Nel deserto del Marocco per conoscere l’Argan
Corso Cefalonia a Fermo. Dalla grande vetrina di un negozio cui si accede superando due gradini consumati dal tempo arriva il sorriso di Paola Castelli.
È lì da poche settimane. Il suo locale è grazioso e giovanile. Bianco shabby alcuni mobili, un separé a forma di porta d’ingresso. E un prodotto che va per la maggiore: l’olio di Argan: c’è chi pronuncia àrgan e chi argàn.
Un olio che interessa, ma più sicuramente interessa la storia che c’è dietro. Paola disegnava capannoni industriali. La società per cui lavorava è una ditta importante a cavallo tra Marche e Abruzzo. Poi, come sempre, un incontro cambia la vita.
Arriva Marzio Cerquetella, piccolo imprenditore edile, scocca la scintilla: fidanzamento e matrimonio. È il 1999. Paola cambia tavolo da disegno: dai capannoni della Vega prefabbricati alle case che costruisce suo marito. Dieci anni dopo l’edilizia subisce un grosso colpo. Sono i nostri anni: quelli della crisi, delle bolle speculative, della disoccupazione.
Anche la periferia ne risente. Che fare? Paola ha il carattere di chi non s’abbatte: guarda il futuro con speranza, è capace di rimboccarsi le maniche. Nuovo incontro, nuova vita. Stavolta è Fatima, donna marocchina in Italia, nelle Marche da tempo, discendente di una famiglia benestante ancora in Marocco. Nasce un’amicizia profonda. Fatima racconta del suo paese e di un olio che si ricava dalla spremitura di una nocciola prodotta dall’Albero della vita: l’Argan, appunto, pianta che può sembrare una quercia bassa. Una specie di elisir.
«Lo si potrebbe importare, lavorare, commercializzare». Pensa così la signora Cerquetella. Gli occhi le si illuminano nel ricordarlo ancora adesso. Come ricorda l’iniziale «puzza di capra dell’olio puro».
Primo passo, allora: conoscere. Ed ecco il viaggio in Marocco. Non per turismo. Non in città ma ai confini con il deserto del Sahara. Lì, e solo lì, nasce e cresce la pianta. Micro-clima che favorisce l’albero, e una cooperativa di donne col velo che spremono la nocciola con macine a pietra.
Quell’olio previene le rughe, rende elastica e nutre la pelle che diventa più lucente, con un assorbimento totale che non lascia unto. Probabile che lo importasse per i suoi usi Cleopatra, o che se ne servisse Bilquis, regina di Saba.
Paola ci ha scommesso, ha creato la PEM, lo vende insieme ad altri ritrovati per l’estetica femminile e maschile, insieme a prodotti artigianali: collane, cappelli, borse, guanti, foulard rigidamente di Made in Marche. «Facciamo lavorare i nostri artigiani. Facciamo rivivere l’artigianato. Diamo un futuro ai nostri figli che non debbano lavorare negli opifici cinesi». Paola ha scelto Fermo perché ha notato un rinascimento della città. •
Paola Castelli è originaria di Cupramarittima. Ha frequentato l’Istituto per Geometri di Grottammare. Conseguito il diploma, ha iniziato a lavorare presso la Vega prefabbricati di Controguerra.
Oggi, oltre al negozio di Fermo, insieme al marito gestisce un originale B&B a Montegiorgio («sul tipo di quelli irlandesi») che ha chiamato San Nicolò dal nome della contrada dove sorge. Poco tempo fa ha ospitato l’attore Luca Barbareschi impegnato in “L’anatra all’arancia”.
Nelle vicinanze c’è il laboratorio per l’imbottigliamento dell’olio di Argan e di altri prodotti. Sugli scaffali anche il Sapone Marocchino che verrà commercializzato a primavera 2017.