Gli Oratori Fermani e l’Estate Ragazzi 2020.
Se la fase 1 è stata caratterizzata dalla coercizione, la Fase 2 dell’emergenza covid-19 richiede formazione e educazione. Permette di sperimentare nuove e corrette forme di azione. Da qui la scelta del Coordinamento Oratori Fermani di accompagnare la possibilità di fare l’estate ragazzi con un forte investimento sulla corretta forma da dare ad una buona, almeno nelle intenzioni, azione. La grande questione di inizio estate è stata questa: riaprire o non riaprire le porte delle strutture parrocchiali ai bambini, ai ragazzi, ai giovani che, da tempo, aspettavano di poter finalmente rientrare?
La forma è il rispetto delle regole, di chi le ha pensate per noi e per i nostri bambini. La forma non è una banalità, un ostacolo da aggirare in perfetto stile italiano. Essere corretti non è da fessi. All’ultimo giorno di estate ragazzi, venerdì 7 agosto, un genitore ha protestato perché i nostri animatori pretendevano che il figlio andasse in spiaggia con la mascherina, vista la folta presenza dei partecipanti alla festa finale. Una mamma ha riportato a casa il figlio per la stessa ragione. Per il resto, gli altri si sono attenuti alla regola. La forma ha fatto sì che alcune parrocchie abbiano scelto, con grande sofferenza, di non passare all’azione. Anche questo merita rispetto e ammirazione, forse ancora di più di chi ha aperto. Ammettere con onestà e umiltà di non poter garantire la giusta sicurezza rivela una coscienza illuminata di ciò che è prioritario in questo momento. Essere accoglienti non può mai significare essere incoscienti.
Il Coordinamento Oratori Fermani ha dato anche la possibiltà di preparare l’estate ragazzi, investendo molto sulla formazione alla vita nei piccoli gruppi, che si sono resi necessari per poter attivare il GREST. Gestire le tensioni, ma anche un patrimonio enorme come lo stare insieme per un tempo prolungato: tutto questo lo scopo degli incontri in streaming, che ancora oggi possono essere recuperati sul sito www.oratorifermani.it. Grazie a don Michele, Mirco, Amedeo, Marta, per aver creato queste opportunità. Su questo punto occorrerà insistere ancora di più. Non tutti i piccoli gruppi hanno funzionato. Alcuni hanno rischiato l’implosione. Il motivo è l’incapacità di molti giovani animatori di proporre attività, di conoscere dinamiche atte a favorire la coesione e l’accoglienza reciproca. Non basta un pallone per trascorrere un’intera mattinata. Tra l’altro, quest’anno non era possibile neppure giocare a calcio! Non basta portare il gruppo al mare e aspettare di fare il bagno. L’incontro e la collaborazione con gli educatori di professione, talora messi a disposizione dai centri di aggregazione, da questo punto di vista ci ha aiutati molto.
Un’ultima considerazione. Il tempo dell’emergenza ha rivelato, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che gli oratori hanno una grande funzione ecclesiale e sociale. Anche la regione Marche lo ha riconosciuto e il COF ha fatto da collante tra tutte le realtà diocesane, prima con un nuovo censimento, poi con la richiesta dei progetti per i mesi estivi e per quelli delle prossime stagioni. Emergenza vuol dire non solo pericolo, ma, nel senso letterale del termine, che qualcosa spunta, nasce, si dà a vedere senza che alcuno potesse prevedere o programmare. Ancora una volta, qualora ce ne fosse bisogno, la realtà è la più grande maestra della vita. •