Il primo dono a Gesù: una tazzina di caffè
Il mio incontro col presepio ha origini lontane. Nell’aula scolastica dell’edificio di Piane di Montegiorgio dove insegnava mia madre e noi risiedevamo, c’era una presepio costruito dagli alunni di allora ed io, appena in grado di esprimermi, ricordo chiaramente che pretesi di offrire una tazzina di caffè, bianca con le decorazioni azzurre, al bambinello Gesù, e fui accontentato.
Sempre un presepio ha accompagnato i miei periodi natalizi e la raccolta del muschio ha costituito per tanto tempo un impegno importante. Doveva essere in grandi pezzi, pulito, lucente e con i fusticini lunghi ed ordinati.
Il muschio bianco, nascosto ai piedi di un a grossa pianta nella “Selva di Vecchiotti” è stato per molti anni il fiore all’occhiello dei miei presepi nei confronti di quelli dei miei amici, tenuti rigorosamente all’oscuro della provenienza del prezioso ornamento, del quale il mio compagno di banco Vincenzo R. mi aveva messo a conoscenza.
Dopo un periodo dedicato alle grandi costruzioni in Parrocchia, negli ultimi tempi, dopo varie collocazioni, il mio presepio ha assunto una forma pressoché definitiva, con la triplice scansione del classico presepe napoletano
Il mio presepio attuale, infatti, è costruito sulla base di uno scoglio originale acquistato appositamente a Napoli, in un tipico negozio nella zona di San Gregorio Armeno.
Dopo i miei figli, ormai grandi ed autonomi, sono i miei nipoti che mi danno una mano per la costruzione e per il collocamento dei personaggi, che di anno in anno si trovano situati in posizioni fantasiose ed anche alquanto improbabili.
Però, anche ora che sono piuttosto “maturo” confesso la mia grande soddisfazione di vedere le lucine accese, i pastori dritti nonostante il muschio e le pecorelle ben salde nei loro difficili pascoli.
E il Bambino Gesù, messo delicatamente in culla dopo la Messa di Mezzanotte, pare che ci sorrida e sicuramente ci benedice. •