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Un mondo al contrario

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Amandola: stare in famiglia ritorna di moda.

Dopo lo smarrimento e la confusione dei primi giorni di pausa forzata, così stiamo organizzando la vita domestica della nostra famiglia con sei figli e due nonni al piano inferiore.
La Messa settimanale è stata sostituita con quella in tv, preparando un altarino decente: fiori, croce, tovaglia, candela.
Il tempo a disposizione e la naturale angoscia amplificata dai media ci hanno spinti alla recita del rosario tutte le sere, con i bambini che a turno recitano una decina, nello stesso ordine: prima i più piccoli di 5 e 6 anni, poi gli ‘adulti’ di 13 e 15. È divenuta una necessità, non certo un rito magico, come un respiro o sospiro per finire la giornata.
Nelle invocazioni abbiamo liberamente inserito il Beato Antonio da Amandola, il cui corpo è conservato integro da 570 anni nel famoso santuario agostiniano. Fu lo stesso frate, quando era ancora in vita, ad ampliarlo quando ne era rettore, al centro di Amandola.
I bambini hanno anche scoperto, dalle pitture dell’abside, che il nostro Beato, compatrono di Amandola, è persino protettore dalla peste, avendo nei suoi 96 anni di vita superato ben 12 pestilenze che decimarono l’Europa. Quindi: “Beato Antonio da Amandola, Prega per noi!”.
Il problema per noi genitori è conciliare il carico dei compiti con le faccende domestiche e i vari metodi usati dai tanti insegnanti… la casa è un call-center.
Dopo l’impazzimento iniziale, abbiamo un miglior rapporto col digitale; come disse Benedetto XVI, nel 2011, per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali: il cristiano sappia bonificare questo ambiente.
Ringraziamo il nostro parroco che ci fa sentire la sua presenza e l’appartenenza ad una comunità che sembra svanita, o solo si sta riformando; specie per i bambini del catechismo, con giochi giornalieri sulle parabole; con l’appuntamento del venerdì per la Via Crucis in diretta; con la preparazione alla Santa Messa domenicale.
La cosa che ci sorprende, è che Dio ci parla in ogni evento, così come ha fatto col terremoto e come fa ogni giorno. Egli fa nuove tutte le cose. Ce ne stiamo accorgendo pian piano. Abbiamo la certezza che questo è un tempo di misericordia pur nella paura generale: ‘Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio’.
Perplessità. Eravamo abituati ad un tempo di deserto, sperimentato col terremoto di 4 anni fa. Allora era un continuo uscire di casa, oggi un rientrare (una mattina è passata una scossa e non sapevamo cosa fare: fuori c’è il virus, dentro il terremoto!).
Il clima impazzito, un inverno primaverile e una primavera invernale con la neve (adagio popolare: Natale festa e gioco, Pasqua accanto al fuoco).
Contro l’influenza eravamo abituati ad uscire all’aria aperta, per evitare luoghi chiusi ove il contagio è maggiore, per rafforzare le difese immunitarie, con passeggiate, attività sportiva. Ora è reato addirittura punibile con la reclusione.
Le nonne ci hanno insegnato e obbligato a partecipare alla Messa domenicale, ora c’è l’obbligo di non partecipare.
Da anni una politica globalista critica la famiglia tradizionale anche con leggi che osteggiano le famiglie numerose, ora ci esortano a stare solo con la famiglia.
Come genitori cerchiamo di distogliere i figli dall’usare troppo pc, cellulari e tv. Ora li invitiamo ad usarli di più per i compiti.
Prima li lasciavamo con i nonni, perché ad entrambi fa bene frequentarsi, ora non più.
La cultura libertaria vuol cancellare ogni forma di autorità, la figura del padre, la Chiesa troppo gerarchica, le norme, la divisa di ogni tipo, ora leggi perentorie, come se la cultura e la mentalità di un popolo si potessero cambiare da un giorno all’altro.
Questo mondo al contrario sembra non toccare i nostri figli che, nonostante tutto, sanno stare insieme senza paura.
Qualcosa ancora resiste in famiglia: coccole e abbracci non ci mancano.
Tutte le sere, prima di andare a letto, sottovoce, arriva una domanda dal figlio più piccolo: “Papà, domani andiamo a scuola?”. •

Buratti Giorgio
Peretti Giuliana

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