Smerillo: ritrovato il diario di due curati di campagna in cui si trovano le indicazioni per le solenni quarantore di pasqua.
Un piccolo tesoro ho trovato tra le varie carte lasciatemi da mia zia Lina. È un piccolo fascicolo (135×180 mm) di poche pagine scritto con inchiostro nero da don Giuseppe Cortellucci e da don Giovanni Del Medico contenente gli schizzi delle Quarantore risalenti al secolo scorso. Mi tremavano le mani, quando l’ho sfogliato per la prima volta. Ogni pagina raccontava un anno di storia del mio paese. Hanno un potere particolare quella grafia e quegli schizzi. Mi hanno fatto fatto entrare come Alice, nel paese delle meraviglie. Sono ritornata con la mente agli anni della fanciullezza quando vedevo la fede dentro ogni casa, quando la religiosità permeava ogni attimo dell’esistenza. Mi sono tuffata dentro quei disegni e sono partita per un viaggio verso la Settimana Santa. Ogni casa era coinvolta per i preparativi della Pasqua. Qualche persona pensava alle pulizie dei vasi sacri. Qualche altra a predisporre drappi e ceri per le processioni del Venerdì santo e della chiusura delle Quarantore. Altre ancora preparavano vasi con pianticelle di frumento germinate al buio per ornare l’altare del “Sepolcro”. La festa di Pasqua iniziava il Giovedì Santo con la celebrazione eucaristica nella quale si ricordava l’istituzione dell’eucaristia. Poi si riponeva il pane consacrato in un altare adorno di ceri, fiori chiamato “Sepolcro”. La chiesa rimaneva aperta fino a tardi per dare la possibilità di “vegliare” sul Gesù morto.
Il Venerdì Santo era il giorno di lutto assoluto. Si “legavano” le campane. Era un giorno di silenzio assoluto. Noi bambine eravamo mandate per le vie del paese a suonare le “gnaccole”, uno strumento che sostituiva le campane. Era formato da una tavoletta rettangolare con un pezzo di ferro che sbatteva producendo un suono lugubre. Andavamo in giro suonando e gridando: “È mezzogiorno”, oppure: “È la prima della messa”, oppure: “Sono le ore tre”… Alle tre del Venerdì santo c’era una funzione molto frequentata nella quale si pregava ricordando le parole che Gesù aveva pronunciato prima di morire. La processione del Venerdì sera era toccante. Nel pomeriggio noi ragazzi avevamo preparato le fiaccole colando cera dentro figli di giornali. Si preparava barattoli con gasolio e segatura lungo il percorso che veniva accesi al passaggio della processione. Il Crocifisso, finemente addobbato con un mantello rosso, veniva portato per le strade del paese. Ricordo ancora l’emozione di quei canti strazianti: “Gesù mio con dure funi / come reo, chi ti legò? / Sono stati i miei peccati / Gesù mio, perdon, pietà”. Ed era un canto corale. Il Sabato Santo sera, si scioglievano le campane che annunciavano al popolo la Resurrezione: un momento di grande gioia. Le campane venivano suonate salendo sulla torre. Ricordo che alcuni giovani erano specializzati nel suonare a festa le campane. Uno suonava il campanone e lo lasciava in bilico in alto finchè gli altri non avevano colpito con il batacchio le altre campane più piccole in una sinfonia straordinaria. Lo sento ancora quel suono. Basta che chiudo gli occhi e alzo lo sguardo verso il campanile. Mi ricordo dove erano posizionati i giovani che salivano per questo speciale concerto.
Il giorno di Pasqua nel pomeriggio iniziavano le quarantore con quello splendore di luci per onorare il Re dei Re. Quelle luci spingevano in alto, dove era posizionato l’ostensorio.
Ogni persona aveva già ricevuto un bigliettino rosa se donna, azzurro se uomo, con l’invito a vivere la propria “Ora di adorazione”. Non si doveva mai lasciare “Gesù solo”. Venivano tutti. Anche dalla campagna. Anche camminando a piedi con il sole o con la pioggia. Il Martedì di Pasqua si concludevano le quarantore con una solenne processioni per le vie del paese. Un paese coinvolto nella morte e nella resurrezione. •
…È cosa antichissima ed immemorabile che a Smerillo si celebri la Santa Pasqua colla esposizione del SS. Sacramento in forma di quarantore durante i tre giorni della Domenica, Lunedì e Martedì e l’esposizione termina il Martedì sera con la solenne processione a cui prende parte non solo il popolo di Smerillo con tutte le associazioni, ma pure tanti dei paesi viciniori.
L’altare per dette quarantore è formato di vari gradini di legno posti con apposita armatura sopra l’altare di marmo in modo che l’espositorio arriva a toccare il cornicione dell’abside. Tutti i gradini son pieni di candele disposte a formare un qualche disegno che con piacere tutti ammirano quando le candele ardono. I principali disegni sono riportati nel presente fascicoletto.
Le candele che si accendono per la funzione e che vengono a formare il disegno sono molte siccome richiede lo stesso disegno.
Per alcuni di essi ce ne vogliono centinaia e ne sono state contate fino a cinquecento. D’ordinario ne occorrono dalle 250 alle 350.
Il disegno incomincia sotto al baldacchino, o espositorio, e termina sui gradini dell’altare.
Bisogna avere l’avvertenza di usare candele alte in alto perché in basso il disegno non venga coperto dalla cupoletta del tabernacolo.
All’intorno del disegno, le candele si possono disporre a padiglione, a forma di trono o come meglio piace.
Tutta la spesa occorrente per dette funzioni delle quarantore sono a carico della Confraternita.
Ma oggi attesa la piccola rendita che ha la Confraternita in sole Lire 1100 all’anno, alla spesa necessaria, specie del predicatore, concorre il parroco. •
Bernarda Del Gobbo
Smerillo: progetti da realizzare con le candele per le quarantore. Durante gli anni, le immagini luminose cambiavano in base agli eventi e alle urgenze politiche, sociali ed ecclesiali. Ogni puntino corrisponde ad una candela.