o natura,
Perchè non rendi poi quel che
prometti allor?
perchè di tanto
inganni i figli tuoi? (…)” G.Leopardi, ” A Silvia”
Vedo il volto di mia madre disteso in un volo di allodole, e quello di mio padre che sorride sull’uscio – siamo tornati d’incanto bambini… ma… c’è qualcuno oltre quella porta? Improvvisa spunta la musica di un carillon fatto di tante figurine che girano in una giostra variopinta e che in un lampo si trasformano in mostri raccapriccianti. No, è stato solo un sogno, un incubo che la luce del giorno mette in fuga … Sono tornato là, la parabola della vita ormai in fase discendente; ho visto l’opera della natura che qualcuno chiamava matrigna, un’opera di distruzione senza pietà. Trent’anni di vita concentrati in un punto come di antimateria, così denso da far scoppiare la mente. Mi son fermato, il cuore in subbuglio ma subito lenito da una forte consapevolezza: che lí mia madre seguiva i miei passi, il mio incerto andare, e mi chiamava con quella sua voce soave… lei che si segna ogni volta che decido di salpare altrove…e mio padre che fisicamente non è più lì …ho visto un pezzo della mia vita, che è poi la vita vera, quella da cui germinano gli anni a venire, il nocciolo dell’esistenza: una memoria non memoria perché viva, presente. Mi sono rivisto insieme ai fratelli, dentro le liti e le riappacificazioni, gli equivoci e gli ameni inganni; le risate che scoppiano in un acuto che può sfidare l’assolo del gabbiano. Mi sono rivisto lì, e ho detto addio per sempre: perchè questo è il presente, che lascia però un’ombra alle spalle di cui ci carichiamo giorno per giorno, ineluttabilmente, fino alla fine. •