Tempo di Avvento

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Nella basilica vaticana Francesco parla di attesa: siamo nella notte, afferma, e viviamo l’attesa del giorno “tra oscurità e fatiche”.

Due imperativi accompagnano il credente in questa prima domenica di Avvento, tempo liturgico forte che ci conduce verso il Natale: fate attenzione e vigilate. Ma c’è soprattutto una prospettiva, ovvero “l’incessante richiamo alla speranza” come dice all’Angelus Papa Francesco. Tempo in cui “fare memoria della vicinanza di Dio”; tempo della “nostra vigilanza”, che ci permette di sfuggire al “sonno della mediocrità” e al “sonno dell’indifferenza”, come ha affermato nell’omelia, messa in San Pietro con i nuovi cardinali.
Già il tempo. Ci sembrava insufficiente, fino all’inizio di quest’anno, eravamo quasi bisognosi di giornate più lunghe delle 24 ore per poter fare, almeno così credevamo, tutto quello che la frenetica società sembra chiederci. Poi ecco la pandemia; ci siamo accordi che lo spazio, i movimenti, i viaggi, si è estremamente ridotto, mentre si è dilatato il nostro tempo. Abbiamo riscoperto la possibilità di stare a casa, di lavorare da casa.
Siamo entrati nel tempo dell’attesa, e l’anno liturgico ci porta la “buona notizia” di un Dio che ci dona il suo tempo, ricordava papa Benedetto XVI, nell’Angelus del 30 novembre 2008: “Dio ci dona il suo tempo, perché è entrato nella storia con la sua parola e le sue opere di salvezza, per aprirla all’eterno, per farla diventare storia di alleanza. In questa prospettiva, il tempo è già in sé stesso segno fondamentale dell’amore di Dio”.
Nella basilica vaticana Francesco parla di attesa: siamo nella notte, afferma, e viviamo l’attesa del giorno “tra oscurità e fatiche”. La notte passerà e arriverà il giorno “sorgerà il Signore, ci giudicherà lui che è morto in croce per noi. Vigilare è attendere questo, è non lasciarsi sopraffare dallo scoraggiamento, e questo si chiama vivere nella speranza”. Se siamo attesi in cielo, allora “perché affannarci per un po’ di soldi, di fama, di successo, tutte cose che passano? Perché perdere tempo a lamentarci della notte, mentre ci aspetta la luce del giorno? Perché cercare dei “padrini” per avere una promozione e andare su, promuoverci nella carriera? Tutto passa. Vegliate, dice il Signore”.
Vegliare, dunque; e lo ripete all’Angelus: il Signore “non delude la nostra attesa”. Forse ci “farà aspettare”, afferma, “qualche momento nel buio per far maturare la nostra speranza, ma mai delude. Il Signore sempre viene, sempre è accanto a noi”.
Il Natale commemora proprio questa venuta “in un preciso momento storico”, quando si è fatto uomo “per prendere su di sé i nostri peccati”. Verrà alla fine dei tempi come giudice, come abbiamo ricordato domenica scorsa, nella domenica della solennità di Cristo re dell’universo, re di giustizia e di misericordia. E viene ogni giorno, afferma ancora il Papa, viene “a visitare il suo popolo, a visitare ogni uomo e donna che lo accoglie nella Parola, nei Sacramenti, nei fratelli e nelle sorelle. Gesù, ci dice la Bibbia, è alla porta e bussa”.
È accanto a noi anche nei momenti bui, “la vita è fatta di alti e bassi, di luci e ombre. Ognuno di noi sperimenta momenti di delusione, di insuccesso e di smarrimento”.
In questo tempo di pandemia, tempo sospeso tra un prima e un dopo che ancora non conosciamo, viviamo una stagione di preoccupazione, paura, sconforto, “si corre il rischio di cadere nel pessimismo, il rischio di cadere in quella chiusura e nell’apatia”.
Come reagire, chiede papa Francesco, come non cadere nel pericoloso “sonno della mediocrità”, quando “dimentichiamo il primo amore e andiamo avanti per inerzia, badando solo al quieto vivere; senza slanci d’amore per Dio, senza attendere la sua novità, si diventa mediocri, tiepidi, mondani. E questo corrode la fede”, ha affermato in san Pietro.
Ecco allora l’attesa fiduciosa del Signore che “fa trovare conforto e coraggio nei momenti bui dell’esistenza”. L’Avvento “è un incessante richiamo alla speranza: ci ricorda che Dio è presente nella storia per condurla al suo fine ultimo, per condurla alla sua pienezza”. Dio cammina al nostro fianco, “ci accompagna nelle nostre vicende esistenziali per aiutarci a scoprire il senso del cammino, il significato del quotidiano, per infonderci coraggio nelle prove e nel dolore. In mezzo alle tempeste della vita, Dio ci tende sempre la mano e ci libera dalle minacce”. Il vero padrone del mondo, ci dice Francesco, non è l’uomo, ma Dio. •

Fabio Zavattaro

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