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Nei giorni del buio una luce: il messale

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Quale contributo può offrire l’introduzione del nuovo messale per la celebrazione eucaristica con la pandemia in corso.

Desideriamo iniziare un dialogo del nostro Istituto Teologico Marchigiano con i lettori su temi di attualità teologica, che interpellano il nostro cammino di Chiesa. Iniziamo con il Professor don Giovanni Frausini che ringraziamo per il suo prezioso contributo.

Parlare in questo tempo di pandemia di messale può sembrare, non senza ragione, assolutamente inopportuno visto che tutti siamo chiamati ad occuparci di come accompagnare i malati ed interrompere la catena dei contagi: una forma importante di carità.
Questa che sembra essere una stranezza in realtà è una cosa che vediamo abitualmente nella Chiesa. Penso a Pio XII che in pieno conflitto mondiale e subito dopo pubblica documenti che riguardano la Chiesa, gli studi biblici, la riforma della liturgia e del ministero ordinato: proprio nel 1948 questo Papa ha voluto dare indicazioni sulla liturgia che saranno poi, in parte, l’ispirazione della Sacrosanctum Concilium. Ma è proprio una distrazione rispetto ai problemi che affliggono l’umanità?
Senza nulla togliere alla necessità e al valore degli interventi per affrontare tali questioni (oggi la medicina e l’economia devono fare la loro parte), la Chiesa sente di dover testimoniare che l’uomo, ogni uomo e in ogni tempo, ha bisogno di custodire e vivere la relazione con Dio, il Mistero che è nascosto nel cuore di tutti: perché “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4).
La nuova edizione del messale in lingua italiana è l’occasione per rimettere mano alla riforma liturgica che nonostante i nostri sforzi resta ancora lontana dalla sua attuazione. Perché, come scriveva Romano Guardini nel 1964, è estremamente necessario il lavoro per “un’autentica formazione liturgica. Se non viene iniziato, la riforma dei testi non gioverà molto”.
Ecco la ragione di questa nuova edizione del messale: aiutare le comunità a celebrare l’eucarestia come esperienza dell’azione di Cristo nella nostra storia ed anche come possibilità, sempre attraverso di Lui, di offrire noi stessi a Dio (atto di culto) e sperimentare così la sua salvezza. Questo è oggi più ce mai necessario!
Il messale è come un grande spartito per orchestra. Ci sono tutti gli strumenti ma non ci sono spettatori. Tutti suonano: chi presiede (vescovo o presbitero), i diaconi, i ministri, i cantori e tutta l’assemblea. Tutti celebrano, ognuno con un ruolo proprio; ma come la capacità dei musicisti, insieme a quella del direttore d’orchestra, fanno la qualità dell’esecuzione e quindi dell’esperienza, così la celebrazione eucaristica, mantenendosi fedele allo spartito del messale, può avere effetti diversi a seconda delle capacità spirituali e rituali di chi la esegue. Perché il linguaggio della liturgia, che non è interiore ma è fatto di riti e di preghiere, non solo esprime la fede ma la irrobustisce e la fa crescere (cf. SC 59).
Al di là delle novità che hanno impatto soprattutto mediatico, come la nuova traduzione del Gloria e del Padre nostro fatte allo scopo di rendere i testi più fedeli al NT, segnalo il cambio di traduzione di alcune frasi della seconda e terza preghiera eucaristica. Là dove diceva “Padre veramente santo fonte di ogni santità” ora la traduzione così suona: “Veramente santo sei tu, o Padre, fonte di ogni santità”. Qui la cosa si fa interessante perché ci permette di comprendere qualcosa del movimento interno alla preghiera eucaristica e di tutta la preghiera cristiana: prima di invocare autorevolmente lo Spirito Santo sui doni e sulla comunità facciamo memoria delle opere di Dio sia nel prefazio sia nel testo che segue il Santo. La conclusione è una sola: veramente santo sei tu o Padre. Così la preghiera eucaristica diventa scuola di preghiera perché ci insegna che essa parte sempre dalla memoria grata delle sue opere: possiamo chiedere qualunque cosa certi di essere esauditi, come ha promesso Gesù; Lui ci ha già dato tutto. •

Prof. don Giovanni Frausini, docente di Liturgia Istituto Teologico Marchigiano

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