Il carnevale a La Risacca

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La longchamps della foto che pubblichiamo non è la mia longchamps. Chi ha detto che una foto riproduce tutta la realtà? Ne riproduce un attimo, uno spazio che non è tutto lo spazio, ma ciò che l’occhio riesce a vedere o, meglio, che l’occhio vuol vedere. Mettersi in posa disinvoltamente per un ritratto fotografico, come nel caso di Nazzareno Lapucci (a sinistra), Vladmiro Tebaldi (al centro) e Auro Graziani è una rara occasione di sincerità e al tempo stesso di manipolazione.
Il lettore è sollecitato a inseguire la propria memoria per ritrovare il calore umano di uno degli ultimi giorni di carnevale, che nel nostro caso coincide con il compleanno di Moreno, un ragazzo ospite de “La risacca” al compimento dei suoi dodici anni.

La post-ricorrenza del carnevale adora le foto, e un po’ si capisce anche il perché: vistosi colori, necessità di semplificazione, affrancamento dall’ipocrisia, attitudine pop.
Non occorre nemmeno citare il giorno e l’ora in cui è stata scattata la foto. Magari in quel momento Nazzareno, Vladmiro e Auro neppure sospettavano che questa foto sarebbe diventata il simbolo del carnevale, e forse stavano pensando ai fatti loro.
Ecco, questo è il potere dell’iconografia: sfidare il tempo, scavalcare le circostanze, regolare i nessi con altre epoche, portare la percezione di chi guarda là dove i pensieri s’intrecciano oltre i limiti dati. E allora si noterà come il particolare più simpatico di questa raffigurazione sta negli sguardi scanzonati che vagano perdutamente oltre l’obiettivo.
La mole delle persone riflette la loro indole bonaria o il loro appetito, dipende, mentre ciò che colpisce è la torta, la cui grandezza sembra volersi rapportare alla massa fisica dei singoli che la trasportano. Ritratto di carnevale in uscita, ma anche festa di compleanno del giovanissimo Moreno.
Così si potrebbe intitolare la fotografia che ritrae Nazzareno, Vladmiro e Auro, figure di giganti buoni come non ce ne sono più. Il loro costume rinvia invece ad altri orizzonti dell’immaginario, ad un’epoca in cui ai travestimenti fatti in casa non si erano ancora sostituiti i costumi commerciali.
Il paziente lettore sopporterà allora di scoprire che l’ultimo martedì di carnevale veniva rappresentata la morte del protagonista di tanta allegria e lo si portava a sotterrare seguito da un corteo di mascheri e mascherine piangenti.
A tanto non arriva la foto di Nazzareno, Vladmiro e Auro ma l’attimo fuggente l’ha colto, o meglio l’ha fulminato in un’espressione dei visi che aderisce perfettamente alla realtà del momento. Ed ecco che questa foto confessa, mostra e illumina, al di là del vero e del costruito, niente di più e niente di meno che il suggello del carnevale che se ne va e il compleanno di Moreno, un ragazzo de “La risacca”, benvoluto da tutta la comunità degli sfollati. •

Valerio Franconi

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