà di cui la sede è segno, questa è la ministerialità nella sua triplice espressione di ministero profetico di predicazione della Parola di Dio, di ministero regale di governo della comunità cristiana e di ministero sacerdotale di celebrazione dei sacramenti.

Il fonte battesimale

Caro Teofilo, dopo aver parlato degli arredi del presbiterio, desidero presentarne un altro: il fonte battesimale che nella chiesa insieme agli altri arredi ha un posto di rilievo. Esso è il luogo in cui si celebra il Battesimo, primo sacramento della Nuova Alleanza, in forza del quale gli uomini, aderendo nella fede a Cristo Signore, ricevono lo Spirito di adozione a figli. Essi vengono chiamati e sono veramente figli di Dio. Uniti a Cristo con una morte e una risurrezione simile alla sua, entrano a far parte del suo Corpo; segnati dall’unzione dello Spirito, diventano tempio santo di Dio, membri della Chiesa, «stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato» (1 Pt 2,9). Se il battesimo è, come dicevano i Padri della Chiesa, ianua vitae christianae, porta della vita cristiana, il fonte battesimale è la soglia di questa porta perché punto di arrivo di un cammino di fede. Perciò, Caro Teofilo, è bene tener presente che il rito del battesimo cristiano, in ogni caso, è imitazione del battesimo che Gesù Cristo ha ricevuto da Giovanni Battista nel Giordano. Pertanto, il battesimo cristiano è un battesimo di conversione (metànoia) in remissione dei peccati. Nel Nuovo Testamento il battesimo di Giovanni e il battesimo cristiano sono sempre presentati come conversione e remissione dei peccati, da qui nasce tutta la vita cristiana. Non va dimenticato che l’apostolo Pietro, parlando del battesimo, dice che i cristiani sono “stati rigenerati non da un seme corruttibile, ma immortale, cioè dalla Parola di Dio viva ed eterna” (1 Pt 1,23). L’apostolo Paolo nella Lettera agli Efesini dice la stessa cosa quando afferma che la chiesa è stata purificata da Cristo “per mezzo del lavacro dell’acqua nella Parola” (Ef 5,25). La Parola di cui parlano, tanto Pietro quanto Paolo, è l’evangelo che è stato annunziato. Dunque, è la Parola che nel battesimo salva i fedeli. Ora, caro Teofilo, vediamo se sei stato attento: “mi sai dire chi ha fatto da protagonista nella simbologia di tutti gli arredi?”. Certamente risponderai: «La Parola di Dio!». Hai detto bene! La Parola di Dio, infatti, aleggia sull’ambone, sulla sede della presidenza, sull’altare e sul fonte battesimale. Ribadendo questa verità, concludo questa relazione. E’ stato un lavoro impegnativo, non sempre facile nella ricerca di parole semplici per rendere comprensibili alcuni contenuti teologici. Sono un po’ stanco. Lo sei anche tu? Conoscendoti bene, caro amico, mi sembra di sentirti dire: «Sono stanco è vero, a volte ho fatto fatica a comprendere alcune espressioni teologiche, ma sono contento perché mi hai aiutato a vedere oltre le strutture architettoniche e a cogliere il loro valore profondo per la vita di ogni cristiano. Grazie! Ma… sono curioso di vedere come tutte le belle cose dette, sono state calate nel progetto per la nostra chiesa». Caro Teofilo ti rispondo facendo appello, ancora una volta alla tua pazienza: “Devi aspettare la seconda parte di Giona”. Grazie! Buon lavoro! • Don Ermanno

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