Un territorio non solido – parte 1

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Il terremoto visto dai bambini

Spaventa avere a che fare con la terra che trema e le case che traballano. Spaventa accendere la tv e trovarsi davanti a scenari disastrati, a persone in lacrime che hanno perso tutto. Diventa naturale chiedersi se siamo noi i prossimi. Tutto questo fa paura. E se fa paura a me, ragazza cresciuta, che effetto ha sui bambini?
La sera del 26 ottobre ero in camera a studiare. Leggevo e sottolineavo il libro, quando le righe hanno iniziato a confondersi e la scrivania ha preso a ballare. Mi sono alzata e ho sentito il pavimento sotto i miei piedi non essere più quell’àncora che di solito è. Nel panico sono uscita fuori. Mi giro verso casa dei vicini e vedo i miei nipoti in braccio ai loro genitori. Camilla, la più grande – 6 anni – era ammutolita. Si stringeva forte al padre, sicura che in braccio a lui non le sarebbe successo niente. Matteo – 3 anni – invece piangeva. Qualche giorno dopo, con il ricordo di altre scosse e la felicità nei loro occhi per le scuola chiuse, mi sono fatta raccontare come vedevano di fatto il terremoto. Non si sono mostrati particolarmente turbati. Non piangono al ricordo. Hanno reagito a modo loro. Camilla ad esempio mi ha inondata di domande.
C: “Zia, ma le nostre case sono forti?”
Io: “Certo che sono forti.”
C: “Perchè?”
Io: “Perchè sono fatte con il ferro”.
C: “E anche le case di nonna, di zia (e tantissimi altri parenti) sono forti?”
Io: “Certo”.
C: “Lo sai che non bisogna passare per le scale quando c’è il terremoto?”
Io: “Si”
C: “Perchè?”
Io: “Perchè possono crollare.”
C: “Mamma dice che ci dobbiamo mettere sotto il tavolo.”
Io: “Si.”
C: “Macchè zia, è meglio uscire fuori!”

Matteo invece ha un animo più pratico. Mentre facevamo pranzo, l’ho visto correre in soggiorno a giocare. Dopo aver sentito un gran trambusto l’ho raggiunto per vedere cosa stava combinando. Aveva messo tutte le sedie della sala da pranzo vicine, attaccate l’una all’altra. Quasi a formare una barriera. Storta, ma pur sempre una barriera.
“Zia! – mi fa – Mettiti dietro le sedie! Di là il terremoto non viene!” Un vero uomo, ho pensato, che cerca chi proteggerci a modo suo.
A volte la loro immaginazione fa tenerezza. Se solo si potesse risolvere tutto con una barricata di sedie sarebbe un mondo più semplice. E anche se così non è, preferisco vedere il mondo con i loro occhi. Con coraggio, positività, amore e attenzione per gli altri. In momenti come questo pensiamo sempre a noi stessi. A cosa ci accadrà. A dove saremo la prossima volta che saremo sorpresi da una nuova scossa. Solo i bambini hanno un cuore abbastanza grande da chiedersi “chissà se anche la casa di nonna è forte”. O a trovare soluzioni pratiche e tempestive come la “cortina di sedie”. Meglio di tanti politicanti che parlano, si lamentano e restano con le mani in mano. •

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