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La “Porta del cielo”

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Montefortino: giubileo nel santuario della Madonna dell’Ambro

Papa Francesco chiede Misericordia. Alla Misericordia dedica un Giubileo straordinario. E quale luogo di Misericordia migliore di un Santuario può esserci?
Quello della Madonna dell’Ambro è esemplare.
In quel luogo, che un tempo era la valle del torrente Amarus, forse nel senso di triste, penoso, senza amore, accadde un fatto miracoloso. Che lo rese amabile, positivo, felix.
Lo racconta ancora oggi una lapide posta dietro alla cappella della Madonna policroma.
“Nel Maggio del Mille, la Vergine Santissima, cinta di straordinario splendore, apparve in questa sacra roccia all’umile pastorella Santina, muta fin dalla nascita. La fanciulla ottenne il dono della parola in premio delle preghiere e offerte di fiori silvestri che ogni giorno faceva all’immagine della Madonna, posta nella cavità di un faggio”.
La Misericordia è stata un fatto concretissimo: la parola restituita ad un’umile bambina.
Sabato prossimo, l’arcivescovo Luigi Conti ha deciso che proprio in quella valle, tra il monte Priora e Castel Manardo, nel santuario dei frati cappuccini, in uno dei più antichi santuari al mondo meta di migliaia di persone, si apra una Porta Santa. La celebrazione, che è stata fissata per le ore 10, richiamerà gente delle istituzioni ma soprattutto fedeli e “cercatori di infinito”, come sono stati definiti i pellegrini da Giovanni Paolo II.
A questo proposito alcuni di costoro arriveranno a piedi, partendo dall’imbocco per l’Infernaccio, salendo il monte e ridiscendendo verso il torrente.
L’iniziativa è stata presa dall’Associazione Antichi sentieri – Nuovi cammini.
Nel corso dell’itinerario verranno letti brani tratti dalla Lettera enciclica “Laudato si’” di papa Francesco. Non verranno tralasciate le storie che videro tre ordini religiosi: Benedettini, Camaldolesi e Francescani, congiungersi nell’apporto fattivo al santuario mariano. I Benedettini ne furono proprietari attraverso i vicino monastero amandolese dei santi Vincenzo e Anastasio; i Camaldolesi l’ebbero prossimo essendo presenti all’eremo di san Leonardo al Volubrio; i francescani ne furono incaricati come sapienti custodi dei santuari mariani.
Né mancheranno riferimenti all’ambiente e alla natura. Stavolta ispirati alle parole di un grandissimo direttore d’orchestra. Per spiegare alla sua giovane orchestra alcuni passaggi della prima parte della Sagra della Primavera di Igor Stravinskij— intitolata “L’adorazione della terra” — Leonard Bernstein chiese ai musicisti se non fosse mai capitato loro di sdraiarsi per terra e di volersi confondere con l’erba o di aver voglia di abbracciare un albero. Per sentire la potenza della natura. Del creato.
Un tutt’uno: uomo-natura-cosmo. Come insegnava e scriveva santa Hildegarda di Bingen. •

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