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Educare a parole nuove

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“Non bestemmiate il vostro Creatore, le sue maledizioni cadranno su di voi!” Ricordo ancora questa frase campeggiare sui muri di Mogliano su piccoli manifesti assai sbiaditi e consunti dal tempo quando, da piccolo, e quindi più di quarant’anni fa, ero solito passeggiare, curiosando, per vicoli e viuzze che, al contrario di oggi, trasudavano vita in ogni angolo.
Non ricordo però, e forse è difficile trovare qualche superstite che ne possa ricordare il motivo, quale fosse l’occasione che ha portato i moglianesi a fare quella “strana” affissione.
Dico strana perché oggi, di certo, non siamo più abituati a sentire una voce levarsi contro la bestemmia, fenomeno così comune da essere ormai declassato a semplice “abitudine”. Troppa superficialità, che sconfina nell’indulgenza a buon mercato, non solo in famiglia, ma anche dal pulpito.
Questa frase dal sapore un po’ antico sembra proprio avere un tono quasi apocalittico; letta fuori dal contesto sembra quasi presentare un Dio lontano e che tanto prima o poi presenterà il conto, anche se ad un’analisi più approfondita il senso di questo ammonimento, emesso tanti anni fa, è vero oggi allo stesso modo in cui lo era ieri. Per comprenderla nella sostanza dobbiamo interpretare la bestemmia come un gesto contro natura, perché in fondo, se ci pensiamo bene, essa più che colpire Dio colpisce l’uomo, che in questo mondo ne è l’immagine visibile.
Un clamoroso auto-gol con conseguente sconfitta in casa, quindi, più che una condanna inflitta dal Giudice Supremo.
Sulla forma potremmo nutrire qualche dubbio, perché Dio, malgrado la nostra incorreggibilità, non incarna la categoria della maledizione; certo è però che la Chiesa non può venir meno al suo dovere di comunicare il suo amore per la verità. Come dunque reagire alla bestemmia e quale può essere lo stile piu efficace oggi per una Chiesa chiamata a difendere la verità anche nelle piazze virtuali, dove la bestemmia sempre più abbondante quasi si confonde nel gergo fin troppo colorito utilizzato dai più?
Penso che la soluzione, che non può essere immediata, perché il problema è di vaste proporzioni, consista proprio nell’esserci, nel non fuggire, nel non isolarsi e nell’aver coraggio di frequentare le nostre piazze, bar, luoghi di ritrovo fisici e virtuali, e di riempirle con un linguaggio non nuovo, ma semplicemente ed autenticamente umano! •

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