Lo scautismo, è un movimento a carattere non partitico, aperto a tutti senza distinzione di origine, razza e fede religiosa, nato da un’idea di Sir Robert Baden-Powell, nel 1907.
Oggi il movimento scout è diffuso a livello mondiale e, contando più di quaranta milioni di iscritti, è una delle più grandi organizzazioni di educazione non formale. Scopo dello scautismo, fondato sul servizio, è l’educazione dei giovani a un civismo responsabile mediante lo sviluppo delle proprie attitudini fisiche, morali, sociali e spirituali. Il metodo educativo si basa sull’imparare facendo attraverso attività all’aria aperta.
Quest’anno come in tutta Italia, anche noi nelle Marche festeggiamo i 100 anni dello scautismo cattolico, grazie all’ intuizione, risultata profetica, di un illustre personaggio di origine marchigiana.
Mario Gabrielli di Carpegna, Conte romano di una nobile famiglia fedele alla Chiesa, originaria di Carpegna nel Montefeltro (Pesaro-Urbino), fu guardia nobile del Papa, poi comandante della Guardia Palatina d’Onore ed esponente di primo piano del movimento cattolico romano.
Mario di Carpegna fu fondatore e presidente della Federazione delle associazioni sportive cattoliche italiane (FASCI).
Una delegazione della FASCI intavolò con la dirigenza del CNGEI (Corpo Nazionale dei Giovani Esploratori Italiani, associazione laica) una serie di contatti ufficiali nell’ipotesi di costituire, all’interno del Corpo Nazionale, unità di “esploratori cattolici”. La trattative furono laboriose e non prive di difficoltà, così si decise di mandare il presidente della FASCI, il Conte Mario di Carpegna, in Inghilterra per studiare di prima mano lo scautismo.
Lì Mario di Carpegna conobbe personalmente Baden-Powell, suo coetaneo, con cui ebbe anche in seguito frequenti contatti. Rientrato a Roma, il 16 e 17 gennaio 1916, Mario di Carpegna riferì l’esito del suo viaggio al consiglio centrale della Società della Gioventù Cattolica Italiana che, «udita la relazione positiva, deliberò la fondazione » .
Lo scautismo cattolico inizialmente fu accolto con sospetto e avversione, anche dal Papa Benedetto XV, perché era un sistema educativo straniero, laico e in odore di massoneria, oltre che protestante (Baden-Powell era anglicano), per tal motivo, il 15 giugno 1916 lo stesso Papa, dopo aver sciolte alcune riserve, nominava «vicecommissario centrale ecclesiastico» dell’ASCI un marchigiano, il padre gesuita Giuseppe Gianfranceschi di Arcevia (AN). Padre Gianfranceschi era un illustre personaggio del tempo, perchè oltre ad essere un religioso, era anche educatore, professore, matematico, fisico, chimico, astronomo ed esploratore, fu direttore di Radio Vaticana e grazie anche ai sui studi, il suo grande amico Guglielmo Marconi, perfezionò l’intuizione della Radio.
Nel luglio 1922 Mario di Carpegna fu eletto Presidente dell’Organizzazione internazionale scautismo cattolico (OISC), che riuniva Argentina, Austria, Belgio, Cile, Ecuador, Francia, Italia, Lussemburgo, Polonia, Spagna e Ungheria; in questo senso si può dire che il Conte Mario fu anche il fondatore dello scautismo cattolico nel mondo.
Mario di Carpegna morì o, come dicono gli scout cattolici, “tornò alla casa del Padre” il 3 novembre 1924.
Successivamente, il regime fascista fece sciogliere l’ASCI insieme a tutte le altre associazioni scout presenti per far confluire tutti i ragazzi nei Balilla. L’ordine venne fatto eseguire in due momenti: nel 1927 furono sciolti i riparti presenti nelle località al di sotto dei ventimila abitanti non capoluoghi di provincia, nel 1928 in tutti i restanti centri. Dopo lo scioglimento alcuni gruppi di ragazzi continuarono a riunirsi e fare attività in segreto. Il più famoso di questi gruppi fu quello delle Aquile randagie , a Milano e a Monza. Alcuni di questi scout clandestini presero parte alla Resistenza.
Alla fine del 1943 Giuliana di Carpegna (nipote di Mario) fu una delle fondatrici dell’Associazione guide italiane (AGI), il ramo femminile dell’ASCI e come tale approvata da papa Pio XII. L’ASCI riprese le attività subito dopo la liberazione del 25 aprile 1945.
Dopo profonde riflessioni sociali e culturali innescate dall’avvento del 1968 si aprì un dibattito interno all’ASCI come pure nell’AGI. Il dibattito portò a numerose novità e il 4 maggio 1974 si ebbe la svolta definitiva, l’ASCI e l’AGI, riunite in Consiglio generale congiunto, deliberarono di riunirsi nell’AGESCI (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani). Questa nuova associazione, per tener conto delle evoluzioni educative e pedagogiche del tempo, introdusse la coeducazione, la possibilità cioè di educare insieme i ragazzi e le ragazze prevedendo anche attività in comune.
L’appartenenza alla Chiesa cattolica è stata una opportunità, perché ha permesso allo scautismo di anticipare grandi temi di attualità, permettendo ai giovani di fare esperienze di vita, di contatto con gli altri e con il creato. Questi due elementi già presenti nell’insegnamento dell’Azione Cattolica di quel tempo, ma che lo scautismo aveva aperto soprattutto ai giovani in un modo particolare, sono stati i debiti che abbiamo verso lo scautismo: l’altruismo, il senso del prossimo da amare con atti concreti e con una vita vissuta per gli altri. Oggi, dopo cento anni, abbiamo ancora più responsabilità di allora, sentiamo il dovere di tramandare questi principi, alle generazioni future.
Matteo Carlocchia e Roberta Battistini – Responsabili Regionali AGESCI Marche