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Quando ci sembra di essere nel buio…

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Porto Potenza Picena: la Caritas reinventa il suo servizio.

Quando sei abituato a vivere nelle situazioni, nelle relazioni e vivi costantemente nella preoccupazione di affrontare e, se possibile, risolvere problematiche, ed all’improvviso ti dicono: “Chiudi tutto, non incontrare più nessuno… non puoi più ascoltare”…
Quando sei abituato a rispondere: “ti passo a prendere a questa ora”, quando ti chiamano per essere accompagnati ad una visita, in un ufficio, ed all’improvviso ti dicono: “non puoi spostarti se non per motivi di salute, di lavoro o solo per fare la spesa alimentare”…
Quando sei abituato a dire ai bambini stranieri che segui nel doposcuola: “ciao, ci vediamo domani alla solita ora, vieni perché dopo i compiti potrai anche andare a giocare in oratorio… vieni che ci sarà una sorpresa….” ed improvvisamente ti dicono: “chiudi la scuola”…
Quando sei abituato a distribuire cibo e vestiti a chi li chiede e a scambiare una parola, ad ascoltare i racconti, a trovare un lavoro, scambiarci un abbraccio, a volte anche una ricetta, a chiedere una mano per scaricare i pacchi del cibo, ad accarezzare i piccoli che vengono con le mamme in Caritas parrocchiale ed all’improvviso ti dicono: “non puoi più distribuire, abbracciare, incontrare”…
Quando tutto questo è avvenuto ci siamo sentiti togliere una parte importante del nostro vivere, della nostra quotidianità. I primi giorni ognuno ha pensato a come passare questo tempo costretti in casa. Pulire, aggiustare ciò che era rimasto indietro, cucinare etc… Insieme allo sgomento per la rapida diffusione del virus, abbiamo apprezzato i consigli di curare di più la lettura, le relazioni familiari, di pregare. Ma è durato poco. Davanti ai nostri occhi c’erano i volti, gli sguardi, le situazioni che avevamo lasciate sospese.
A volte le situazioni sono molto gravi ed abbisognano di accompagnamento giornaliero. Parli con il Signore e dici: “Signore, come è possibile, io ero certo che mi avevi chiamato a questo compito… Come puoi permettere che le persone restino abbandonate e per di più in questa situazione. Signore sono gli ultimi… i bambini della scuola sono quelli che non hanno né strumenti culturali , né mezzi, né famiglie in grado di interagire nello studio come dovrebbero fare… perché devono rimanere ancor più indietro? Tutti hanno bisogno di cibo, Signore, come faranno? Molti di loro hanno lavori precari, spesso in nero, che adesso perdono e non hanno il mangiare neanche per i figli. Le famiglie straniere, quelle che non sanno come pagare l’affitto, quelle che non hanno neanche il reddito di cittadinanza. Ci sono donne abbandonate, uomini senza lavoro.
Ci siamo accorti che, anche se fai parte di una associazione come la “Caritas”, di un centro di ascolto ed ogni giorno ti relazioni con gli altri, in questi giorni eviti anche di parlare, di condividere le tue ansie. Prendi coscienza che il virus, oltre a distruggere i polmoni di chi abita, tenta di distruggere anche le relazioni nella comunità. Abbiamo anche noi provato la sensazione di essere naufraghi, di soccombere.
Dopo un primo smarrimento, le insegnanti del nostro doposcuola della Parrocchia, anche se non esperte di tecnologie, si sono date da fare e si sono messe a disposizione dei ragazzi collegandosi per ora con Whatsapp; per loro è un appuntamento importante: inviano foto, poesie, canti abbracci virtuali. Alcuni giorni fa l’Istituto Comprensivo Raffaello Sanzio ci ha fatto sapere che potrebbero essere dati in comodato d’uso alcuni tablet per i ragazzi che seguiamo, dietro richiesta.
Abbiamo coinvolto la Caritas diocesana, che ha subito inoltrato la richiesta e siamo in attesa dei tablet che aiuteranno anche quei ragazzi completamente sprovvisti di strumenti.
Più di una settimana fa ci è arrivata una telefonata di una signora con figlio rimasta senza cibo e dopo di lei anche altre tre famiglie completamente sprovviste; la Caritas diocesana ci ha subito supportato con buoni spesa, per un primo soccorso di famiglie particolarmente indigenti; nello stesso tempo siamo stati avvertiti che la nostra Croce Rossa si è messa a disposizione per la distribuzione del cibo. Così, pur nel massimo rispetto delle regole e non facendo intervenire altri, la coordinatrice della “Caritas parrocchiale” ha preparato i pacchi di alimenti che i giovani della Croce Rossa di Porto Potenza, in diversi giorni, hanno distribuito alle famiglie. Con loro si è stabilito un rapporto di collaborazione molto importante: essi ci comunicano i bisogni che rilevano nei loro interventi e noi, come possiamo, prendiamo contatto con famiglie, anziani, disabili, malati.
Li sentiamo, consigliamo, diamo numeri di telefono, ci facciamo tramite, li risentiamo per farli sentire accompagnati e non soli. Insieme alla CRI stiamo organizzando una raccolta di cibo in vari negozi della nostra città e stiamo sensibilizzando le persone attraverso le associazioni e le persone con cui siamo in rete. In questo tempo di Quaresima ci sembra importante che, come Chiesa, ci coinvolgiamo nella solidarietà verso chi sta soffrendo, anche nell’emergenza, in cui tutto sembra essersi fermato.
Ci sentiamo di ringraziare il Signore perché, ancora una volta, mentre noi eravamo dispersi, impauriti, ci ha indicato e ci traccia continuamente nuove vie. Sentiamo che Egli legge, rispetta e si fa carico persino delle nostre paure e manda le grazie necessarie. Grazie Signore. Con tutto il cuore. Tu sei con noi e noi, forti del tuo amore continuiamo a spenderci per gli altri. •

Anna Rossi

Centro di Ascolto IL DONO
Parrocchia S. Anna
Porto Potenza Picena

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