Maledetto e benedetto internet
Mercoledì sera, presentando al Multiplex 2000 di Macerata la regista del film Grotto, Micol Pallucca, ho chiesto ai ragazzini presenti se appartenessero a qualche gruppo. La risposta è stata: sì, apparteniamo al gruppo di… whatsapp. Nell’impossibilità (a motivo dello sport, della musica, della danza, dei compiti a casa) di vivere esperienze fisiche di piccole tribù, clan, gruppi; nell’impossibilità di vivere momenti aggregativi pomeridiani e festivi insieme, i pre-adolescenti si ritrovano in rete. Qualcuno criticherà la mancanza di un incontro vero e fisico: la mancanza cioè di sguardi che si incrociano, mani che si toccano, gesti che parlano più delle parole; qualche altro giustificherà questo nuovo comportamento con i cambiamenti odierni, i rischi di stare per la strada, la maggiore sicurezza di starsene in casa.
Su un altro fronte, internet è la piazza mondiale dove ci si ritrova e dove si trova tutto. Tutto e anche il suo contrario. E anche qui il giudizio è duplice: strumento buono e strumento cattivo.
Cattivo perché vi si rischia la confusione mentale e una sorta di naufragio informativo: milioni di notizie vere e false insieme.
Buono perché proprio in mezzo a quei milioni di notizie vi sono anche quelle che altri media non forniscono.
Riflettiamo un attimo sul concorsone per i precari. 165 mila gli esaminati. I Tg RAI hanno raccontato l’evento in apertura di telegiornale lasciando passare il messaggio della positività della cosa e del grande sforzo organizzativo. Anche le interviste ai precari, pur riprendendo lo sconcerto per situazioni di attempati docenti ora sotto esame dopo 10-15 anni di insegnamento, ha rafforzato l’immagine di una iniziativa senza problemi. Grazie ad internet, e a qualche voce giornalistica fuori dal coro, si è appreso invece che diverse commissioni non si erano formate e che in alcuni casi sono stati chiamati i carabinieri. Insomma, lo scenario appariva diverso da quello della comunicazione ufficiale.
Questa è la rete: occasione e mare in tempesta. •