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Solidarietà con i fratelli dell’Ucraina

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Il grande cuore della parrocchia di San Marone. In soli 4 giorni tanti prodotti destinati alla colonna mobile di aiuti diretta a Przemysl in Polonia, al confine con l’Ucraina.

Sono bastati quattro giorni per raccogliere una quantità enorme di prodotti per l’igiene, generi alimentari e qualsiasi cosa che non si rovinasse durante il viaggio, destinazione Przemysl, città polacca a confine con l’Ucraina, dove si dirige parte dei rifugiati ucraini. L’iniziativa è stata lanciata sui social sabato 12 marzo c.m. e nel giro di pochi giorni è stato riempito il pulmino della parrocchia San Marone. La partenza degli aiuti umanitari, raccolti presso l’oratorio San Domenico Savio, e caricati sul pulmino, è avvenuta nella mattinata di giovedì 17 marzo dal cortile della parrocchia San Marone. Don Alessio Massimi, incaricato del locale oratorio salesiano, Daniele Arbuatti, non nuovo a iniziative umanitarie e Giancarlo Pennesi sono stati i tre angeli che si sono messi al volante del mezzo e affrontato il lungo viaggio. La prima tappa è stata Mikulov, cittadina della repubblica Ceca, dove la delegazione della parrocchia San Marone è arrivata verso 20,30 dello stesso giorno.
Trascorsa la notte, i tre sono ripartiti per la Polonia alle ore 8,00 di venerdì 18 marzo e sono arrivati a Przemysl verso le ore 15,00 del pomeriggio. Le comunicazioni per tutte le giornate dell’operazione umanitaria sono avvenute sempre su WhatsApp con messaggi e video. Scriveva don Alessio, una volta arrivati: “Siamo arrivati a destinazione e abbiamo scaricato il pulmino. Ora andiamo a fare un po’ di servizio. Oggi hanno colpito anche Leopoli. Stasera manderemo un video”. Tutto il materiale del pulmino è stato scaricato anche con l’aiuto della locale Opera Salesiana. Nel video, dopo il saluto di don Alessio, Daniele ha descritto brevemente la prima esperienza in terra polacca.
“Il centro di accoglienza profughi è un piccolo centro commerciale adattato per l’emergenza in atto. La prima cosa che ci ha colpito, ha precisato Daniele, è stata la presenza di giovani volontari che provenivano dalla Spagna, dalla penisola scandinava e da altre nazioni europee. Lo capivamo dalla loro lingua. Abbiamo cercato se mai ci fosse uno stand dell’Italia ma non lo abbiamo trovato. Abbiamo però sentito parlare italiano. Dopo esserci registrati, abbiamo avuto il braccialetto che certificava di essere volontari e che ci permetteva l’ingresso presso il centro. La migrazione della popolazione ucraina continua ininterrottamente. L’aeroporto di Leopoli è stato bombardato e il luogo dove ci troviamo è a venti chilometri dal confine ucraino”.
Nel secondo giorno (19 marzo 2022), partiti presto, alle 7,15 dalla casa salesiana, la delegazione è ritornata nel centro raccolta profughi del giorno prima.
C’erano enormi stanzoni, ex negozi, arredati con brandine, per dare posti letto. È stato fatto del tutto per rendere l’ambiente il più confortevole possibile. Sono state rifatte le brandine, cambiate le lenzuola per i nuovi profughi che sarebbero arrivati. Sono riusciti ad entrare in contatto con la Protezione Civile Italiana.
Opera con grande professionalità in un ex-magazzino e ospita i profughi con destinazione Italia. Probabilmente, nei prossimi giorni, la delegazione avrà anche il compito di portare in Italia qualche profugo.
Sono immagini che spezzano il cuore, hanno detto i tre volontari. Nonostante tutto, i bambini giocano con quello che trovano, palloncini, tricicli, monopattini anche un po’ dismessi. La sofferenza c’è ma le mamme cercano di far divertire i propri figli come possono.
La domenica (20 marzo 2022) è stata trascorsa nuovamente presso il centro di accoglienza. Prima di riprendere la strada del ritorno e fare sosta a Mikulov, come nell’andata, la delegazione della parrocchia San Marone ha avuto l’incarico di andare a prendere in una località vicina a Czestochowa, la mamma Yana con Zlata e il piccolo Lev che sono arrivati a Civitanova Marche per ricongiungersi con la bisnonna ucraina, Natalia, che risiede nella cittadina adriatica da circa vent’anni.
Lunedì 21 marzo 2022, Don Alessio, Daniele e Giancarlo sono ritornati presso la sede della protezione Civile Italiana, per assistere i profughi ucraini che emigravano in Italia.
Hanno aiutato a portare valige, rifare i letti, cambiare le lenzuola delle brandine da campo sistemate nell’enorme stanzone.
Un grazie ripetuto ha accompagnato l’assistenza messa in campo dai volontari. Una cosa che ha colpito tutti era la presenza pressocché totale di mamme con figli in braccio o tenuti per mano. Le mamme non sapevano nulla dei propri mariti rimasti in patria a combattere. Tristezza senza fine. Guerra vergognosa, scatenata dall’invasore russo verso i propri fratelli ucraini.
Il viaggio verso la località vicino a Czestochowa è durato cinque ore e mezzo. Sei ore circa sono state impiegate, martedì 22 marzo 2022, per raggiungere Mikulov nella Repubblica Ceca.
La ripartenza da Mikulov è avvenuta mercoledì 23 marzo 2022 e il ritorno a Civitanova Marche, sempre nello stesso giorno, verso le 19,30, presso l’oratorio San Domenico Savio, dove c’erano ad attendere don Alessio, Daniele, Giancarlo, Yana, Zlata e il piccolo Lev, una rappresentanza della Parrocchia San Marone e la signora Natalia, nonna di Yana e bisnonna dei due piccoli. Commovente e toccante è stato l’abbraccio di quest’ultima con i profughi. Chi era presente alla scena non la dimenticherà mai.
La solidarietà e l’amore disinteressato sono più forti della cieca barbarie alla quale va tutto il disprezzo: “Voglio che ti resti il mio disprezzo / come sola mia eredità”.
È un verso di una ben nota canzone di Franco Simone. Era indirizzata contro la droga. Va bene anche verso chi ha scatenato una guerra vergognosa contro uno stato sovrano e indipendente, fiero della propria libertà. Chi ha messo in campo il vangelo, presso il palco di uno stadio moscovita, per giustificare l’aggressione, ha semplicemente bestemmiato. Non occorrono teologi e studiosi delle sacre scritture per confutare ciò che ha detto. La solidarietà poi non è un dare per avere qualcosa in contraccambio, magari il silenzio verso l’aggressore. •

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