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Trovare tempo per chi soffre e ha bisogno di cura

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Tante le attività Caritas della Parrocchia Santa Maria e San Pietro di Pedaso e di tutta l’Unità Pastorale a supporto delle persone in difficoltà.

È necessario partire dal messaggio del Santo Padre Francesco, redatto in occasione della celebrazione della cinquantaquattresima giornata mondiale per la Pace del primo gennaio 2021, per comprenderne fino in fondo il significato: “La cultura della cura come percorso di Pace”.
Dopo i saluti ufficiali ai Capi di Stato e di Governo, ai responsabili delle Organizzazioni internazionali, ai leader spirituali e ai fedeli di varie confessioni religiose, il Santo Padre ha rivolto gli auguri del nuovo anno per il progresso dell’umanità sulla via della fraternità, della giustizia e della pace fra le persone, le comunità, i popoli e gli Stati. Ne è seguita un’attenta lettura ed analisi della situazione socio economica segnata dalla grande urgenza sanitaria che ha aggravato la realtà di molti popoli già stremati dalla totale mancanza dei beni primari. Accanto a numerose iniziative di carità e solidarietà tornano i rigurgiti di forme di nazionalismo, razzismo, xenofobia, guerre e conflitti che aggravano ancor più gli ultimi della terra.
Il documento prosegue presentando tematiche quali: Dio Creatore. Origine della vocazione umana alla cura. Dio Creatore modello della cura. La cura nel ministero di Gesù. La cultura della cura nella vita dei seguaci di Gesù. I principi della dottrina sociale della Chiesa come base della cultura della cura, sottolineando per questa tematica l’importanza della promozione della dignità e dei diritti della persona: la cura del bene comune, la cura mediante la solidarietà, la cura e la salvaguardia del creato. I punti 7-8 e 9 del messaggio, hanno un percorso ad ampio respiro: dalla bussola per una rotta comune per educare alla cultura della cura, fino ad arrivare al non c’è Pace senza la cultura della cura.
Partendo dalla “cura” mediante la solidarietà e pensare a quanto le varie Caritas nel territorio della Diocesi stanno operando, il passo è breve. Gli inviti al mantenimento delle distanze in tempo di Covid mi ha consentito di raggiungere e intervistare telefonicamente la Signora Felicia Camilli coordinatrice delle attività Caritas della Parrocchia Santa Maria e San Pietro di Pedaso e di tutta l’Unità Pastorale, il cui Presidente attualmente è don Ubaldo Ripa.

Operare nel campo della solidarietà può essere d’aiuto anche per la propria crescita personale?
In Caritas, noi otto volontari attualmente disponibili sui dodici che eravamo, riteniamo che le esperienze vissute sul campo possano aiutarci a percorrere vie nuove, con un diverso approccio a quanto svolgiamo, soprattutto basandoci su valori che nascono in primo luogo dall’ascolto della Parola, quali: prestare maggiore attenzione, crescita fattiva e attiva nella solidarietà guardando l’altro in difficoltà come al volto di Cristo sofferente.
In un mondo contaminato dall’egoismo, competitivo e affatto altruista, la solidarietà è un valore che non deve scomparire.

La solidarietà che professate presso la vostra sede Caritas di Pedaso nei giorni di mercoledì e giovedì, con le difficoltà attuali è ancora possibile?
Il concetto di solidarietà che si traduce in azioni concrete, nel rispetto delle disposizioni sanitarie vigenti, per le più svariate e difficili situazioni, pur nelle difficoltà attuali, rafforza i rapporti sociali. Questo è ciò che per noi ha valore. Le persone con cui veniamo a contatto, organizzandoci in piccoli gruppi e ricevendo le persone una alla volta, molto spesso ci gratificano con atteggiamenti amichevoli e positivi in risposta al nostro confortare e seminare coraggio e speranza. Ciò che doniamo sono piccoli gesti a fronte di grandi sofferenze. Grazie a Dio, la solidarietà per la nostra società è ancora un valore fondante. In Caritas oltre al pacco alimentare o alla distribuzione di altri beni cerchiamo di offrire una visione propositiva della vita, in cui niente è perduto del tutto e che ciò che si è perso può tornare a rinascere.

La solidarietà è anche vicinanza. Come farsi prossimo entrando in relazione con le più svariate e delicate situazione che si possono presentare?
È necessario riflettere in modo non individualistico e vivere “la cura” verso l’altro adottando un principio che esige un riconoscimento reciproco che permette col gesto del dare e con la gioia del ricevere, la costruzione di legami umani e sociali significativi. Questo atteggiamento positivo che nasce anche da un continuo cammino personale, aiuta l’altro a sentirsi meno solo e maggiormente sostenuto nel bisogno.

In concreto di quali problematiche vi occupate?
Ci occupiamo di emergenze economiche che hanno coinvolto tante famiglie anche italiane. I bisogni, in questo anno di Covid, sono aumentati. La disoccupazione è causa di molte emergenze. Le richieste di buoni alimentari, pacchi viveri, buoni per prodotti farmaceutici da banco, pagamento di utenze, di capi di abbigliamento ecc… sono in continua crescita come in crescita è la Provvidenza che ci permette di dare risposte efficaci e concrete.
Sperimentiamo atti di solidarietà che si fanno presenti spesso in forma inaspettata: azioni benefiche, tasselli importanti e di grande aiuto.
La solidarietà è una cosa che riguarda la vita di ciascuno. Sta tutto nella capacità di immedesimarsi nell’altro. Quando ad esempio, chi ci avvicina, ci racconta qualcosa di molto doloroso e lontano dal nostro orizzonte di esperienze, cerchiamo di metterci nei suoi panni. Non è sempre facile ma ci proviamo. Nessuno di noi volontari torna a casa lasciando il proprio vissuto del giorno in Caritas!

La solidarietà nei tempi difficili che stiamo vivendo, in concreto ha avuto momenti di défaillance?
Non bisogna confondere la solidarietà con la beneficenza e l’assistenzialismo. La Caritas in cui sono inserita e che vivo come una chiamata vocazionale, mantiene l’orizzonte aperto oltre le problematicità del presente. Bisogna imparare ad amare il prossimo. Questo è il punto chiave della solidarietà che chiede di essere praticata proprio in tempi difficili. Bisogna sempre ricordare che dedicare il tempo e la vita agli altri, aiuta noi stessi a vivere una vita più consapevole, ad apprezzare quanto si ha e ad essere più generosi.
I problemi da affrontare sono grandi e per quanto possibile cerchiamo di prenderli sul serio. Questo è primo passo da fare per la nostra crescita umana e spirituale insieme. Ci aiutano le istituzioni quali: i fondi CEI, i Servizi Sociali del Comune, gli Assistenti Sociali Asur di Fermo nella persona della Dottoressa Mara Giammarini, la Caritas Diocesana, la Croce Verde, la Protezione Civile e non ultime quelle Aziende del territorio quando possono offrire lavoro.
A noi il compito di promuovere speranza nella discrezione e nel rispetto oltre che nell’essere al servizio dei nostri fratelli che si trovano nel bisogno.

Ringrazio la Signora Felicia Camilli per il tempo che mi ha dedicato e concludo con un pensiero di Papa Francesco: “La solidarietà fraterna non è una figura retorica, un modo di dire, ma è parte integrante della comunione tra i cristiani. Se la viviamo, noi siamo nel mondo segno, “sacramento” dell’amore di Dio. Lo siamo gli uni per gli altri e lo siamo per tutti!
Non si tratta solo di quella carità spicciola che ci possiamo offrire a vicenda, si tratta di qualcosa di più profondo: è una comunione che ci rende capaci di entrare nella gioia e nel dolore altrui per farli nostri sinceramente”. •

About Stefania Pasquali

Stefania Pasquali nativa di Montefiore dell'Aso, trascorre quasi trent'anni nel Trentino Alto Adige. Ritorna però alla sua terra d'origine fonte e ispirazione di poesia e testi letterari. Inizia a scrivere da giovanissima e molte le pubblicazioni che hanno ottenuto consenso di pubblico e di critica. Docente in pensione, dedica il proprio tempo alla vocazione che da sempre coltiva: la scrittura di testi teatrali, ricerche storiche, poesie.

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