Orientare e conoscersi

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Quando il bambino si presenta a scuola ha già compiuto un lungo percorso sul cammino dell’inserimento nella comunità di appartenenza e possiede un patrimonio di conoscenze e di abilità ricco, vario, fortemente partecipato. Da ciò si deduce che la prima agenzia educativa è la famiglia con il suo contesto di vita.

Tutte le altre agenzie, compresa la scuola, aiutano la famiglia nel suo compito educativo ed assumono da questa l’humus vitale, indispensabile al nutrimento dei cuori e delle menti ed indispensabile fondamento della “casa della conoscenza”. La famiglia, luogo primario e fondamentale per l’educazione, prima scuola delle “virtù sociali”, plasma il bambino, nel bene e nel male. Per queste ragioni, la scuola senza l’aiuto della famiglia è quasi impotente. Può correggere comportamenti, ma può far ben poco per rimuovere gli atteggiamenti e gli stili educativi sbagliati, senza la collaborazione strategica della prima agenzia educativa. Ma la famiglia è ancora scuola di vita?

La famiglia risulta indebolita a causa delle difficoltà del padre e della madre di essere genitori ed esserlo presuppone una certa consapevolezza pedagogica di difficile contestualizzazione. Laddove elaborino in modo esplicito un progetto educativo condiviso, sono poi sprovvisti, nella maggior parte dei casi, delle strategie operative… non sanno come fare. Dai grandi i nostri bambini apprendono, talvolta, modelli negativi: la violenza, l’incoerenza, l’incapacità di accogliere la sconfitta, di sopportare le frustrazioni. I bambini spesso leggono negli adulti l’insoddisfazione, l’incapacità di assumersi le responsabilità, di essere guide autorevoli.

Così, come ci diciamo tra operatori del settore, i giovanissimi sono emotivamente instabili, insensibili all’ascolto, privi di equilibrio affettivo, fragili. Molto spesso l’attività lavorativa di entrambi i coniugi, la loro forzata separazione dovuta alla mobilità professionale, la riduzione della coppia ad un solo genitore, la famiglia allargata a più figli di genitori separati, sono fattori che fanno sì che la famiglia stessa abbia perduto col tempo le sue tradizionali prerogative di agenzia privilegiata di socializzazione e punto di riferimento. Ecco allora che entra in gioco il contributo di chi educa per professione, di chi fa dell’educazione la propria missione: la scuola, i docenti.

Il compito educativo che spetta alla famiglia è coadiuvato, dunque, da tutta la società e la scuola è l’istituzione sociale che va incontro a tale esigenza in modo sistematico e professionale. E allora la scuola è ancora agenzia educativa? Certamente sì! Solitamente alla scuola si richiede maggiormente l’impegno sul versante istruttivoculturale. La relazione educativa scolastica si distingue, infatti, dal ruolo educativo genitoriale, per la sua caratterizzazione basata fondamentalmente sulla comunicazione educativoformativa. Ma, oggi, sempre di più i docenti incontrano bisogni formativi di altra natura e ad essi sono chiamati a rispondere. I disagi psicologici e sociali che alcuni bambini vivono richiedono interventi che vanno al di là dell’insegnare una semplice disciplina.

La scuola sta diventando sempre più il luogo in cui non sono attivati soltanto processi di trasmissione-elaborazione culturale, ma anche di educazione, relazionalità, orientamento valoriale: di formazione in senso ampio. Ecco perchè uno dei principali compiti della scuola è l’orientamento, cioè educare, fin dalla più tenera età a sapersi leggere dentro, conoscere le proprie attitudini ed i propri limiti, per poi muoversi opportunamente nel mondo, riuscendo a progettare piani realizzabili per il futuro, ad autostimarsi. Orientare significa saper scegliere autonomamente, in modo autenticamente libero, sapendo mantenere la scelta o modificarla qualora si riveli inadeguata al proprio progetto di vita.

La scuola, inoltre, recupera e propone i sistemi valoriali della nostra antichissima cultura: il rispetto della persona, l’accoglienza verso l’altro, la ricerca del bene comune, l’attenzione ai più deboli, alle diversità, l’amore e la ricerca della legalità, della libertà, della giustizia, della verità, l’edificazione di una convivenza pacifica e solidale, il rispetto per l’ambiente. Non sono questi i valori della nostra Costituzione, che tutti dobbiamo contribuire a realizzare nella vita? Non sono questi i valori, i valori cristiani che hanno radicato la coscienza delle nostre famiglie? Non sono questi i valori che la società civile deve recuperare?

Anche se la scuola, da sola, non può rispondere alla totalità dei bisogni educativi, è tuttavia indubbio il suo ruolo centrale, determinante e fondamentale per la ricostruzione della società stessa. Mentre per le altre agenzie educative (associazioni sportive, parrocchia, enti locali, mass-media, tecnologia), l’istruzione e l’educazione non sono funzioni prioritarie, per la scuola sono invece compiti istituzionali. Alla scuola spetta il dovere di stabilire strategie e percorsi per favorire raccordi con le famiglie e le varie agenzie educative, anche se ciò non è facile. È soprattutto con la famiglia che deve delineare corresponsabilità educativa, attraverso strategie concordate e condivise.

La scuola è impegnata nella ricostruzione di un nuovo “umanesimo culturale”. Tutti siamo chiamati, ciascuno secondo il proprio ruolo e le proprie responsabilità, alla rigenerazione di un orizzonte valoriale adeguato all’intelligenza dei figli, che in quanto studenti, sono al centro dell’azione educativa in tutti suoi aspetti: cognitivi, affettivi, relazionali, corporei, estetici, etici, spirituali, religiosi. I docenti, allora, pensano, costruiscono, realizzano il loro percorso educativo-didattico per persone che vivono “qui ed ora”, che sollevano precise domande esistenziali, che vanno alla ricerca di orizzonti di senso e di significato. •

Marinella Corallini

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