Intervista all’imprenditore Mauro Guerrini: “I distretti produttivi devono diventare luoghi in cui trasferirsi competenze e senza rivalità”.
Buongiorno e grazie di avermi concesso questo momento. Posso solo immaginare quanto sia piena la sua agenda in questo periodo particolare. Per iniziare le chiedo di presentarsi ai nostri lettori che non la conoscono.
Mi chiamo Mauro Guerrini, sono sposato e ho due figlie più una in affido. Lavoro in un’azienda familiare che produce calzature dal 1977. Proseguo l’attività iniziata da mio padre e mio zio insieme a loro che per fortuna non hanno ancora abbandonato il timone dell’azienda. Con noi lavorano altri 6 dipendenti che dopo tanti anni sono diventati parte della famiglia.
Siamo usciti pochi mesi fa da un momento, immagino, non facile per le aziende. Già si stanno pensando a nuove misure restrittive. So che ogni crisi costringe a ripensare il lavoro. Ora Le chiedo come sta affrontando questo tempo nuovo di cambiamento?
È un periodo di grandi incertezze, non solo a livello lavorativo, ma anche sociale e culturale; le cose che erano valide fino a qualche mese fa oggi non sono più neanche pensabili. Si prova in questo momento a capire quale sia la strada da poter imboccare per trovare nuovi mercati o nuovi clienti mantenendo quelli già esistenti.
Quanto è importante il supporto delle banche e se su scala locale o regionale pensa ci possano essere misure di aiuto alle imprese?
Le banche dovrebbero avere un ruolo fondamentale per aiutare le imprese in questo brutto periodo e dare benzina nel momento in cui dovrebbe partire la ripresa oltre a dover garantire la sopravvivenza odierna delle aziende. Purtroppo, al momento le banche valutano solo con i numeri e non hanno più possibilità di valutare il business o le persone che hanno davanti. Questo è un grosso limite. È scomparsa la parte umana della valutazione creditizia.
In più occasioni, come di recente in “Fratelli tutti”, Papa Francesco ha auspicato una nuova economia più attenta ai principi etici e meno a quelli della finanza in favore delle persone. Cosa pensa del suo monito?
Molte grandi aziende si stanno muovendo in questo senso, cercando di inserire principi etici e tramite l’inserimento del welfare aziendale a favore dei dipendenti. Nelle Marche la dimensione delle aziende ha da sempre favorito un’unione di intenti fra datori di lavoro e lavoratori e in questo momento sarebbe importante che l’uno comprenda i problemi dell’altro e si provi insieme a superare questa crisi. Importante è non lasciare indietro nessuno, le aziende devono iniziare a cooperare, abbandonare gli egoismi e aprirsi. I nostri distretti devono diventare dei luoghi dove ci trasmettiamo le competenze e non dove per gelosia li teniamo nascosti.
Il mondo dell’impresa ha dei ritmi non sempre compatibili con la famiglia e la fede. Come fa a tenere insieme questi aspetti della sua vita.
La difficoltà di lavorare in una piccola azienda fa sì che il tempo del lavoro si protrae oltre i normali tempi lavorativi. L’unica cosa che sono riuscito ad impormi è di occupare meno possibile il tempo del week-end con i problemi lavorativi.
Scelga una parola per dirci cosa vede all’orizzonte alla luce di quanto sta accadendo…
Scelgo la parola creatività: per rendere colorati e vivi anche i tempi della Pandemia, per far sì che la crisi diventi un’opportunità di rinascere insieme aziende e territorio. •
Don Lambert Ayissi