Don Marcoccio ha portato la “Strenna” di 16, Rettore Maggiore della Congregazione Salesiana
Il termine strenna deriva dal latino strēna, vocabolo di probabile origine sabina. Nella tradizione dell’antica Roma, durante i Saturnalia, ciclo di festività che si tenevano dal 17 al 23 dicembre, in onore del dio Saturno, e precedevano il giorno del Sol Invictus, avveniva lo scambio di doni augurali.
È un regalo che anche oggi si è soliti fare o ricevere a Natale o comunque nel periodo natalizio. Il Rettor Maggiore è solito ogni anno regalare a tutta la Famiglia Salesiana la sua strenna che diventa per tutti i Salesiani la linea guida dell’intero anno pastorale. A Civitanova Marche, parrocchia San Marone, diretta dai figli di San Giovanni Bosco, è stato chiamato a commentare la strenna di questo anno don Francesco Marcoccio, delegato della Famiglia Salesiana per l’Italia centrale.
L’incontro si è tenuto venerdì 24 gennaio 2020 presso l’oratorio San Domenico Savio dalle 21,30 in poi, dopo una cena condivisa tra tutti i componenti della locale Famiglia Salesiana: consacrati, sacerdoti e laici, Salesiani Cooperatori, Ex Allievi Salesiani, Adma (Associazione devoti Maria Ausiliatrice), Gioventù Salesiana.
Salone gremito da un numero considerevole di partecipanti. Il titolo Buoni Cristiani e onesti cittadini è preso direttamente da don Bosco il quale era solito dire che il suo fine era quello di formare dei buoni cristiani e degli onesti cittadini.
Scrive don Angel Fernández Artime nella presentazione della strenna: “Il binomio educativo di Don Bosco, quello stesso binomio che lo orientava nell’Italia dell’Ottocento, si può ritenere ancora valido in un mondo salesiano in cui la Famiglia di Don Bosco può trovare casa in paesi con diverse religioni o con una maggioranza non-cristiana, o in società post-cristiane, o addirittura in nazioni ufficialmente laiche o antireligiose?”. Sì, è possibile ancora, è la risposta data dal Rettor Maggiore e illustrata da don Francesco Marcoccio, in tutti i cento trentaquattro paesi del mondo in cui è presente il carisma salesiano.
“Non parlare di Dio a chi non te lo chiede, ma vivi in modo tale che prima o poi te lo chieda”, scriveva San Francesco di Sales. Don Tonino Bello, mi piace accostare il suo pensiero a quello di San Francesco di Sales, ci ha lasciato scritto: “Non praticate sconti sull’utopia. Se dentro vi canta un grande amore per Gesù Cristo e vi date da fare per vivere il Vangelo, la gente si chiederà: “ Ma cosa si cela negli occhi così pieni di stupore di costoro?”.
Buoni Cristiani.
Nella strenna, il Rettor Maggiore articola il proprio pensiero, su come sia possibile essere dei buoni cristiani anche in realtà non cristiane, sviluppando il tema su sei punti. Il primo passo è di vivere nella fede del Signore e con la guida dello Spirito. La fede è un dono ma si rafforza donando agli altri il dono ricevuto. La seconda sosta è ascoltare Dio che ci parla. Vivere quello che si annuncia con il bisogno di evangelizzare e offrire il primo annuncio attraverso la catechesi. Ascolta, Israele. Era l’invito rivolto al popolo eletto.
La terza tappa è l’invito a rimanere veri cristiani ed educatori con la spiritualità salesiana. Il rapporto tra formatore salesiano e giovani deve essere nutrito della più grande cordialità, perché la famigliarità porta amore e questo genera confidenza. I giovani svelano tutto perché sono certi di essere amati. Nel quarto e quinto punto si affronta la sfida di essere buoni cristiani in ambienti post – credenti e post – cristiani. La sfida è un dono prezioso che la Chiesa e il mondo ci chiedono. Occorre andare verso il mondo senza nessun fondamentalismo, relativismo, esclusivismo o sincretismo religioso.
Il sesto capitoletto sviluppa il tema della fede vissuta insieme, e nell’uscita da noi stessi. Scrive Papa Francesco: “Lo Spirito Santo vuole spingerci ad uscire da noi stessi, ad abbracciare gli altri con l’amore e cercare il loro bene. Per questo è sempre meglio vivere la fede insieme ed esprimere il nostro amore in una vita comunitaria, condividendo con altri giovani il nostro affetto, il nostro tempo, la nostra fede e le nostre inquietudini”.
Onesti Cittadini.
Il tema viene declinato attraverso sette punti. Il primo è centrato sui giovani che ci aspettano nella Casa della Vita. Don Francesco Marcoccio ha ricordato l’incontro che don Bosco ebbe con Pio IX il quale gli chiese con quale politica si sarebbe cavato da tante difficoltà. “La mia politica – rispose Don Bosco – è quella di Vostra Santità. È la politica del Pater noster. Nel Pater noster noi supplichiamo ogni giorno che venga il regno del Padre Celeste sulla terra, che si estenda, cioè, sempre più, che si faccia sempre più sentito, sempre più vivo, sempre più potente e glorioso: Adveniat regnum tuum! ed è ciò che più importa”.
Don Bosco sviluppava questa sua convinzione, scrivendo: “No davvero con l’opera nostra noi non facciamo della politica; noi rispettiamo le autorità costituite, osserviamo le leggi da osservarsi, paghiamo le imposte e tiriamo avanti, domandando solo che ci lascino fare del bene alla povera gioventù, e salvare delle anime. Se si vuole, noi facciamo anche della politica, ma in modo affatto innocuo, anzi vantaggioso ad ogni governo”.
Si è onesti cittadini quando si educano i giovani alla cittadinanza e all’impegno sociale, resistendo alle patologie dell’individualismo consumista e superficiale.
“Come emerge dai documenti del sinodo (tutti e tre) c’è una giustizia e una cittadinanza verso cui i giovani stanno diventando profeti, che va oltre quella degli stati a cui appartengono. C’è una giustizia più grande di quella espressa dagli ordinamenti giuridici nazionali e dei nostri governi. C’è una cittadinanza del mondo vista come casa comune e del futuro, che appartiene senza dubbio più alle nuove generazioni che alla nostra”.
Il terzo punto è svolto attraverso il tema dell’educazione verso l’impegno e il servizio politico. La scelta da fare è stare sempre dalla parte di chi non ha voce. Educare i giovani all’onestà e di tenersi liberi dalla corruzione. La corruzione è un processo di morte; di questo devono essere consapevoli tutti i giovani. Essere sensibili e corresponsabili in un mondo in movimento è un altro modo per essere onesti cittadini. Erano garzoni, carpentieri, spazzacamini, muratori che emigravano a Torino nella seconda metà dell’Ottocento.
Gli onesti cittadini del nostro tempo devono prendersi cura della casa comune. L’impegno per la casa comune è un orizzonte che interpella tutta la cultura salesiana. Non c’è molto da inventare perché in questo, la direzione da percorrere è già chiaramente tracciata dal magistero della Chiesa da tempo e fortemente voluta da papa Francesco.
Si è onesti cittadini quando si difendono i diritti umani e specialmente quelli dei minori.
Lo scopo per il quale siamo stati suscitati dallo Spirito Santo in Don Bosco come Famiglia Salesiana è quello di donare tutta la nostra vita ai minori, ai giovani, ai ragazzi e alle ragazze del mondo, dando priorità soprattutto ai più indifesi, ai più bisognosi, ai più fragili, ai più poveri.
Per questo dobbiamo essere esperti nella difesa di tutti i diritti umani, specialmente dei diritti dei minori, e domandare perdono fino alle lacrime quando non abbiamo agito così. Non possiamo essere complici di alcun abuso, il più aberrante quello sui minori. •