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Dalle polverose macerie alla luce

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Oltre 900 beni artistici ecclesiastici recuperati dopo il sisma

Carabinieri, vigili del fuoco, unità di crisi dei beni culturali mesi e mesi di lavoro unitamente ai funzionari delle Diocesi delle Marche per riportare dalla polvere alla luce le opere d’arte ferite dalle continue scosse che hanno colpito la regione dal 24 agosto del 2016. Numeri da capogiro per le attività di recupero dei beni culturali dopo il sisma: 2189 dipinti, 1767 sculture, 9135 beni ecclesiastici, 5.000 beni archivistici e librari..
Tanti preziosi reperti che parlano della nostra storia, delle nostre radici e di tutte le epoche. Culle del recupero delle opere i tanti depositi che ogni diocesi ha stabilito per il proprio territorio di competenza. Due i depositi ufficiali del Ministero dei beni culturali, uno alla Mole Vanvitelliana di ancona e l’altro al Forte Malatesta di Ascoli. Fino ad oggi è stato recuperato tutto il possibile, pochissimi i beni rimasti nei luoghi in cui ci sono stati crolli che e fino ad oggi non sono stati raggiunti solo per agevolare la messa in sicurezza degli edifici. Ogni operazione ha la sua storia, le sue difficoltà, l’attaccamento di un territorio ai valori e al valore che quel bene rappresenta.
A tutela di questo immenso patrimonio le operazioni antisciacallaggio portate avanti dal battaglione mobile dei carabinieri, da polizia di Stato e Guardia di Finanza nei vari paesi delle marche. Allo stato attuale non si sono verificati furti perché come ci spiegano le autorità competenti in prima linea dalla prima scossa, già il 27 di agosto sono stati messi al sicuro tutti i beni più importanti dalle chiese compromesse.
Nella settimana dopo sono stati recuperati beni nei seguenti siti: Arquata del Tronto Frazione Spelonga Chiesa sant’Agata; Visso (MC) Museo diocesano Chiesa Sant’Agostino; Arquata Del Tronto Chiesa San Francesco; Tolentino (MC) chiesa SS. Crocifisso. Solo nel mese di marzo quasi seicento beni fra dipinti, statue lignee e documenti d’archivio messi in salvo nell’arco di una sola settimana dai Comuni terremotati delle Marche.
Alcuni recenti esempi di recupero quello del piviale, di due stole e la pianeta del cardinale Pallotta, che nel XVII secolo fece di Caldarola, la sua città natale, un paese-gioiello disseminato di tante opere d’arte.
Fra i recuperi più importanti, 29 fra dipinti e statue di “Scene religiose e santi”, databili fra il XVI e il XVII secolo, prelevati delle chiese delle frazioni di Meregnano e Agnano di Camerino, dalla chiesa camerte della Madonna delle Carceri, e da Santa Maria in Vepretis a San Ginesio. Un crocifisso cinquecentesco in legno policromo è stato portato via dalla Chiesa del Santissimo Crocifisso a Quintodecimo di Acquasanta Terme (Ascoli Piceno).
Quadri di soggetto sacro sono stati salvati a Monsampietro Morico (Fermo) e Bolognola. A Carpignano di San Severino infine è stata portata in salvo dalla Chiesa di Santa Maria una campana del 1470. Su tutto il territorio regionale un continuo cantiere e minuzioso lavoro di recupero e conservazione per il patromonio di beni di cui dispongono molti comuni.
Dopo la drammatica fase del recupero delle opere d’arte provenienti dalle chiese danneggiate o distrutte dal terremoto nell’Ascolano, la loro conservazione e messa in sicurezza in un deposito, una mostra concretizzerà il progetto che riporterà al pubblico questo patrimonio artistico. Due luoghi significativi: nel Battistero verranno esposte opere conservate nel Museo diocesano chiuso da un anno; nella chiesa di San Gregorio Magno si potranno ammirare dipinti e sculture provenienti dalle chiese danneggiate. La mostra intitolata “Lavori incorso, opere d’arte dei luoghi del sisma”, proseguirà fino ad agosto. L’iniziativa dall’Ufficio beni culturali della diocesi ascolana, in collaborazione tra gli altri con l’Università di Camerino, valorizza l’impegno nel recupero delle opere, messo da Soprintendenze, vigili del fuoco, carabinieri del Nucleo tutela beni culturali e Protezione civile. •

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