Da terra a terra. Il canto della Poetessa Anna Maria Daina
Anna Maria Rita Daina, siciliana di nascita e marchigiana di adozione, oltre che psichiatra e psicoterapeuta, madre di tre ragazzi, è e rimane un’autrice di poesie di altissimo valore letterario. Si racconta la poetessa durante questo incontro-intervista, nei suoi rapporti d’amore in famiglia, nel lavoro, nel sociale, nelle relazioni. Lo si legge anche nei suoi scritti.
Le due sillogi, “Caleidoscopio” e “Cantiere”, che sono state ripubblicate da Pagine ed unite ultimamente in un unico volume “Incontro” (anche in e-book), raccolgono poesie dal 1982 al 2005. Caleidoscopio si presenta come una rappresentazione dei vari sentimenti “Una voce tenta donare /alla gioia e la rabbia, /all’angoscia e la fatica, /al calore e la scoperta /di nuovo incontro /di solitudini”. Ed invita il lettore a cercarla , “ci sentiremo nella stessa casa”. Il nucleo centrale è l’amore: l’attesa, l’incontro, la costruzione dell’intesa, tra evocazione e riscoperta, fino al dolore del lutto.
L’amore parte dall’intimità per uscire dal sé e consegnarsi al mondo per diventare amore per l’umano di ognuno, per il divino nella natura. In “Cantiere” l’Autrice racconta la ricostruzione dopo la catastrofe: la cernita del salvabile, la consapevolezza dei limiti e delusioni, l’entusiasmo della risurrezione e della rinascita, processi questi che permettono nuovi assetti delle relazioni nel passaggio tra le generazioni. “Sentire utile il mio dolore, per capire il dolore degli altri” detto dalla Poetessa, suona come un sasso gettato nello stagno. L’acqua si agita, si frammenta ma il volto alla fine torna a ricomporsi. La perdita prematura del marito, medico anch’egli, è il nodo emblematico e fortemente significativo della sua esistenza sia sul piano privato che su quello dell’arte. La scrittura poetica di Anna Maria Daina ha il suo punto culminante nel continuo elevarsi di una tensione di altissimo patos. La rievocazione non solo nostalgica, ma sognante conduce il lettore ad una realtà d’amore su cui si ritrova l’idealità: l’amore sana e ripara, arricchisce e rinnova; “…La tua tenerezza/ quieta mi conduce/ incontro infinito/ di canto e di luce. Magia: la tua tenerezza!” il progetto non perde valore anche se si confronta con la morte, perché l’esperienza d’amore cambia la vita e rimane la felicità d’averlo vissuto trovandosi migliorati, evoluti e rafforzati: “Il mio amore è un’agave/ testarde radici affonda/ nel più arido terreno/ carnose le foglie/ lacci le fibre/ vitale la linfa/ aculei gli spini/ rammenti le ferite /se incauto ti avvicini/ fiorisce di fuoco/ solo prima di morire/ ma quant’è bello/ veder l’agave fiorire” (Cantiere).
Molti gli argomenti ascoltati con profondo interesse che al termine del suo raccontarsi vero ed autentico di sé, fa tornare il tutto agli affetti, ai ricordi, ma anche ai nuovi progetti di “donna guerriera” che sta riordinando e guardando un tempo nuovo, un’altra rinascita.
Ascoltandola percepisco quasi la presenza fisica del suo grande amore e la dimensione temporale, i luoghi della loro vita, si condensano e si manifestano in molti dei suoi versi che via via mi legge.
Ed ecco, dalla terra di Sicilia alla terra di Marca, in cui nascono i componimenti in dialetto siciliano, l’Autrice ci regala il suono delle sue nuove radici, frutto dell’adozione da questa nuova madre-terra e, come avviene nella vita, quando nascono sentimenti profondi che richiamano una nascita, viene di esprimerli nella prima lingua della vita, come segno di una riconosciuta accoglienza.
“Riempimi gli occhi di te/ dimenticarmi chi sono/ per farti spazio…/ Sentirti fiato del mio fiato/ la tua anima cantare con me/ come vita di chitarra/ e la voce di chi la suona”. È la poesia, nata poco prima dell’incontro con il suo amore, diventa simbolo e paradigma di ogni rapporto di Amore, ed in questa terra si concede il diritto di scriverla anche in siciliano, la prima lingua della sua vita.
Il lettore che si accosta ai suoi versi diviene inconsapevolmente un ricercatore che, nella simbologia delle varie poesie, ritrova significati reconditi e talvolta occulti del senso espressivo. Ed ecco che il simbolismo della vita di Anna Maria, di tutta la sua vita, diviene come un caleidoscopio d’aria, acqua, fuoco, che si connette tra le espressioni variegate a differenti sentimenti.
“Da terra a terra”, il titolo che lei stessa ha scelto per sé, incarna il concetto di casa, luogo di appartenenza, per rappresentare quella saggezza tribale e ancestrale, semplice ma non semplicistica, profonda eppure così luminosa e a portata di mano, di cui ancor oggi il mondo mostra tutto il suo bisogno. •