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L’industria dei matrimoni rischia il fallimento

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Lo stilista Bengasi:”Sono 65mila le cerimonie rinviate in Italia”.

L’industria dei matrimoni rischia il fallimento. A lanciare l’allarme dalle Marche lo stilista Fermano Emiliano Bengasi dell’omonima azienda tra i migliori brand in Italia nella creazione di abiti da sposa.
L’emergenza pandemica sin dal mese di marzo ha indiscutibilmente colpito sia le celebrazioni che l’organizzazione delle nozze nonostante la tregua estiva che ora sta lasciando il passo nuovamente ad ulteriori restrizioni. Così Emiliano Bengasi scrive direttamente al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte: “Il decreto ristori – scrive Bengasi – esclude completamente i codici ateco del wedding, così l’industria dei matrimoni rischia il fallimento.
Sono oltre 220 mila i matrimoni l’anno, a cui si aggiungono circa 9.000 coppie di sposi stranieri, il settore del wedding italiano è tra i più sviluppati del mondo, capace di generare un indotto economico di circa 10 miliardi di euro, con una spesa media per matrimonio tra i 20 mila e i 40 mila euro. (dati i.stat e Assoeventi). “Una vera e propria industria grande più o meno come quella del cinema italiano che crea valore aggiunto e occupazione e che adesso, più di altre, rischia di essere spazzata via dall’emergenza coronavirus”.
“Eppure, di Wedding si parla poco o niente – afferma Emiliano Bengasi titolare e stilista dell’omonima maison fermana – e fatto ancor più grave, si parla ancora meno dei professionisti che animano uno dei settori più dinamici e attrattivi della nostra economia. Professionisti e imprese completamente dimenticati dal Governo e dalle istituzioni nel momento di massima difficoltà.
L’ultimo esempio è il DL Ristori: il meccanismo basato sui codici Ateco previsto dal governo esclude completamente il settore, che pure è stato fortemente colpito dal penultimo DPCM. Si tratta di decine di migliaia di autonomi e imprese, dalle location al catering e banqueting, dai fotografi e videomaker ai musicisti passando per sartorie specializzate, fioristi, allestitori, agenzie di viaggi, make-up artist & hair stylist, imprese dell’animazione e dell’intrattenimento, agenzie di noleggio vetture da cerimonia e ovviamente la categoria wedding planner. Tutti Ateco diversi, ma tutti di un unico settore. Per questo chiediamo, con forza, il superamento del meccanismo ATECO, non adatto a questo momento di grave crisi. Serve inoltre un intervento diretto per il wedding. In questo momento terribile a causa dell’emergenza COVID-19, servono misure concrete che possano compensare i mancati fatturati e sostenerlo fino alla ripresa, purtroppo ancora lontana”.
All’interno della lettera lo stilista chiede di poter aprire un tavolo con il Governo per coordinare e valutare con le imprese ed i professionisti del settore per monitorare le difficoltà delle aziende del comparto e preparare il rilancio del settore. “Serve poi il riconoscimento – si legge nel documento – di un ristoro diretto dei costi di esercizio proporzionato ai giorni di inattività visto che sono 65.000 i matrimoni annullati nel solo 2020 e non ancora riprogrammati e il 70% sono stati rinviati al 2021. Le aziende del wedding in un anno hanno lavorato soltanto un mese e nemmeno a pieno regime come possono sopravvivere pensando che se tutto andrà le prime entrate le avranno a partire da maggio 2021?
Il governo – chiude Bengasi – non può chiudere gli occhi davanti all’evidenza e deve tener conto anche della nostra categoria”. •

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