Isola del Gran Sasso (TE), Santuario di S. Gabriele dell'Addolorata: Francesco e Marco davanti ai santuari (vecchio e nuovo) e aggrappati alla vite del tabernacolo

In ascolto di S. Gabriele e di Papa Francesco

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Giornata di ritiro per i giovani che sabato 25 marzo saranno ammessi agli ordini sacri.
Francesco e Marco (Leonardo era assente perché malato), insieme al rettore, si sono recati al Santuario di S. Gabriele dell’Addolorata, in provincia di Teramo, per pregare, riflettere e ossigenarsi alle pendici del Gran Sasso.
Giovedì 16 marzo è una giornata di sole. Il ritiro inizia con la preghiera davanti all’urna del Santo dei giovani. È S. Gabriele infatti che ripropone il senso della vocazione. Nel silenzio pieno di bellezza, in un panorama da mozzare il fiato, la grazia di Dio è più a portata di mano. Lo è stata anche per s. Gabriele che in 24 anni ha scalato la montagna della santità divenendo riferimento per la vocazione di tante persone. Si racconta infatti che Francesco Possenti, diventato poi San Gabriele, il 22 agosto 1856, durante una processione, abbia sentito la Madonna dirgli: “Francesco, cosa stai a fare nel mondo? Segui la tua vocazione!”. E Francesco ha obbedito. Si è fidato. Davanti all’urna del santo, dunque, Marco e Francesco hanno voluto fare il punto sulla loro vocazione e si sono dichiarati pronti a chiedere al Vescovo di essere ammessi agli ordini sacri.
Dopo la preghiera, la giornata è proseguita con lo studio del Discorso di Papa Francesco ai parroci della diocesi di Roma. Tale discorso di 11 cartelle è stato analizzato, meditato e approfondito. Ci sono immagini suggestive.
Il Papa ha scritto che crescere nella fede significa fare un percorso di maturazione nella fede, nell’amore, nella solidarietà, nella comprensione della Parola. Quella del credente è l’esperienza di una “incompiuta pienezza”. L’immagine scelta da Papa Francesco è quella di “un giocatore di basket o pallacanestro, che inchioda il piede come ‘perno’ a terra e compie movimenti per proteggere la palla, o per trovare uno spazio per passarla, o per prendere la rincorsa e andare a canestro. Per noi quel piede inchiodato al suolo, intorno al quale facciamo perno, è la Croce di Cristo”.
Nel discernimento – afferma il Papa – occorre fare prima un passo indietro, come chi retrocede un po’ per vedere meglio il panorama. Si mette in guardia dalla “insidiosa tentazione del pessimismo sterile”. “Questa è una tentazione che noi sacerdoti abbiamo spesso, è la tentazione di separare prima del tempo il grano dalla zizzania”. Bisogna essere invece “persone-anfore per dare da bere agli altri”, avverte Papa Francesco.
Altra sollecitazione del Papa è quella sulla tentazione, chiamata “vaglio”. La tentazione è sempre presente nella vita di Simon Pietro, il quale mostra in prima persona come progredisce la fede confessando e lasciandosi mettere alla prova, e mostrando che “anche il peccato stesso entra nel progresso della fede”. Ma il Signore prega per Simone pensando anche a noi. “Il peso dei nostri peccati tante volte ci allontana da Dio”. La fede di Simon Pietro ha un carattere speciale: “È una fede provata, e con essa egli ha la missione di confermare e consolidare la fede dei suoi fratelli, la nostra fede”.
“La fede di Simon Pietro è minore di quella di tanti piccoli del popolo fedele di Dio”, scrive il Papa. “Ci sono persino dei pagani, come il centurione, che hanno una fede più grande nel momento di implorare la guarigione di un malato della loro famiglia. La fede di Simone è più lenta di quella di Maria Maddalena e di Giovanni.
Giovanni crede al solo vedere il segno del sudario e riconosce il Signore sulla riva del lago al solo ascoltare le sue parole. La fede di Simon Pietro ha momenti di grandezza, come quando confessa che Gesù è il Messia, ma a questi momenti ne seguono quasi immediatamente altri di grande errore, di estrema fragilità e totale sconcerto, come quando vuole allontanare il Signore dalla croce, o quando affonda senza rimedio nel lago o quando vuole difendere il Signore con la spada. Per non parlare del momento vergognoso dei tre rinnegamenti davanti ai servi”. “Simon Pietro è l’icona dell’uomo a cui il Signore Gesù fa fare in ogni momento atti di fede”. Da Pietro viene “un’unica lezione: quella del Signore che conferma la sua fede perché lui confermi quella del suo popolo. Così è la vita. Chiediamo anche noi a Pietro di confermarci nella fede, perché noi possiamo confermare quella dei nostri fratelli”.
La giornata è proseguita con la preghiera dell’ora sesta davanti all’urna di San Gabriele, nella penombra della cripta. Sembrava che lui pregasse con noi.
Quindi il pranzo con gli occhi puntati sulla vetta del Gran Sasso. Poi una visita al Vecchio santuario, alla cameretta di S. Gabriele, al Coro dove pregava e agli innumerevoli ex voto.
Nel pomeriggio c’è stato un momento di confronto sul testo studiato al mattino, quindi la giornata si è conclusa con l’adorazione davanti al tabernacolo a forma di cuore da dove spuntano i tralci e grappoli di uva matura. Simbolicamente anche Marco e Francesco si sono aggrappati a quei tralci che, legati alla vite, porteranno molto frutto. •

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