Don Checco, il suo sorriso una porta aperta

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In ricordo di Monsignor Francesco Monti la lettera di Madre M. Cecilia.

Personalità poliedrica e controversa, solare ed ombrosa nel contempo, amato ed avversato, ma sempre se stesso, non curante del parere altrui, senza cedere a compromessi per apparire più “piacevole”.
Di una fierezza tale da sembrare una persona supponente! Era invece grato a Dio per i doni ricevuti e sapeva vederli anche negli altri. Non che si effondesse in elogi sperticati, ma dallo sguardo significativo e da una parola “lampo” si coglieva la portata di un elogio “magro”. Non era neanche troppo abituato, lui figlio unico, per giunta unico sopravvissuto! Va da sé – senza demerito – che i questi casi manchi il confronto e la fatica di una crescita condivisa. Si diventa di per sé degli “assoli” poco abituati ad armonizzarsi col canto altrui. La Provvidenza, che ama i suoi figli, lo ha “catapultato”nella Parrocchia di Sant’ Antonio da Padova, nel cui ambito territoriale si trova il nostro Monastero.

Anno 1995: Don Checco consegna all’Arcivescovo Mons. Cleto Bellucci il testo del 37° Sinodo Diocesano: “Vita e missione della chiesa fermana verso il terzo millennio”

“Pater familias”, dunque, di una comunità vivace, fedele che lo ha plasmato, quasi “costringendolo” all’ascolto e al confronto, in definitiva ad un cambiamento. Molti in lui hanno scoperto il cuore buono ( anche se malato, purtroppo!), disponibile, sensibile, attento ai problemi altrui e fattivo nel risolverli, come meglio poteva. Nel 2016, l’anno fatale del terremoto, avendo saputo che avevamo accolto nove consorelle sfollate, si è subito attivato per farci avere aiuti: una vera e propria gara di solidarietà! Anche a Novembre 2019 è arrivato un suo prezioso contributo dopo essere stato informato che il pavimento della nostra Cappella si era sollevato (anche a causa del terremoto, nel tempo) e bisognava smantellarlo tutto per rifarlo. Capace di guidare anche con la verga quando occorreva prendere decisioni e denunciare deplorevoli accadimenti, come le spregevoli scritte razziste sui muri. Un pastore che leva la voce senza timore per richiamare ai valori del Vangelo e schierarsi dalla parte dei deboli.
Capace di confrontarsi con noi, lui nostro cappellano per molti anni, e lasciarsi “educare” nella comprensione del nostro carisma che nella sua situazione di emergenza – appena approdato a Fermo – gli era risultato poco utile: atteggiamento non molto incoraggiante per noi, come se stessimo spendendo la nostra vita inutilmente! Quale non fu la sorpresa – nel tempo – in una ricorrenza “benedettina”, un’omelia da esperto monaco, non tanto per la conoscenza quanto per l’unzione del cuore che richiamava ai valori monastici, illuminanti per la vita di ogni cristiano. Di certo, pragmatico com’era, nel suo cuore non aveva “divorziato” dalla “parte migliore” di Maria, nel racconto dell’evangelista Luca. Non era sopita quell’ esigenza interiore, forse “risvegliata” ed uscita d’impeto nell’occasione di cui sopra. D’altra parte il vero contemplativo è attivo: un armonioso binomio! Confermando quanto prima, in tutti i modi cercava di convogliare i suoi parrocchiani al nostro monastero: catechesi per i bambini, i suoi amati bambini in mezzo ai quali lo vedevamo sorridente e giocherellone, un altro Giovanni Bosco! Un padre in mezzo ai figli di cui conosceva “usi e costumi”, come si suol dire! Apprezzava molto le catechesi delle nostre consorelle che con vivacità anche “strumentale” e “canora” spiegavano l’Eucarestia, partendo dal chicco di grano, meravigliosa particella della creazione capace di esplosiva vita e sostentamento, prima in spiga e poi in pane, simbolo dell’Eucarestia!
Attento alle nostre iniziative, incoraggiava i giovani a parteciparvi, come per es. la veglia di preghiera per l’entrata di una ragazza in monastero alla quale aveva chiesto la testimonianza che molto aveva apprezzato per i dettagli del percorso fatto, parabola della vita di ogni essere umano.
“Preghiera estiva in Monastero”: alle 21,30 giovani e adulti per pregare insieme a noi monache l’Ufficio delle Letture, nostra iniziativa da lui molto incoraggiata! Immancabile l’appuntamento il 14 agosto, con la santa Messa in occasione della festa di San Massimiliano Kolbe e con concorso di alcuni parrocchiani: un’occasione per consolidare i rapporti fra di noi e mettere in risalto la presenza di un Monastero nel territorio.
Esperienze di due giorni in Monastero per i giovanissimi, con un loro programma, ma anche per far “respirare” aria diversa ed ascoltare qualche testimonianza, atta a stimolare processi interiori che evidenziassero i valori veri della vita. Invitato da noi il 2 agosto per l’iniziativa chiamata “Il faro”, partecipò con entusiasmo e a riguardo ci disse ch’era fiero di noi: lo sentimmo davvero un padre orgoglioso delle sue figlie!
Tanti percorsi insieme durante il suo servizio in mezzo a noi come cappellano, ma alcuni appuntamenti sono rimasti fissi nel tempo. Gli impegni in Parrocchia erano aumentati, in più la grande opera “mosaica” della bellissima Chiesa di Sant’ Antonio: passione e zelo lo “divoravano”! Ne andava fiero ed era felice della visita e della vicinanza del nostro Arcivescovo Rocco da cui si sentiva incoraggiato. A riguardo mi aveva mandato un link sul Convegno Diocesano del 21 Settembre 2019 dicendomi: “Ascolta le parole con cui il Vescovo apre la sua relazione alla fine”.
Le parole dell’Arcivescovo sono un elogio nei confronti di don Checco per un articolo scritto 35 anni fa e quantomai attuale ed un invito a pregare per lui nel periodo di prova.

Il nostro rapporto, anche se ormai non ci frequentava più, è rimasto vivo nel tempo, anche attraverso messaggi, comunicazioni, richiesta di preghiera, ringraziamenti, come di seguito negli ultimi due anni.

“La vostra vicinanza è una grande sicurezza perché è segno vivo dell’Amore. Notte. Vi benedico” (25 Settembre 2019)
“Oggi preghiamo insieme Santa Teresina di Lisieux cui mamma aveva affidato mia sorella Teresa morta a 11 mesi e che mi ha sempre ricordato di celebrare. Domani festeggio ugualmente gli Angeli Custodi secondo gli insegnamenti di mamma che mi diceva “tu ne hai 3 in più in Paradiso”. Poi festeggeremo Francesco, finalmente. Giorni santi per me, consolanti in questo periodo di difficoltà e, ancora, di sofferenza. Prega con me” (1 Ottobre 2019)
“Cara Badessa, oggi ottima visita di controllo…Oggi per la prima volta faccio qualche passo senza stampelle. Grazie della vicinanza e delle preghiere. Un abbraccio” (3 Ottobre 2019)
“Io ti do una notizia commovente: PCR 0,8 e VES 40, cioè infezione azzerata” (7 Ottobre 2019)
Pur tribolato, la sua attenzione e sensibilità per gli altri non era cessata.
“Con commozione e vero dolore, anche se nella coscienza dell’infinito Amore, vi comunico che ci ha lasciati per il Cielo, pochi istanti fa, Domenica Seconi in Guarnieri” (20 Novembre 2019)
“Pur nella ricchezza, nella gioia e densità delle celebrazioni, questo Natale è stato per me non tanto il terzo mistero gaudioso, ma ancora il quarto mistero doloroso. Grazie. Vi abbraccio tutte, sorelle mie” (25 Dicembre 2019)
“La prima colazione dell’anno con i santi biscotti benedettini non ha prezzo. Per tutto il resto c’è Mastercard. Oggi giorno di gioia, vi risparmio il bollettino medico della mia gamba “buona”. L’ho messa a letto. Il resto di me la sopporta e aspetta tempi migliori nel nuovo anno. Vi abbraccio forte” (1 Gennaio 2020)
“Cari amici, comprese le sorelle Benedettine, dopo questa rovinosa seconda rottura mi resta la TAC come ultimissimo controllo, poi esco. Cari, vi penso con rimpianto di non potervi vedere. Anche a voi consegno un pensiero che un istante fa spedivo ai preti di Fermo. Da tempo sto sperimentando che la grazia passa più attraverso l’impotenza che il poter fare. Ora lo sperimentiamo un po’ tutti. Vi sono vicino” (4 Marzo 2020)
La sofferenza lo aveva plasmato restituendogli quel volto dolce nascosto sotto una corazza di ferro, ma che appariva tutto in quel sorriso bello che lo rendeva luminoso.
L’ultima volta che lo abbiamo visto è stato il 5 Novembre 2019, venuto “sua sponte” a ritirare il dolce che gli avevamo preparato per il compleanno. Alla richiesta di mandare qualcuno, mi ha risposto: “Vengo io, voglio vedervi!” : quasi un presagio, confermato anche dal fatto che non aveva nessuna fretta e ch’era quasi “infastidito” dall’insistente squillo del cellulare che lo distoglieva dal momento fraterno con noi. Difatti, escludendo telefonate e messaggi, non lo abbiamo visto più né abbiamo potuto più comunicare in seguito con lui per evitargli emozioni che avrebbero potuto procurargli agitazione, secondo un messaggio che girava.
Caro Don Checco, all’improvviso è calato il sipario sulla tua briosa vita. Sei andato in Cielo in silenzio, ma sicuramente con la tua bella voce stai cantando le Lodi al Signore! •
Madre M. Cecilia
Monastero Benedettine Fermo

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