La natività ricorda che Gesù deve essere accolto ogni giorno
Il termine presepe trova la sua culla natale nel latino praesaepe, praesaepium, composto di prae, ossia innanzi, e saepes, con il significato di chiuso, recinto. Pertanto il senso è di un luogo che ha di fronte un recinto, quindi una stalla, una greppia, una mangiatoia; un posto in cui si può trovare calore e riparo. Il presepe è la raffigurazione della nascita di Gesù che ha una lunga storia e tradizione e la cui fonte ispiratrice è la Sacra Scrittura.
Oggi riproduciamo la natività in svariati modi utilizzando materiali differenti (legno, metallo, plastica, ecc.), inserendo nel presepe personaggi del folclore e non (alcuni includono politici, calciatori, personaggi dello spettacolo, ecc.) e con diverse grandezze, inoltre, le location scelte sono disparate (atrio di casa, ingresso, salotto, cucina, ecc.). Eppure ne comprendiamo davvero il significato? Ci soffermiamo a pensare sul vero senso del presepe?
Personalmente prediligo rappresentare la nascita di Gesù in modo minimale, soltanto con il protagonista e i coprotagonisti, evitando il contorno, gli arricchimenti sfarzosi e le luci fluorescenti. Di conseguenza il mio presepe si compone di una mangiatoia, Maria, Giuseppe e l’attore principale, senza il quale nulla avrebbe senso: il “bambinello”, ossia Gesù. Lo spazio predestinato per la rievocazione è la base dell’albero di Natale che si trova al centro della cucina-salotto, in altre parole nella stanza della casa dove si trascorre più tempo.
Il motivo del mio presepe “poverello” è che reputo rilevante non la forma, ma il contenuto. Inoltre, ogni anno, quando lo prendo dalla scatola per metterlo al suo posto, mi ritornano alla mente le parole del Vangelo di Luca (2, 6-7): “Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio”. Tali parole sottolineano che Maria e Giuseppe sono soli, senza aiuto da parte di nessuno, nonostante lo stato di gravidanza. Non c’è posto per loro. Pertanto, sebbene la mia sia una piccola rappresentazione della natività, nella mia casa loro hanno trovato riparo, perché per prima cosa hanno trovato spazio nel mio cuore e in quello della mia famiglia. E rivederli mi ricorda di fargli spazio oggi giorno. Perciò per me non conta il luogo, la grandezza, l’erba vera o quella finta, il fabbro, il contadino o la pecorella, che sono molto belli e rappresentativi, ma che perdono di senso se non accogliamo Gesù dentro di noi, se non gli facciamo posto nella nostra vita. •