Pastori in cerca di gregge

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La diaspora delle comunità parrocchiali dopo il terremoto.

La parrocchia, termine derivante da due parole greche traslitterate: parà= attorno, oichia= casa, è il territorio attorno alla casa per eccellenza del cristiano, la chiesa, l’ecclesia (altro termine greco), l’assemblea dei battezzati. La parrocchia è da sempre il punto di riferimento per il fedele. Non lo è più per tante parrocchie e chiese dell’Alto Maceratese e del Fermano, sconvolte dal terremoto. Chiese distrutte, comunità parrocchiali in fuga, distribuite lontano dalle zone del sisma, lungo la costa adriatica, tanta angoscia nell’aver lasciato luoghi dove si è nati e cresciuti.
Padre Dominique Savio Malembi, nato a Kinshasa, Repubblica Democratica del Congo, sacerdote dal 16 luglio del 2005, missionario “Clarettiano”, è dal luglio del 2011 parroco di Santa Maria Assunta e Sant’Andrea di Ussita, di Santo Stefano e San Martino di Castel Sant’Angelo sul Nera, nonché coadiutore della parrocchia di Visso. I due nomi, Domenico e Savio, sono stati voluti dal papà che era molto vicino alla spiritualità salesiana. L’ordine dei “Figli del Cuore Immacolato di Maria”, comunemente conosciuti come “Clarettiani”, di cui padre Dominique Savio è missionario, fondato dal sacerdote spagnolo Antonio Maria Claret nel 1849, è presente in tutti e cinque i continenti; nel 2015 contava circa 3.500 missionari.
Padre Dominique Savio, inviato per un’esperienza pastorale in Italia dal proprio vescovo, diocesi di Lwiza in Congo, è in attesa da cinque anni di essere incardinato nella diocesi di Camerino e San Severino Marche. Parla perfettamente l’Italiano. Al suo arrivo in Italia non conosceva la lingua. La studia subito in una scuola di Camerino, raggiungendo ottimi risultati. Dominique Savio corre con la propria macchina da una chiesa all’altra, da un paese all’altro per celebrare messe e per essere accanto alla gente. A Natale e Pasqua celebra fino a sei messe. E’ da solo. La fatica più grande arriva con l’estate quando la popolazione dei paesi si raddoppia. Arrivano turisti e ritornano anche tanti del paese che vivono a Roma, ma hanno a Visso o a Ussita la seconda casa.
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La canonica di Castel Sant’Angelo sul Nera è priva di riscaldamento. Nella stagione invernale, Dominique sopporta il freddo per ben tre anni fino ad arrivare alla fatidica notte del 24 agosto di quest’anno. A seguito della forte scossa delle 3,36 che ha seminato distruzione e morte ad Amatrice, Accumoli, Arquata e Pescara del Tronto, anche la canonica di Castel Sant’Angelo sul Nera risulta lesionata. Don Dominique dorme in macchina per più di una settimana. Non vuole abbandonare la propria gente. In seguito raggiunge alcuni parrocchiani di Ussita che, non volendo dormire nelle proprie case per la paura di altre scosse, si trasferiscono nel camping di Colorito, messo a disposizione dall’Opera Salesiana di Civitanova Marche, parrocchia San Marone. Qui rimane per una settimana, trasferendosi poi da don Gilberto, il parroco di Visso, fino al sisma del 26 novembre. I sindaci del territorio decidono di spostare la gente in posti diversi lungo la costa adriatica.
Padre Dominique ritorna a dormire in macchina fino all’altra scossa, quella del 30 ottobre, la più terrificante. Lascia Visso e arriva presso la Parrocchia San Marone, dove è ospitato dai Salesiani. Da qui raggiunge quotidianamente in macchina i propri parrocchiani di Castel Sant’Angelo sul Nera, sistemati presso l’Hotel Velus di Civitanova Marche, mentre all’hotel Girasole si trovano alcuni sfollati di Muccia e di Camerino. Altri fedeli di Ussita, di Visso e di Pieve Torina sono nel camping “La Risacca” di Porto Sant’Elpidio. A Porto Recanati al camping “Bellamare” quasi tutti gli sfollati sono di Ussita. Tutti hanno bisogno di una presenza che li aiuti, che dia loro conforto e speranza nel futuro.
D’accordo con i parroci del posto, padre Dominique celebra la Santa Messa al giovedì e al sabato, alle ore 16,00 al camping “La Risacca”, mentre al martedì e alla domenica, sempre alla stessa ora, al camping “Bellamare”; a volte, alla domenica, alle 10,00, celebra una messa all’hotel Velus.
Don Dominique, anche ora che è sfollato tra gli sfollati, raggiunge i paesi colpiti dal terremoto. Il 24 novembre si porta a Camerino per un incontro con il vescovo assieme ad altri parroci. Conosce molto bene tutti i luoghi dell’Alto Maceratese fino a farli diventare come una cosa sua, anche se è nato in un paese molto lontano.
Ho visto tanta solidarietà tra la gente del posto, mi dice don Dominique. Occorre far sì che questa ci sia sempre non solo nel momento del bisogno, ma deve diventare quasi un abito mentale; per farlo bisogna avere molta umiltà. Mi congedo da padre Dominique Savio ricordando un vecchio adagio africano.
Più o meno recita così: per far nascere un bambino bastano il papà e la mamma, per farne un uomo occorre che ci sia intorno a lui un paese intero, dove per paese o villaggio si intende la comunità che educa, sostiene, incoraggia, dona e riceve amore. •

 

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