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Chiusi in casa, tempo di prova uniti dalla fede

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La testimonianza di Milena e Roberto.

L’emergenza sanitaria del coronavirus, che stiamo vivendo dai primi mesi del 2020, pone molti temi che ci riconducono alle cose essenziali e davvero importanti. Riflessioni sulla vita, la morte, la sofferenza ed anche verso un’altra domanda: dove sia Dio in tutto questo. Significativa la testimonianza degli sposi Milena e Roberto, operatori socio sanitari, entrati in servizio recentemente presso strutture di accoglienza sanitaria di Capodarco e che il Covid-19 purtroppo ha fermato.

Questa pandemia sta ancora facendo molte vittime. Ma dove è Dio in tutto questo?
È una domanda difficile e drammatica che ci siamo posti l’un l’altro. Nella Parola di Dio che leggiamo e approfondiamo anche grazie al nostro cammino domenicano, ci sono degli esempi di persone che hanno vissuto qualcosa di simile. Il salmista prega: “Io grido a te o Signore da luoghi profondi”, l’orante è avvolto dall’oscurità e dal silenzio eppure non smette di comunicare perché ritiene che ci sia qualcuno in grado di ascoltarlo e di parlare a lui. Così l’apostolo Paolo ci dice che Dio è il Signore della nostra vita, del nostro vivere, del nostro morire.
Nessuno di noi vive per sé stesso, ma se viviamo, viviamo per il Signore, e se moriamo, moriamo per il Signore, dunque sia che moriamo o che viviamo noi siamo del Signore, il Dio che ci accompagna. Anche grazie alla nostra professione lavorativa e alla nostra unità di sposi, si creano legami, relazioni significative: fili sottili che congiungono punti diversi, invisibili, ma tenacissimi. Lo stiamo verificando anche in questo tempo che ci relega per forza in casa.

Voi spesso parlate di relazioni: relazione con Dio e relazione tra voi. Con questa pandemia tuttavia, la dimensione di coppia, comunitaria nel lavoro ed anche nella pratica religiosa, in realtà viene meno. Come vivete la vostra fede in questa circostanza?
Siamo nella situazione in cui sentiamo per noi il dove due o tre sono radunati nello stesso luogo, là c’è il Signore. Viviamo questo tempo di prova certamente preoccupati ma non nella paura e soprattutto con il conforto della Parola del Signore ove percepiamo Dio che si fa presente.
Nel cammino domenicano abbiamo potuto approfondire quello che è il centro della vita nel nucleo familiare e comunitario in cui la condivisione e il testimoniare la forza della Parola, siano fondamentali.

E nel frattempo?
Nell’attesa di un riscontro negativo per poter ritornare ai nostri compiti in struttura, la preghiera, è uno stare insieme davanti al Signore portando a Lui la nostra realtà non sempre facile.
Del nostro permanere chiusi in casa e dipendenti da altre persone che ci stanno affiancando per l’essenzialità del quotidiano, ci fa pensare al “Dio della nostra storia di sposi” che ci chiede di avere un orizzonte più ampio della nostra vita personale e comunitaria.
Ci troviamo in un momento in cui tutto cambia, ce ne rendiamo conto anche adesso in cui viviamo una pandemia che non avevamo conosciuto. Per questo cerchiamo di pensare a Lui che ci chiede di vedere le cose in prospettiva. Fino a qualche tempo fa, preoccuparci per tanti nostri progetti che avevamo intenzione di realizzare, era forse una cosa di fondamentale priorità, invece oggi è quanto mai necessario riflettere su quanto e il perché, ci sta accadendo.
Abbiamo accolto questo tempo di forzata chiusura come un momento per riflettere. Nel Vangelo di Marco, Gesù e i discepoli sono sulla stessa barca nella tempesta, ma Gesù dorme. Allora i discepoli lo svegliano: Maestro, ma come puoi dormire mentre noi rischiamo di affondare? In realtà il Maestro è con loro, sta dormendo ma non è assente.
Il brano ci interpella sulla difficoltà di capire cosa significhi accogliere anche i momenti più complicati e il loro più profondo perché del giorno dopo giorno. Quale forza ha questa presenza di Dio nella nostra vita! Ci preoccupiamo, talvolta ci agitiamo, ma in realtà Gesù è nella nostra fragile barca e ci basta sapere la cosa più importante e cioè che il Signore è comunque con noi, sempre.

Ringrazio Milena e Roberto per questa loro testimonianza che ricevo telefonicamente e che non prolungo oltre. Riflettere sulla forza di questa coppia di sposi, unita nel loro amore in Cristo, è segno di grande speranza e come dice Papa Francesco: “Speranza è la virtù di chi, sperimentando il conflitto, la lotta quotidiana tra la vita e la morte, tra il bene e il male, crede nella Risurrezione di Cristo, nella vittoria dell’Amore.” •

About Stefania Pasquali

Stefania Pasquali nativa di Montefiore dell'Aso, trascorre quasi trent'anni nel Trentino Alto Adige. Ritorna però alla sua terra d'origine fonte e ispirazione di poesia e testi letterari. Inizia a scrivere da giovanissima e molte le pubblicazioni che hanno ottenuto consenso di pubblico e di critica. Docente in pensione, dedica il proprio tempo alla vocazione che da sempre coltiva: la scrittura di testi teatrali, ricerche storiche, poesie.

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