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Vieni e Vedi

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Comunicazioni sociali, il messaggio del Papa e un invito alla riflessione

Per celebrare la 55°ma Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali, Papa Francesco ci consegna – attraverso l’annuale messaggio – cinque parole, assimilabili a altrettanti inviti e stili per vivere e costruire una comunicazione efficace. Esse sono: incontrare, vedere, condividere, trasmettere e comunicare. Il titolo stesso del Messaggio è fortemente evocativo e indicativo dei suoi contenuti: «Vieni e vedi (Gc 1,46)» Comunicare incontrando le persone dove e come sono. A partire dall’invito del maestro Gesù, che fa da sfondo ai primi incontri con i discepoli, il santo Padre intesse nelle sintetiche considerazioni del messaggio, un itinierario che tocca cinque dimensioni fondamentali e ineludibili per un’autentica comunicazione, ma che possono essere anche uno sfondo per la ricoperta di cammini di fede aderenti alla realtà e la vissuto delle persone.

INCONTRARE. La prima categoria con la quale papa Francesco apre il Messaggio di quest’anno è quella dell’incontro. Sembra quasi dare il “la”, la nota d’apertura per ascoltare la melodia di una comunicazione autentica, genuina, verace. Non possiamo nasconderci che, come anche il Papa ci ricorda, nel nostro ambiente culturale, nell’habitat della counicazione del presente, a tante potenzialità tecnologiche e professionali fanno da eco anche molte fragilità; fragilità soprattutto nell’insinuarsi di una certa mentalità a-critica e ingenuamente convinta di poter generare paradigmi comunicativi senza l’incontro, e dunque il discernimento, con la realtà, con i fatti, in una parola con l’uomo lì dove esso è. A un uomo sempre più solo e isolato – anche a causa della pandemia – dovrebbe rispondere e corrispondere un ambiente comunicativo che stimoli all’incontro con l’altro, nella riscoperta e nella valorizzazione di affetti e sentimenti spesso lasciati nel buio di un sistema mediatico vorace e superficiale. Solo recuperando la dimensione dell’incontro – dell’andare verso – possiamo ricostruire anche un contesto comunicativo libero, dove in mezzo alle tempeste della Storia l’uomo possa percepire la presenza di una terra ferma: quella della narrazione del suo stesso vissuto, dove potersi rispecchiare e riconoscere, definendo così i contorni del volto di Dio creatore e Padre.

VEDERE. “Vieni e vedi”. Dal Vangelo di San Giovanni Papa Francesco prende le mosse per riproporre quello che fu l’invito di Gesù a coloro che intendevano conoscerlo. In questo senso il Papa ricorda come ogni forma di conoscenza autentica della realtà, e dunque una conseguente narrazione di essa che sia fedele e verace, non può aludere dal mettersi in movimento per toccare con mano, guardare e prendere coscienza, delle diverse situazioni storice e culturali che attraversano la società. In queste due semplici ma prolifiche parole risiede la garanzia di un atteggiamento onesto e partecipativo davanti alle notizie, ai fatti, i racconti del reale. Mettersi in movimento “consumare le suole delle sacarpe” così scrive Francesco nel messaggio, per vedere e ascoltare l’uomo e il suo universo interiore e esteriore: un invito quasi polveroso per una società assuefatta dal virtuale, ma che, se riscoperto, può essere nuovamente e ancor di più generativo di una comunicazione aderente alle persone e alle loro storie. “Vieni e vedi” rimane il punto di partenza, soprattutto per il cuore dei giovani, da cui far cominciare ogni autentico percorso di maturazione e di approfondimento del mondo circostante, capace di aprie a concreti e stimolanti percorsi di maturazione e di crescita spirituale, umana e culturale.

CONDIVIDERE. Il grande mare della navigazione in rete offre certamente una grande opportunità non solamente per raccogliere passivamente informazioni e notizie, ma – soprattutto con i social – per essere protagonisti attivi nella condivisione e nella testimonianza di una comunicazione attiva, partecipata e impegnata. Il Papa sottolinea, come già aveva fatto nel messaggio per le comunicazioni sociali dello scorso anno, potenzialità e rischi di questo nuovo modello di conoscitivo della realtà.
In particolare Papa Francesco cerca di mettere in guardia da un approccio a-critico davanti al flusso delle notizie: un richiamo alla comune responsabilità di quanto si condivide in rete e di cià che sulla rete può divenire terreno di dscrimnazione per qualcuno proprio a causa di una informazione distorta, non veritiera, manchevole di un autentico riscontro con la realtà. Papa Francesco invita a riscopire tutti gli elementi della comunicazione: sguardi, parole, atteggiamenti, gesti. Tutte dimensioni spesso tagliate fuori da un approccio alla realtà meramente virtuale e non in prima persona.

TRASMETTERE. Una comunicazione capace di attraversare la vita, e in gtrado di restituire la narrazione di un vissuto che infonda veracità e genuinità all’informazione. Su questo doppio binario si gioca la partita di un giornalismo assimilabile alla trstimoniaza.
Nel messaggio per le comunicazioni sociali, Papa Francesco prende spunto dalla immensa figura di Paolo di Tarso: testimone diretto di una sotoria che ha trasfomrato per primo la sua sotoria. Sauolo e Paolo sono l’incontro di due mondi: quello del sentito dire, della realtà distorta, e quello della conversione radicale iniziata da una cecità: ma per la vita, per la redenzione di tutta una storia pesonale. Per un giornalismo oggi alle prese con narrazioni più o meno aderenti alla realtà, fake news, pseudo notizie, riscoprire l’incontro tra vissuto personale – anche degli stessi professionisti dell’informazione – e fatti, notizie, della società, potrebbe voler dire un cambio di paradigma radicale capace di donare nuova linfa e nuovo respiro a un sistema di informazioni malsano e fragile. Il Papa invita al fondo a essere testimoni diretti in prima persona, e a fare della propria vita personale il terreno di incontro tra notizie e discernimento, per generare una comunicazione il più possibile aderente alle persone e al loro vissuto.

COMUNICARE. Ci sonso comunicazioni che ti camabiano la vita. Parte da questa certezza la sottolinatura che Papa Francesco fa nel messaggio per le comunicazioni sociali quando si sofferma e considerare la grande potenzialità dei contenuti e dei linguaggi della comunicazione e la conseguente responsabilità che ne deriva. In particolare Papa Francesco ricorda come tutti siamo potenzialmente dei comunicatori, soprattutto nell’attuale contesto culturale segnato dalla cultura dei social network e dalla globalizzazione dell’informazione. Quello che il ponteficie propone è l’atteggiamento di uno sguardo vigile sulle notizie, sui contenuti dell’informazione, e una particoalre attezznzione a considerare che non è mail l’ “io” solitario che comunica ma c’è sempre un “noi” fatto di fruitori o di proagnosti delle notizie stesse. Vedere, condividere, toccare con mano di persona: sono i passi e gli atteggiamenti che avvicinano in maniera rispettosa alla verità, e conducono sui sentieri della testimonianza. •

don Andrea Verdecchia, Direttore Ufficio Comunicazioni Sociali

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