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Dai «fiumi di parole» alla realtà

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bracalenteIn questa triste stagione di declino del nostro Paese, in cui i retori della politica dell’irrealtà sermoneggiano su cose che esistono unicamente nelle loro parole, l’incontro con Enrico Bracalente, fondatore e leader di una impresa di vaste dimensioni come la Nero Giardini srl, desta un’impressione che va in netta controtendenza. Dà infatti la benefica sensazione di una salutare immersione nella realtà, che consente di vedere le cose come sono, senza le deformazioni prodotte dai fumosi discorsi vuoti di realtà fabbricati da una classe politica e intellettuale che ha perso il senso di se stessa e del proprio compito.

Nel corso del colloquio con lui avuto nella sede centrale della Nero Giardini srl, il noto imprenditore di Monte San Pietrangeli mi illustra innanzitutto la funzione del polo logistico costruito a Fermo, e il ruolo che esso gioca nella sua strategia aziendale. Con l’allestimento di questo spazio di stoccaggio delle merci strutturato secondo le più avanzate tecnologie, il gruppo Nero Giardini si propone di offrire un valido servizio ai propri clienti, evitando loro l’accumulo di prodotti, garantendo però, al tempo stesso, la loro immediata disponibilità. Anche questo è un modo per affrontare le complesse problematiche prodotte da un mercato calzaturiero che fin dai primi anni ’80 attraversa fasi di rapide e profonde trasformazioni. La globalizzazione, mi dice Enrico Bracalente, è divenuta lo sfondo inamovibile entro il quale si struttura ogni seria strategia di impresa.

È definitivamente tramontato, in tal senso, il tempo in cui si poteva dire “piccolo è bello”, si poteva cioè cantare le lodi del cosiddetto “modello marchigiano”, un sistema produttivo strutturato sulla centralità della piccola impresa a conduzione familiare. Per affrontare il mercato globalizzato oggi occorrono infatti ingenti investimenti e un notevole livello di organizzazione, elementi che, insieme alle qualità stilistiche e materiali del prodotto, consentono a un’azienda di essere competitiva. Il Made in Italy offre indubbiamente un vantaggio per proporsi sul mercato mondiale. Questo marchio è sinonimo di stile e di creatività. Da solo, però, non basta. Il successo di un’azienda è dato infatti dalla capacità di non deludere il cliente, obiettivo raggiungibile soltanto offrendo con continuità standards elevati di stile e di qualità del prodotto, e garantendo costantemente, al tempo stesso, un rapporto qualità-prezzo vantaggioso per il consumatore finale. Il buon imprenditore non dà mai per scontata la propria posizione sul mercato. Evita accuratamente di “fare il furbo” immettendo sul mercato merce di scarsa qualità fatta passare per prodotto di eccellenza. Inoltre, anche quando il mercato tira, “lavora per guadagnare il giusto” e non grava i prodotti di ricarichi esagerati.

Il 2012, mi dice Enrico Bracalente nel corso della conversazione, è stato per il mercato italiano un anno molto difficile. Ci sono stati dei tagli senza sostituzioni immediate di clienti in sofferenza. Per questo si è resa necessaria una svolta nell’organizzazione e nella gestione del mercato interno. Si è fatta la scelta di riposizionarsi attraverso l’apertura di negozi in proprio, oppure tramite la pratica di forme di vendita come il Franchising o lo Shop and shop, tipologie di commercializzazione rese possibili da accordi con investitori privati o con grandi gruppi della distribuzione come Pittarello, Landini, Max Mara. Per il 2013 è prevista l’apertura in Italia di 25 nuovi punti vendita con prodotti monomarca Nero Giardini. Oltre all’Italia, il fondatore dell’azienda guarda con interesse al mercato estero.

Mi parla degli accordi intercorsi con investitori cinesi per l’allestimento, nei prossimi due anni, di cinque punti vendita in diverse importanti città della Cina. Per capire le esigenze di questo mercato in forte crescita, interpretandone in modo adeguato gusti e tendenze, ha inviato in loco alcuni stilisti dell’azienda. Egli vede buone prospettive di espansione anche nell’Europa dell’Est. C’è molto interesse da parte di importatori e investitori locali per l’apertura di negozi monomarca nella Repubblica Ceca, in Russia, in Ucraina. L’azienda sta ottenendo buoni risultati anche in Germania, dove si va posizionando con una propria rete-vendita. Per l’allestimento di questa rete viene impiegato personale proprio, giovane, ben motivato, alla cui formazione l’azienda provvede con propri investimenti. Il noto imprenditore di Monte San Pietrangeli lamenta però la completa latitanza della politica nel supportare le imprese sul terreno della formazione. I politici, dice, parlano molto di disoccupazione giovanile, nulla fanno, però, per favorire l’inserimento dei giovani nelle imprese.

Dalla constatazione della latitanza della politica sul terreno del supporto dell’occupazione giovanile nasce il duro atto di accusa di Enrico Bracalente nei confronti di una classe dirigente che egli identifica come un “apparato” dedito unicamente alla propria autoconservazione. Un “apparato” composto da lobbies in perenne contrasto tra loro, capaci però di coalizzarsi appena c’è qualche emergente che osa mettere in discussione gli equilibri di potere consolidati. La critica si allarga poi alle associazioni imprenditoriali, giudicate inadeguate nel supportare gli associati nella loro opera di posizionamento sul mercato. L’unico settore in cui si fa qualcosa di buono per gli associati è, mi dice, l’agroalimentare, un settore che, in questo momento, con prodotti di alta qualità come pasta, vino, olio, sta ottenendo ottimi risultati sul mercato estero. Egli auspica un profondo rinnovamento della classe politica e indica come esempi di rinnovamento il Sindaco di Firenze, Matteo Renzi, e il Sindaco di Verona, Flavio Tosi. Sono politici capaci di amministrare bene. Si propongono, infatti, di razionalizzare i costi, di dare efficienza alla struttura amministrativa, e non si sottraggono al duro lavoro di rottamazione dei vari apparati pubblici e privati che bloccano ogni tentativo di cambiamento.

Oltre al rinnovamento della politica e dell’associazionismo imprenditoriale, altro tema che sta a cuore a Enrico Bracalente è la formazione professionale. Egli vede l’indifferibile necessità di valorizzare ciò che egli chiama la “cultura del lavoro”, cioè l’insieme delle abilità e competenze che consentono di svolgere in modo ottimale una determinata prestazione lavorativa. Solo così è possibile evitare l’estinzione di mestieri e di figure professionali di cui non solo il comparto calzaturiero, ma anche altri comparti hanno bisogno. Auspica, in tal senso, un più deciso coinvolgimento delle associazioni imprenditoriali nelle scelte scolastiche dei ragazzi/e delle medie, e una maggiore capacità di intervento sulle famiglie per favorire l’orientamento dei figli verso la formazione professionale. Senza una solida “cultura del lavoro” il nostro territorio non avrà serie possibilità di competere sul mercato globale. Ispirato da questa convinzione, Enrico Bracalente, supportato da Padre Sante, direttore della scuola degli “Artigianelli” di Fermo, ha organizzato un corso finalizzato alla formazione di figure professionali necessarie all’industria calzaturiera. Sulla scia di quanto si fa in Germania, in questa scuola viene molto valorizzato il lato pratico della formazione. Per questo, oltre agli insegnamenti tradizionali, con l’ausilio di tutors provenienti dal mondo del lavoro, si organizzano stages di formazione in cui si pone particolare cura sugli aspetti più squisitamente pratici e tecnici di un determinato lavoro. La risposta dei ragazzi a questo tipo di proposta formativa è estremamente incoraggiante.

La riuscita di questa esperienza fa dunque ben sperare, poiché, mi dice Enrico Bracalente, la società non ha bisogno soltanto di gente di spettacolo, di giornalisti, di letterati, di architetti, di commercialisti. Sono essenziali anche figure come l’imprenditore, l’operaio specializzato, e tutta quella vasta gamma di figure professionali capaci di svolgere con competenza e impegno un mestiere. A conclusione dell’incontro, parlando del futuro dell’azienda, egli ne delinea un possibile sviluppo finalizzato alla creazione del total look. Tale scelta farebbe della Nero Giardini srl il vettore di uno stile e di un’estetica che riguarda non soltanto l’ambito delle calzature ma la totalità dell’abbigliamento. Enrico Bracalente, dunque, anche in una congiuntura economica non facile come l’attuale, guarda avanti, e testa nuovi scenari di espansione della sua azienda. C’è da sperare, in tal senso, che la creatività e l’energia del fare sorreggano durevolmente lui e altri imprenditori, perché soltanto loro potranno, forse, arginare il declino di un’Italia che con gioiosa inconsapevolezza si sta avviando a divenire un paese in via di sottosviluppo. •

G.Filippo Giustozzi

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