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RITRATTI: Elena Ciarrocchi

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Elena Ciarrocchi, 35 anni, sangiorgese purosangue, esile, treccia squaw. Professione: ricamatrice. Professione sul serio? Proprio così: ricamatrice. Ma non di tende o federe o lenzuola. Ricamatrice di paramenti sacri soprattutto. Con fili d’oro, con materiali preziosi, con attenzione certosina. Con mano agile.
M’incontro con Elena nel suo laboratorio, nei pressi della chiesa della Damigiana, ovvero Sacra Famiglia.
Si schermisce: «È solo una stanza, un piccolo locale». Ma è quello da cui traspare una passione vivace.
Sul tavolo da lavoro c’è una stupenda casula viola da sistemare. La casula è la veste liturgica propria del sacerdote che celebra il rito della messa. Elena lavora per conto di due importanti aziende che producono paramenti sacri: una di Brescia, l’altra di San Giovanni Rotondo.
La tecnica del ricamo in oro l’ha conquistata mentre frequentava il corso di Pittura all’Accademia delle Belle Arti di Bologna. C’era un corso alternativo dedicato al Costume di Spettacolo. È proprio lì dove ha iniziato a muovere i primi passi. Poi ha frequentato un corso specifico a Roma tenuto da una docente inglese. In Inghilterra il ricamo in oro è molto apprezzato e richiesto. Non a caso Elena dopo l’università, risultata terza in un concorso,
è stata due mesi in una azienda londinese specializzata in questo settore. Ma a dire il vero il ricamo, quello classico, lo aveva conosciuto a otto anni quando i genitori l’avevano mandata per un mese presso le suore Gaetanine di Porto San Giorgio. Loro erano brave. Ed Elena iniziava ad interessarsi.
Che la manualità era cresciuta se n’era accorto anche il prof. Marangoni, insegnante alle medie, che spingeva perché lei si iscrivesse al Liceo artistico. Nulla da fare. I genitori avevano spinto per altro, per il liceo scientifico. Poi, all’università, come detto, la svolta: Pittura sì ma sguardo sul ricamo.
E così è diventata la sua attività professionale.
Quando non restaura o recupera i paramenti sacri, Elena realizza quadri ricamati con a tema il mare. Ce ne sono diversi nel suo laboratorio. Ha finito da poco un’esposizione alla Palazzina Azzurra di San Benedetto del Tronto.
Tornando alla tecnica del ricamo in oro, Elena è stata in qualche modo scoperta dalle aziende dopo aver partecipato alla Fiera Koiné di Vicenza. Ci ha creduto, le hanno creduto, si è fatta un nome. A pensare che le sue amiche, a quel tempo, mentre sorseggiavano una birretta in un pub le domandavano: «Ricamatrice? Ma che lavoro è?». Invece… «Non si guadagnano cifre astronomiche, ma ci si vive dignitosamente».
Progetti? Chissà se prima o poi si deciderà a metter su una propria sartoria di paramenti sacri. Da noi non ce n’è. Al momento sta anche pensando a produrre spille ricamate. Artigianato ed arte si stanno riabbracciando. •

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