Nella semplicità dona coraggio

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Guardiamo le feste natalizie piene di luminarie e doni di Babbo Natale alle vetrine addobbate, con l’ansia dei regali, panettoni, con striscioni di auguri, con la frenesia dello shopping per la visibilità del festeggiare.
Gli anziani ricordano il cenone di magro alla vigilia, il ceppo al focolare in campagna, un presepe con le luci, la Messa di mezzanotte con “Tu scendi dalle stelle” in coro.
Comuni, associazioni, commercianti e autonomi espongono segnali con colori, luci e musiche presso l’abete addobbato da festoni multicolori. Il Presepe parrocchiale mostra i pellegrini che vanno alla grotta di Betlemme.
Si vedono i pastori in cammino verso la grotta santa della nascita e invitano a guardare.
Vediamo che sono gli umili i primi a conoscere il mistero di Colui che abbassa i potenti ed innalza gli umili e che si presenta con il volto di un Bambino. Davanti al presepe natalizio non sono soddisfacenti i regali senza una speranza più grande di bontà, misericordia, rinnovamento, pace, gioia, accoglienza fraterna.
La stella sopra alla capanna vince l’oscurità con la luminosità del Figlio di Dio fattosi Bambino, il neonato di Maria.
Per la gioia di questa nascita non bastano le soddisfazioni dei prodotti commerciali. Sta nel presepe il Dio splendente di gloria eterna nello Spirito fattosi carne e natura umana. Non si impone, ma si propone alla nostra attenzione in una mangiatoia.
Qui aleggiano gli angeli per annunciare a tutti la Pace, proprio in un mondo che oggi ha le guerre che portano odio, distruzione, sangue, con i bambini -soldato che talora finiscono uccisi. Altri ragazzi sono toccati dai tentacoli delle mafie.
Nel presepe si vedono le strade che conducono verso la grotta e la stella che rischiara l’umanità. Di fronte alla grotta regnano la semplicità, l’umiltà, la povertà con solitari lavoratori, pastori e pecore. Al contrario oggi nei paesi il natale edonistico offre frastuono di cariche esplosive, di pubblicità sensazionali.
I pastori, secondo il racconto di Luca evangelista, stavano a fare la guardia al loro gregge, e quando l’angelo si presenta a loro, sono avvolti dalla gloria divina. Essi ascoltano l’annuncio della grande gioia per la nascita del Salvatore. Ecco che i pastori meravigliati allo spettacolo del neonato, si mettono a lodare e glorificare il Signore per i prodigi che vedevano e lo raccontano agli altri.
Davanti al presepe ogni persona si sente amata, accolta e non pensa mai che sono i regali a risolvere i suoi problemi, ma tutto dipende dal cuore umile, attirato dal Bambino da cui promana la serenità che supera la forza delle ideologie e delle altre abitudini non cristiane.
Ha detto papa Francesco che il nostro stile di vita sta dentro una cultura dell’indifferenza che finisce non di rado per essere spietata, mentre il cristiano è chiamato alla compassione attinta ogni giorno dal pozzo della preghiera.
Il Neonato viene nella povertà e sorride a chi ha il cuore aperto. Egli sta vicino a tutti neonati di ogni paese, l’Emanuele, il Dio con noi, presente nella provvidenza, nei sacramenti, nel vangelo, nelle parole e nell’esempio fedele delle persone vicine.
Questo Natale è un tesoro nella semplicità del presepe che desta il coraggio di accogliere i prodigi divini. Si rallegrano Giuseppe, padre e Maria. E’ questo il natale 2016 che fa vivere una realtà nuova in ogni anniversario.
L’essenzialità della grotta e della mangiatoia esprime il tesoro della fiducia del Bimbo che apre l’animo ad un rinnovamento interiore e comunitario. •

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