Nell’annesso Museo diocesano, accanto ai tanti oggetti sacri e ai quadri di valore religioso e artistico, si trova qualcosa di veramente unico al mondo. È lo splendore della Casula di Thomas Becket, l’arcivescovo di Canterbury ucciso nel 1170 dai sicari di re Enrico II.
«Secondo la tradizione – scrivono gli esperti dell’Ufficio diocesano Beni Culturali – la Casula arrivò a Fermo perché venne donata da Becket a un vescovo fermano, Presbitero». Insieme avevano studiato a Bologna, l’amicizia non era mai venuta meno. Ma la tradizione dice anche altro: che fosse stata la madre a donare al vescovo fermano il paramento di suo figlio dopo l’omicidio perpetrato dai quattro sicari, simbolo quasi degli altrettanti Cavalieri dell’Apocalisse.
«Fino al 1925 – continua lo scritto degli esperti – questo paramento era conservato all’interno di una teca di legno, aperta per assecondare il desiderio del Cardinal Merry Del Val. Il prof. David Rice dell’Università di Londra, fece oggetto dei suoi profondi studi il cimelio. Egli poté leggere la dicitura ricamata nel rettangolo al centro della casula che riporta luogo e data di lavorazione “Nell’anno 510 in Mariyya”, l’anno 510 corrisponde all’anno 1116 dell’era cristiana e Mariyya corrisponde alla citta spagnola di Almeria, all’epoca sotto il dominio arabo». Un tesoro d’arte e di storia dunque. Che ci fa anche chiedere chi fosse Becket, quali fossero le sue origini, come fosse la sua vita. Proveremo una risposta il 24 luglio, al Teatro sul Sagrato. Una risposta teatrale. Dove verità e verosimiglianza andranno insieme. Dove storia e leggenda si incroceranno, per tentare di cogliere l’uomo, il martire, il santo.
Alcuni particolari della casula: