Per noi credenti la terapia di tale aggressività distruttiva è legata alla riscoperta del radicamento religioso della vita umana. Il rapporto con Dio, infatti, se ben vissuto, è sorgente di un senso profondo di umanità e di attenzione alla persona dell’altra/altro. In tal senso, nel discorso del 12 settembre 2012, Benedetto XVI incoraggiava i credenti a darsi da fare, perché, diceva, «come cristiani non possiamo essere pessimisti. Sappiamo bene che nel cammino della nostra vita incontriamo spesso violenza, menzogna, odio, persecuzione, ma questo non ci scoraggia. Soprattutto la preghiera ci educa a vedere i segni di Dio, la sua presenza e azione». L’impegno per il bene, dunque, è la medicina capace di neutralizzare le varie forme della disumanizzazione della vita che si manifestano nelle aggressioni sulle donne, nella riduzione del corpo femminile a oggetto sessuale, nella schiavizzazione di giovani ragazze costrette a prostituirsi, negli abusi sui minori, nella violenza verbale, nello stalking praticato come mezzo per terrorizzare l’altro/altra.
Solo la faticosa pratica del bene può correggere gravi distorsioni comportamentali spesso indotte anche dai tanti prodotti televisivi che presentano la violenza e le prevaricazioni come aspetti “normali” della relazione tra uomini e donne. Dalla fede vissuta, inoltre, nasce una visione non patriarcalista, e quindi non appressiva, del rapporto tra uomini e donne. S. Paolo scrive infatti nella lettera ai Galati: «Non c’è più giudeo nè greco; non c’è più schiavo nè libero; non c’è più uomo nè donna, poichè tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3,28). Questo stile non prevaricativo e non predatorio nella gestione delle relazioni tra uomini e donne, oltre che da San paolo, è auspicato da una radicata tradizione ebraica che si esprime in queste parole attribuite al Talmud: “… State molto attenti a far piangere una donna, che poi Dio conta le sue lacrime! La donna è uscita dalla costola dell’uomo, non dai piedi, perché dovesse essere pestata, né dalla testa per essere superiore, ma dal fianco per essere uguale… Un po’ più in basso del braccio per essere protetta e dal lato del cuore per essere amata”.
È consolante che una sensibilità di questo genere non sia confinata solo nei testi riportati sopra, ma sia ormai divulgata anche a livello di grande comunicazione e di una comicità che non scherza più sulla subordinazione della donna proposta da una banale mentalità che non si riesce ancora a superare. Così Luciana Littizzetto, in uno dei più ascoltati monologhi sanremesi, si è espressa nella giornata contro la violenza sulle donne: “Un uomo che ci mena non ci ama. Mettiamocelo in testa. Salviamolo nell’hard disk. Vogliamo credere che ci ami? Bene. Allora ci ama male. Non è questo l’amore. Un uomo che ci picchia è uno s… Sempre. E dobbiamo capirlo subito. Al primo schiaffo. Perché tanto arriverà anche il secondo, e poi un terzo e un quarto. L’amore rende felici e riempie il cuore, non rompe costole e non lascia lividi sulla faccia…Pensiamo mica di avere sette vite come i gatti.? No. Ne abbiamo una sola. Non buttiamola via”.•
Al di là delle solite frasi fatte quindi, di cui si riempiono la bocca continuamente giornalisti come quello che ha scritto l’articolo in questione frasi che non hanno alcun senso e valore, come ci si poteva aspettare da un giornale, ecco il solito articolo alle violenze, che ormai e’ una cantilena, ma che se vediamo i dati delle procure. dovreste sapere che gli uomini vengono ammazzati 4 volte più delle donne ammazzati anche da donne e che per gli stessi tipi di omicidi spesso le donne vengono assolte mentre gli uomini condannati; per quanto riguarda le violenze poi dovreste sapere che la maggior parte di loro alla fine si scoprono false, e anche questa non e’ una forma di violenza che distrugge la vita degli uomini? Perché le donne che si inventano le violenze non vengono punite severamente e messe in evidenza e trattate come mostri come invece viene fatto per l’uomo?
Un uomo che subisce una denuncia per un falso stupro e’ una violenza peggiore di quella che subirebbe una donna con uno stupro perché nel primo caso oltre a subire violenze da parte di una donna che ti calunnia e della legge che ti persegue e della società che ti tratta come mostro con il conseguente pericolo che qualche femminista di merda servo delle donne ti faccia del male, vieni anche considerato tu il criminale e lei la vittima e avrai sempre da quel momento in poi la vita distrutta(amici,lavoro,amore, ecc… non esisteranno più) ciò che non succede nel secondo caso.
Io tutte queste donne maltrattate e violentate non le vedo, anzi vanno in giro felici e contente e ne fanno di cotte e di crude senza avere paura di niente, anzi vedo che spesso sono loro a maltrattare gli uomini.
Perché questo giornalista non fa per esempio un articolo sulla fine che fanno migliaia di uomini separati e divorziati che in molti casi vanno a fare i barboni per strada e spesso muoiono anche di stenti?(Come denuncia un’associazione di genitori separati in un programma andato in onda nel cuore della notte, guarda caso, alle volte le sentissero in troppi queste notizie).
Per non parlare degli altri milioni che sicuramente non stanno meglio, infatti la maggior parte di loro non arrivano a fine mese per colpa degli alimenti troppo onerosi che pagano alle ex-mogli con la scusa che servono ai figli, ex-mogli che spesso li odiano e figli che spesso non riescono neanche a vedere per anni e che in molti casi vengono messi contro il padre da condizionamenti mentali da parte della madre. Se ci mettiamo poi quelli che prendono pure le denunce per violenze addirittura sui figli e che, come ormai è appurato, quasi il 100% risultano poi false, io penso che la situazione per l’uomo è abbastanza critica e questo per colpa delle donne, della società femminista criminale, della giustizia zerbina delle donne (ovvero ingiustizia), delle istituzioni e soprattutto per colpa di gente come chi ha scritto l’articolo in questione che fanno i servetti delle donne senza curarsi minimamente dei diritti degli uomini.
QUESTA, NON E’ VIOLENZA CONTRO L’UOMO?