“Il nostro non è un hobby”

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Lavoratori dello spettacolo: chi sono e le difficoltà del momento.

In seguito al dpcm del 24 ottobre: “sono sospesi gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi anche all’aperto”. Una decisione forte per il mondo della cultura, una decisione forzata, inutile, “si tenta di limitare gli spostamenti” ci è stato risposto.
Ma le migliaia di Lavoratori dello Spettacolo non ci stanno, non ci stanno ad essere ancora una volta carne da macello per un bene superiore.
I lavoratori dello spettacolo, sì perché questo settore comprende non solo i cosiddetti “famosi” ma decine e decine di persone che, lavorando nel mondo dello spettacolo, mantengono una famiglia: attori, danzatori, musicisti, tecnici, elettricisti, fonici, sarti di scena e chi più ne ha più ne metta.
Chi lavora davanti e chi lavora dietro le quinte. Persone che ogni giorno devono combattere per far capire che quello che fanno è un mestiere e non un hobby, che devono darsi da fare per barcamenarsi tra contratti in regola e pagamenti a nero, rimborsi chilometrici e affini.
Quello che li muove è la passione, quella genuina di un artigiano che fa con amore il proprio lavoro e che ha l’esigenza anche di mostrarlo e insegnarlo.
Sì perché una grandissima fetta di questi lavoratori è anche composta da formatori e insegnanti in scuole private e pubbliche, forti dell’idea che l’arte teatrale aiuti i giovani ad unirsi e a capire meglio il concetto di comunità, che abbia una funzione sociale aiutando chi è più svantaggiato o “diverso” o discriminato (disabili, migranti, donne…).
Chi lavora in teatro è un vero e proprio officiante e il teatro ha la necessità di ritrovare quella forma rituale che aveva ai tempi dei Greci, quella profondità, quel misticismo che lo rendeva parte fondamentale di una società, di una polis.
Nelle Marche sono ben 6000 i lavoratori dello spettacolo che il 30 ottobre sono scesi in piazza del Plebiscito ad Ancona non per protestare contro la chiusura ma per chiedere di dare importanza ad un settore troppo spesso sottovalutato e con un organizzazione che non si è mai evoluta in cinquant’anni. Colpa dell’aria di sufficienza degli stessi politici che non danno il giusto peso alla cultura di qualità che arricchisce l’anima di chi ne gode.
A causa di questo nel decreto si sono dimenticati di specificare se i corsi o i laboratori di teatro si potessero continuare a fare o meno: “È tutto assurdo” dichiara Elena Fioretti, vice presidente di Magma Associazione Culturale “il decreto non contempla i laboratori teatrali per adulti, parte fondamentale del nostro lavoro.
Nessuno sa dirci se possono continuare o no. Girano dei documenti discordanti, qualcuno continua e ogni comune ha l’autonomia di scegliere se permetterli oppure no in base a chi gestisce le sale (visto che i circoli culturali devono restare chiusi ma le sale teatrali possono continuare con le prove tra professionisti) ma nulla è chiaro.”
Insomma una bella confusione, cosa può fare allora l’informazione? Far capire, far conoscere la situazione. La palla passa a voi cari lettori e quando la prossima volta sentirete parlare di Lavoratori dello Spettacolo non pensate che siano un gruppo di pigroni che non hanno voglia di crescere ma raccontate che dietro a questa dicitura si nascondono decine e decine di persone con una dignità che hanno diritto ad esser riconosciute come tali, lavoratrici e portatrici di bello nella nostra società. •

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