La Parola non tace, non ha paura
lei mi ha fatto gli auguri di buon Natale scrivendo una lettera a La Voce delle Marche (numero 22 del 2016) io le rispondo con gli auguri di Buona Pasqua che estendo a lei, alla sua famiglia e a tutti i lettori del periodico diocesano.
Nella sua lettera affronta problematiche molto serie. Hanno ragione le sue figlie ad essere indignate di fronte a datori di lavoro che licenziano le dipendenti che aspettano un bambino. Papa Francesco più di una volta ha ribadito che “Conciliare famiglia e lavoro garantisce lo sviluppo della società” esortando i governi a “Introdurre misure per il sostegno all’occupazione femminile e strumenti che permettano di armonizzare vita professionale e familiare”.
Nella sua lettera Lei chiede alla Chiesa di organizzare “un movimento di opinione e di protesta che vada a manifestare sotto le finestre del Ministero della salute” o di indire “manifestazioni di protesta davanti alle aziende di datori di lavoro capaci di infamie (licenziare le donne quando scoprono di essere incinte)”.
La Chiesa da sempre educa la sensibilità dei credenti. Nella nostra Diocesi da 14 anni noi “protestiamo” educando le famiglie e gli uomini di “buona volontà”. Attraverso l’Ufficio Famiglia ogni anno la Diocesi organizza un incontro chiamato Festa dei fidanzati (per accompagnare chi ancora deve sposarsi) e Festa della famiglia (per sorreggere le famiglie nelle prove che devono affrontare sostenendole nella speranza). La Diocesi organizza poi un campo estivo per le famiglie educando “a saper abitare oltre i limiti della propria casa” (Amoris Laetitia, 276). I temi che lei affronta sono stati proposti e discussi più di una volta.
“Alcuni genitori – si legge nella Amoris laetitia, 170 – sentono che il loro figlio non arriva nel momento migliore. Hanno bisogno di chiedere al Signore che li guarisca e li fortifichi per accettare pienamente quel figlio, per poterlo attendere con cuore. È importante che quel bambino si senta atteso (…) I figli sono un dono. (…) l’amore dei genitori è strumento dell’amore di Dio Padre che attende con tenerezza la nascita di ogni bambino, lo accetta senza condizioni e lo accoglie gratuitamente”.
Il problema, signor Pancrazio, non è manifestare, non è indire cortei di protesta contro questo o quel governo. Se potessi le racconterei la mia esperienza da parroco a Centocelle, a Roma, negli anni di piombo. E le direi che non servono i cortei, le marce, i disordini, i proclami. Serve cambiare il cuore.
Le auguro buona Pasqua, il passaggio ad un cuore aperto al Cristo risorto. Il Signore le doni la speranza che l’uomo, ogni uomo, anche quello che ha licenziato puerpere, può ravvedersi, cambiare, diventare quello che è: Figlio di Dio.
“L’avvento del cristianesimo nel mondo, dopo la preparazione che l’ha preceduto, dimostra – dice il filosofo Søren Kierkegaard in Briciole di filosofia e Postilla non scientifica – che la legge immutabile è questa: nessuno parte cristiano, ognuno lo diventa a tempo debito… se lo diventa”.
Il nostro problema fondamentale dunque riguarda la nostra origine, la nostra partenza nella vita. Noi tutti facciamo una falsa partenza e corriamo insieme nella direzione sbagliata. Ecco perché l’inizio del ministero pubblico di Cristo inizia con un invito (Mc 1,14-15): “Convertitevi”, “Ravvedetevi”, “Voltatevi”, “Stante andando dalla parte sbagliata”. Nessuno viene al mondo credendo al Vangelo, ma credendo a un falso Vangelo. Perciò è necessario un pentimento sincero per raggiungere la fede vera. Infatti dice Gesù (Lc 13,3.5): “Se non vi convertite, morirete tutti allo stesso modo”. L’invito è allora ad ogni battezzato di scoprire il proprio peccato. Purtroppo l’uomo è reso cieco di fronte al proprio peccato dal peccato stesso. L’evidenza fondamentale del peccatore è di non conoscere il proprio peccato.
“L’idolatria del denaro è la radice di tutti i mali” ha ripetuto con forza papa Francesco in varie occasioni. Se scegli “la via del denaro”, ha aggiunto papa Francesco, “alla fine sarai un corrotto. Il denaro ha questa seduzione di farti scivolare lentamente nella tua perdizione”.
Ecco perché è necessario che apriamo gli occhi e incontriamo la Parola del Signore che diventa in noi vita, speranza, futuro. Termino con due frasi che prendo dal Nuovo testamento. La prima dal Vangelo di Matteo (7,16-17): “Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi”. L’altra dalla lettera di S. Paolo ai Galati (5,22): “Il frutto dello Spirito è: Amore, Gioia, Pace, Pazienza, Benevolenza, Bontà, Fedeltà, Mitezza e Dominio di sé”.
Le auguro che la sua famiglia sia un albero che produce tali frutti. Buona Pasqua. •
+ Mons. Luigi Conti