Nonostante tutte le difficoltà, le pagine della Bibbia ebraica, con la loro ricca antropologia, sono irrinunciabili per la comprensione della cristologia poiché esiste un’unica storia della salvezza che si manifesta nei due Testamenti, i quali si illuminano a vicenda, senza che l’uno escluda l’altro.
La formazione definitiva della Bibbia ebraica è avvenuta ad opera di rabbini sapienti del dopo-esilio. La corrente sapienziale si è nutrita degli scritti tramandati dalle generazioni precedenti, ne ha fatto oggetto di metilazione e di stdio per illuminare il presente e li ha rielaborati per lasciare indicazioni ai posteri.
Nella redazione finale dei libri biblici, gli autori sapienziali hanno dunque impresso un paradigma ermeneutico: i testi antichi non devono essere letti come documenti di un lontano passato, ma come testi vivi da rileggere per illuminare il presente.
Di tutto ciò si parla nel libro di Giuseppe De Carlo dal titolo “Il bagliore delle luci antiche. Una lettura sapienziale della Bibbia ebraica” edito da “Biblica”.
GIUSEPPE DE CARLO è un frate minore cappuccino, insegna Antico Testamento ed Ebraico biblico all’Istituto superiore di scienze religiose S. Apollinare di Forlì, allo Studio teologico S. Antonio di Bologna e alla facoltà teologico dell’Emilia Romagna. Ha compiuto gli studi al Pontificio Istituto Biblico di Roma e i suoi ambiti privilegiati sono i primi capitoli della Genesi, la letteratura profetica e quella sapienziale. Collabora con la rivista Parola Spirito e Vita. •