La Provincia di Nansebo è una delle tredici Provincie del West Arsi e una delle sei Provincie del West Arsi parte della Prefettura di Robe. La Provincia è situata nella parte Sud Est del West Arsi e confina a Sud con il Sidamo, a Est con la Zona del Bale.
Worka è la città capitale della Provincia e si trova a Km 120 di Shashamanne. È una cittadina di quindici mila abitanti. La Provincia è montuosa nella parte più a Nord Ovest, a un’altitudine media di 2.700 metri. Nella parte a Sud Est discende in una vasta valle che dà sulla foresta dell’Harenna, a un’altitudine media di 1.800 metri con un clima più mite e più votato all’agricoltura. La superficie della Provincia è di 1.597 Kmq, con una popolazione di 128.482 abitanti ed una densità di 80,4 per Kmq.
Nella parte più montuosa prevale la pastorizia con allevamenti al pascolo di bovini della razza Zebu Arsi, e la gente si nutre di latte e derivati come principale alimento. Abbondano anche pecore, capre e cavalli. La coltivazione del falso banano, introdotta in quest’ultima generazione dal Sidamo, è diventata ora molto importante e procura il cibo più comune. L’unica coltivazione, in piccoli appezzamenti familiari, è quella dell’orzo con la cui farina e tanto burro, sono fatti il Marka e il Chuko, cibi tradizionale degli Oromo Arsi. Nella parte invece più a bassa quota della Provincia, più votata all’agricoltura, si coltivano il caffè di ottima qualità Arabica, il grano, l’orzo e il tief.
Cenni storici della prima presenza Cattolica.
La prima presenza della Chiesa Cattolica nella zona risale al Maggio del 2015. Appena un anno fa, a seguito di un invito da parte di un poliziotto nativo del villaggio con due famiglie. A Kofale era diventato amico del nostro Direttore dell’Ufficio di Sviluppo, Fayisa Gammada e sempre molto ammirato della sua fede cristiana e del suo lavoro di attenzione ai poveri. Per questo gli faceva sempre notare che appartenevano allo stesso ceppo familiare chiamato Mishera. Secondo la tradizione Oromo esiste una liturgia in cui famiglie appartenenti allo stesso ceppo familiare, ma che sono molto lontani e che non hanno una vera parentela di sangue, si possano riconoscere come parenti stretti attraverso una cerimonia che consiste nell’invito da parte di chi chiede questo riconoscimento dei capi famiglia dell’altro ceppo. Nel Maggio del 2015 i Mishera di Shamek Kadir hanno rivolto l’invito ufficiale per questa cerimonia ai Mishera di Jigessa. Così questi ultimi, in diciotto capifamiglia, si sono recati dai Mishera di Shambel Kadir e hanno trascorso due giorni insieme raccontandosi le loro storie e quelle dei loro antenati e poi, con il segno del dono di un Bulluko (enorme coperta di cotone grezzo, tessuta a mano), tutti e diciotto sono stati rivestiti del Bulluko e così si sono stretti i nuovi rapporti parentali.
Al momento di lasciarsi il poliziotto non si sentiva troppo bene. Fayisa lo ha invitato ad andare con lui in macchina fino all’Ospedale di Shashamanne, ma il tale ha rifiutato. Di fatto la malattia si è aggravata e, pochi giorni dopo è morto. In punto di morte, ha lasciato come testamento alle due mogli, che era suo desiderio che diventassero insieme ai loro figli, cristiane come Fayisa e che richiedessero la presenza della Chiesa Cattolica nel loro villaggio.
Da quel tempo, con il catechista Jamal e con Fayisa, abbiamo iniziato a frequentare le famiglie della zona, a parlare con loro e anche con i responsabili della religione tradizionale. C’è un grande interesse da parte di molti. Abbiamo anche individuato due capifamiglia e una ragazza che ogni tanto passano il fine settimana a Kofale a casa del catechista Jamal e frequentano la liturgia nella Chiesa di Kofale. Nel frattempo gli anziani della zona hanno deciso di assegnarci un terreno di circa dieci ettari sulla montagna. Hanno firmato in sessantaquattro capifamiglia la loro decisione. Ora stiamo convalidando l’atto degli anziani presso le strutture governative di Worka.
Uno dei due capofamiglia che ci segue, ha donato un appezzamento di terreno vicino alla sua abitazione per la costruzione della prima cappella, molto importante in questo momento per cominciare a definire meglio chi davvero intende iniziare il percorso catecumenale.
Attività sociali
A livello delle attività sociali abbiamo motivato più di cento donne coordinate in quattro gruppi per iniziare un’attività di microcredito. Anche gli uomini si sono costituiti in gruppi e abbiamo iniziato procurando loro più di seicento piante di mele. Abbiamo spiegato con calma e precisione come le piante dovevano essere messe a dimora, hanno contribuito volontariamente e regolarmente all’acquisto delle piante per il 20%. Nell’ultima nostra visita, in occasione della picchettatura della cappella, abbiamo controllato il lavoro di piantumazione in alcune famiglie e con soddisfazione abbiamo potuto constatare che hanno seguito con fedeltà scrupolosa le direttive date e già le piante cominciano a gettare le prime gemme. Non è un lavoro facile dato che siamo in un ambiente di allevatori e non di agricoltori.
Un’altra iniziativa che abbiamo preso è quella di valorizzare la razza bovina Zebu Arsi, che dà poco latte, ma di qualità eccezionale, con la trasformazione del latte in prodotti di alta qualità. Siamo nella fase sperimentale e il lavoro finora fatto è stato quello, non semplice, di sensibilizzare le donne, che hanno l’appalto del latte e derivati, a superare alcune resistenze culturali piuttosto tenaci. Per gli Oromo di quell’area il latte non si vende né si mette mai sul fuoco. Infatti, producono solo il burro dal latte cagliato e il resto viene bevuto, ma la produzione di formaggio, e altri prodotti, è assolutamente sconosciuta. La resistenza culturale in verità è solo perché mai sono stati provati altri metodi. Infatti, alle nostre spiegazioni e argomentazioni non hanno opposto alcuna resistenza. Si tratta di provare. Tutte le 120 donne, che abbiamo incontrato l’ultima volta, hanno dato il loro assenso alla sperimentazione.
Enrico, un casaro dell’Asiago, con quarant’anni di esperienza nel settore, è venuto per quindici giorni e ha fatto varie prove trovando il latte delle nostre mucche di ottima qualità. Abbiamo anche voluto far vedere la procedura di caseificazione sul posto, nelle loro capanne. È stata un’esperienza commovente. Dopo questa lunga e complessa fase di sensibilizzazione e sperimentazione, pensiamo di poter passare ad un progetto più consistente, per lo sviluppo del villaggio e per la possibilità di una attività di sostegno all’Ospedale Neuro Psichiatrico in costruzione e Robe.
Sono contento di questo intersecarsi armonioso di evangelizzazione diretta e attenzione alle condizioni economico sociali del popolo che Dio ci sta donando e sta chiamando alla vita cristiana. Oggi per esempio, insieme alla macchina che sta andando a prendere il latte, è partito anche il catechista Jamal che si fermerà con i precatecumeni per alcuni giorni.
Credo sempre a un Vangelo incarnato, per cui la predicazione iniziata è accompagnata anche da piccoli progetti per il miglioramento sociale ed economico della popolazione. Lavoriamo perché si diffonda il Regno di Dio, che è molto più grande della Chiesa, strumento perché il suo Regno venga. Solo pochi diventeranno Cristiani, quelli che Dio, nei suoi piani misteriosi e meravigliosi ha chiamato, ma saranno il fermento di tutta la popolazione di quella zona ancora non evangelizzata. •
Fra Angelo Antolini