Da Famiglia Nuova alla rete di amicizia e esperti per aiutare i piccoli

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Parlare di violenza sulle donne significa anche voler intervenire sugli uomini violenti: sulla loro cultura, sul loro modo di vedersi e di vivere le relazioni. Significa anche che andrebbero accompagnati in percorsi personalizzati ad hoc. È quanto si è iniziato a Modena, dove è sorta la prima struttura pubblica regionale di trattamento dedicata agli uomini, il Centro LDV (Liberiamoci dalla violenza).

Si tratta di un’esperienza pilota che potrebbe essere considerata come un modello anche per altre realtà territoriali. Anche da noi, in quella che anni fa è stata definita “l’isola felice” ma che felice non lo è più, vi sono sempre più spesso episodi di maltrattamento familiare verso le donne e bambini. Dietro coloro che maltrattano c’è il mondo indifferente degli uomini inerti.

C’è una realtà culturale, di ruoli e di rapporti che cambiano in questo nostro tempo e fa sì che saltino le regole basilari a partire dalla comunicazione stessa. La crisi economica che stiamo attraversando è anche e soprattutto crisi di valori, mancanza di certezze, mortificazione del ruolo maschile e aggrava il rapporto uomo-donna fino all’esasperazione. Come riuscire a prevenire la violenza e soprattutto come riconoscerla?

La legge sullo stalking sicuramente offre un’opportunità positiva per le vittime di questo nefasto reato ma non è abbastanza, perché le donne continuano a essere oggetto di punizione fisica e psicologica a prescindere. Il silenzio, la paura e l’omertà, favoriscono la violenza in famiglia e non solo ed è a questo silenzio che è necessario ed urgente dare voce. Le nostre comunità non assomigliano, almeno per ora, alle grandi e dispersive megalopoli. Ci si conosce un po’ tutti, specialmente nei piccoli centri dove il controllo sociale è ancora forte e rassicurante. Ci si sente meno soli e i punti di riferimento come la Parrocchia, i Centri di ascolto, la Caritas, la stessa comunità, non mancano. Tuttavia non basta e se necessario ciascuno di noi è chiamato a fare la propria parte come il buon samaritano che si è preso cura di chi giaceva abbandonato in mezzo alla strada.

Anche da noi ci sono episodi di violenza familiare, alcuni di essi fortunatamente messi in luce e risolti o in via di “guarigione”, grazie ad interventi tempestivi. Simili esempi confortano e incoraggiano chi non si è voltato da un’altra parte ma si è reso attivamente disponibile. Famiglia Nuova di Fermo (Via M.Morrone,3–tel.0734-225882¸ www.famiglianuova.it) è un faro utile in casi del genere. Sa come intervenire sulla coppia, per aiutarla a riattivare le giuste dinamiche della comunicazione. È un intervento lungo e molto delicato che va a toccare ferite dolorosissime, ma è pur sempre necessario imparare a non avere paura di farsi aiutare quando si ha la tentazione di arrendersi. Famiglia Nuova non agisce da sola, grazie a reti di aiuto per la difesa delle donne, può contare su vari centri di accoglienza e antiviolenza, dislocati nella regione Marche. Centri necessari, alcuni gestiti da ordini religiosi femminili, per rispondere a casi purtroppo sempre più numerosi e di tale gravità, da richiedere per le donne stesse luoghi appropriati di forte protezione. I servizi che si offrono sono rivolti non solo alle donne ma anche ai loro figli che hanno subito violenza essi stessi e che necessitano di aiuto.

La tentazione del silenzio e dell’indifferenza è purtroppo ancora forte. Tuttavia si auspica la promozione di nuove campagne di sensibilizzazione sul fenomeno della violenza contro donne e minori, mediante i vari mezzi di comunicazione e a partire dalla Scuola, agenzia educante dopo la famiglia, per offrire i principali strumenti di lettura e di comprensione del fenomeno non solo della violenza verso l’altro ma anche verso sé stessi.

Stefania Pasquali e Angelo Talamonti

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