Fermo, Seminario: dalla Colombia per il Natale 2016

Guardiamolo piccolo

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“Tre anni prima della sua morte, decise di celebrare vicino al paese di Greccio, il ricordo della natività del bambino Gesù, con la maggior solennità possibile, per rinfocolarne la devozione. Ma, perché ciò non venisse ascritto a desiderio di novità, chiese ed ottenne prima il permesso del sommo Pontefice. Fece preparare una stalla, vi fece portare del fieno e fece condurre sul luogo un bove ed un asino. Si adunano i frati, accorre la popolazione; il bosco risuona di voci e quella venerabile notte diventa splendente di innumerevoli luci, solenne e sonora di laudi armoniose. L’uomo di Dio stava davanti alla mangiatoia, ricolmo di pietà, cosparso di lacrime, traboccante di gioia. Il santo sacrificio viene celebrato sopra la mangiatoia e Francesco, levita di Cristo, canta il santo Vangelo. Predica al popolo e parla della nascita del re povero e nel nominarlo, lo chiama, per tenerezza d’amore, il “ bimbo di Bethlehem ”. Un cavaliere, virtuoso e sincero, che aveva lasciato la milizia secolaresca e si era legato di grande familiarità all’uomo di Dio, il signor Giovanni di Greccio, affermò di aver veduto, dentro la mangiatoia, un bellissimo fanciullino addormentato, che il beato Francesco, stringendolo con ambedue le braccia, sembrava destare dal sonno”.
San Bonaventura,
Legenda Maior X, 7
Con queste meravigliose espressioni San Bonaventura, biografo del Poverello d’Assisi, racconta la prima rappresentazione “plastica” della Nascita di Gesù, realizzata nel 1223 da Francesco nel piccolo paese di Greccio, nel Reatino. Significativo che anche Giotto abbia deciso di immortalare nella Basilica Superiore di Assisi questo episodio, nel ciclo di affreschi dedicati alle Storie del Santo.
Un artista dalla sensibilità così profonda ha sicuramente scelto questo fatto non tanto con l’intento di sottolineare un aspetto innovativo o folkloristico, ma per evidenziare lo spirito contemplativo e l’amore che Francesco nutriva per il Cristo.
Un Amore che riempie il cuore del santo nella notte di Natale e che lo fa trasalire di gioia vera e profonda. Chi gli è vicino non può rimanerne indifferente ed è conquistato dalla medesima Grazia, come accade a Ser Giovanni di Greccio. Nella Storia è sempre così: l’Uomo di Dio, come un faro spande luce attorno a sé, una luce che sa colpire i cuori di tutti, provocando con una Testimonianza forte.
Ecco perché penso che sia non solo positivo ma anche necessario mantenere l’antica tradizione del realizzare il Presepe in tutte le nostre case (magari con tutta la famiglia riunita, una volta tanto). È un buon modo di riscoprire il senso vero del Natale, che rischia costantemente di perdersi in mezzo ad un mondo di cartapesta. Il mondo infatti in questi giorni propone solo un volgare consumismo – il problema dei regali e dei cenoni – ed uno sfavillare di luci elettriche che però non illuminano dentro.
Il Signore Gesù non chiede altro che nascere nel nostro Cuore, riscaldarlo, confortarlo, guarirlo, darci la Sua Pace che sorpassa ogni desiderio umano.
Lasciamolo lavorare in noi durante questo Tempo di Grazia, non disperdiamoci in mille futilità…
Guardiamolo piccolo ed indifeso nei nostri piccoli Presepi, Lui Signore della Storia e del Tempo.
Guardiamo alla Madre che Lo contempla senza parlare; guardiamo ai pastori ed agli Angeli che cantano esultanti le Lodi di Dio; guardiamo ai Magi, uomini Saggi e Sapienti che Lo riconoscono come il Senso ed il Fine di tutta la Creazione.
E ripensiamo a quell’Uomo di Assisi che, quella Benedetta Notte nel 1223, Lo vide addormentato fra la paglia e Lo prese in braccio… •
Francesco Capriotti

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