La morte improvvisa di Padre Benedetto

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Accoglievi tutti con carità, uomini cani gatti galline, raccoglievi poveri cristi buttati ai margini della strada, gente rifiutata dal mondo, dando loro ospitalità e di che sopravvivere, un pasto caldo e un letto, e la Parola che salva; dall’altro lato, scomodo per chi non vuol sentirsi dire parole che bruciano, scomodo per i benpensanti devozionisti, per i baciapile che credono che andare in chiesa significhi aggiudicarsi il Premio facendo la conta dei ticket collezionati. Anima ruvida, tempestoso e autoritario, ma colmo di Carità, tuonavi dal pulpito contro gli “scribi e i farisei”, mai lesinando una parola, e rispondendo sempre alle invocazioni di chi, disperato, non sapeva più quale direzione prendere. Io ero di casa. Tra noi bastava un cenno di saluto: si litigava, per poi subito riappacificarsi. L’Abbazia si ergeva in tutta la sua austera imponenza sulle nostre ombre: io confidente, tu confessore, in una dialettica così fervorosa e vera, che a volte i ruoli si interscambiavano. Mi hai insegnato Tu, dalla prima volta che c’incontrammo all’Abbazia di Fiastra, a discernere – su un crinale pericolosissimo… – la religione dalla Fede, percorso impervio che mette in gioco tutto l’uomo al cospetto dell’Altissimo. “Vai in pace, fratello!… e non dimenticarti di pregare per me…”, così si chiudeva, invariabilmente, ogni nostro incontro. Negli anni giovanili missionario in Africa, hai diffuso il Verbo attraverso il Cammino che ha fruttato i suoi doni, alla fine disviando nelle sue plurime diramazioni: Cammino che hai portato avanti con convinzione e serietà, forte in Cristo, umile nell’obbedienza alla Parola. Ma in fondo in fondo non sei stato capito, nemmeno da quella comunità che hai sempre servito con umiltà e dedizione, spendendo tutto te stesso a diffondere un Verbo ormai obsoleto: finanche osteggiato con “accuse” che ti hanno fiaccato non tanto nello spirito, quanto nel fisico, minando quella fragilità che ultimamente ti aveva abbrancato come una morsa di ferro. Hai resistito impavido ai colpi della sorte, ma hai accusato il colpo: perché, anche se vesti l’abito del consacrato, in questo mondo più fai del bene e meno te lo riconoscono, anzi, è facendo del male che diventi un eroe: ma tu eri della vecchia guardia e guardavi a una sola Luce: Cristo. Quel Gesù che ti ha strappato a un destino gramo – privo ormai di un punto di riferimento terreno che ti stava trascinando via come fuscello al dirompere delle acque -, e, pietoso, ti ha rapito in un istante immenso dentro la Verità che in vita mai ti abbandonò. Compiuta la tua missione, te ne sei andato in punta di piedi, e ora riposi dentro quel Mistero, già sfiorato, che si è già schiuso ai tuoi occhi tornati vergini.
A presto rivederci, Padre. Ti sia lieve la terra.

 

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