“Orario di visita” poesie di Gianni Marcantoni

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Ad una prima lettura delle poesie di Gianni Marcantoni contenute nel suo ultimo libro, emergono una sorta di emozioni legate ai temi del “dolore” e delle “illusioni disilluse”. Un sottile pianto dell’anima che guarda alla vita. Se me ne avesse parlato quando ho avuto l’opportunità di conoscerlo casualmente una sera di tardo autunno, mi sarebbe parso un gesto affrettato. È bene che l’artista si faccia scoprire a poco a poco come accade per l’apertura cauta di un prezioso scrigno appena rinvenuto.
La tematica del dolore comunque è presente e in molti versi diviene centrale. In Gianni è oggetto di una riflessione matura che nasce sulla personale esperienza e sulla elaborazione dei sentimenti. Nella raccolta di poesie “Orario di visita” Schena Editore, l’autore riflette, esamina e rielabora come un parlare fra sé e sé, trasmettendo in punta di piedi le più intime considerazioni sulla vita alla luce di una ritrovata fede che fa intravedere al lettore uno sguardo aperto al divino.
“Orario di visita” si compone di ben 175 liriche con versi liberi, va letto assaporandolo con calma, dandosi il tempo necessario al confronto fra il proprio pensiero e quello del poeta, cercando nella parola scelta, l’anima che la vivifica.
In Gianni Marcantoni non si percepiscono influenze derivanti dalla lettura e traduzione di altri testi ma si scopre un’originalità e una riconsiderazione dell’essere nel mondo, del tutto nuove e determinanti nel cammino evolutivo della poetica dell’autore.
Tuttavia non v’è traccia in lui di autocommiserazione, in quanto il suo non è atteggiamento passivo, ma espressione di forza. La disillusione derivante da certi accadimenti della vita, esperienza di ogni comune mortale, non lo isola, ma fa immedesimare il lettore attraverso l’uso sapiente della parola. In tal senso, anche nelle composizioni più intime e personali, si avverte il senso di solidarietà che unisce, si fa condivisione e non allontana.
Viene da chiedersi qual sia il senso della poesia come voce interiore dell’individuo, in un mondo dominato dalla comunicazione di massa, dall’inconsistenza dei messaggi e dalla deriva dei significati.
Nel nostro tempo più virtuale che reale è ancora possibile ritagliare spazi profondi da offrire alla riflessione, al ripensamento esistenziale, insomma, a quelle operazioni che definiscono la poesia?
Montale, nel discorso per il Nobel, prova a costruire un’ipotesi di risposta sul ruolo della poesia nel presente e nell’avvenire. Pone una sorta di distinzione fondamentale tra la poesia che si assume il compito di accompagnare il clamore del tempo e quella che contiene in sé la capacità di restituirne l’essenza attraverso la virtù del linguaggio.
La poesia da sempre è vissuta come un aiuto per i ricordi ed ha offerto la possibilità di celebrare l’esistente attraverso moduli ritmici di tipo affettivo e sensoriale.
Ma la poesia è ancora seguita e da chi è rappresentato il suo pubblico? Sembrerebbe che la lirica non sia più in grado di mostrare il suo perché come in uno specchio, di guidare il lettore attraverso i sentieri di una vita che potrebbe soccombere al caos. Eppure la poesia di Gianni Marcantoni sottintende uno spazio aperto alla società vissuta e i grandi temi della vita riappaiono nel suo spazio poetico e scorrono uno dopo l’altro lasciandosi dietro i luoghi della memoria. Non si rifugia l’autore nella protettiva torre d’avorio, che vorrebbe evitare un confronto con la realtà, ma l’affronta. In questo contesto, alla parola poetica, evocativa e immaginifica resta una posizione ancora forte che desterà l’interesse e il favore del grande pubblico quando si avrà l’occasione di conoscere Gianni Marcantoni, poeta e uomo. Poesia allora per continuare a testimoniare la condizione umana come luogo della ricchezza linguistica, della accoglienza di diversità e come ultimo baluardo contro il rischio dell’impoverimento progressivo e omologante. Ed ecco che “Orario di visita” si affaccia come un invito alla speranza così come avveniva per gli antichi aedi che cantavano le loro composizioni al suono della cetra. •

Gianni Marcantoni, classe 1975, nasce a San Benedetto del Tronto e vive a Cupra Marittima. Laureato in Giurisprudenza, scrive poesie dal 1991. Tra il 2010 e il 2013 gli vengono pubblicati alcuni suoi testi in varie antologie. Nel 2014 vince il primo premio assoluto al Concorso Letterario Internazionale “Versi d’agosto”.
Le sue pubblicazioni: Al tempo della poesia e La parete viva, 2011, Aletti; In dirittura, Vertigo, 2013; Poesie di un giorno nullo, Vertigo, 2015.

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