Intervista a Silvano Gallucci, presidente dell’associazione di Fermo “Il Ponte”.
Fermezza e umanità, mitezza e passione trapelano dalle parole di Silvano Gallucci, presidente dell’Associazione il Ponte, mentre racconta a La Voce delle Marche questo periodo trascorso insieme a chi vive nel bisogno. Lo abbiamo ascoltato chiedendogli cosa possa significare in quest’anno così difficile augurare Buon Natale e dalla sua testimonianza abbiamo raccolto il forte invito “a ritrovare i sogni e la speranza senza i quali non è possibile andare avanti”.
“Questo di Natale è un periodo caldo di buoni propositi, arriva di tutto, oltre ai pacchi ci sono alimenti e tante persone che si prodigano. Quello che sottolineiamo sempre è che comunque ci sono 365 giorni di attività che prosegue senza sosta. Ora mettiamo del fieno in cascina, a Febbraio marzo magari alcuni dimenticano, ma non lamentiamoci! Mai come quest’anno c’è stata una grande vicinanza da parte delle persone , dei privati; anche con l’iniziativa delle scatole di Natale, molte persone si sono avvicinate pur non conoscendoci, quasi non sapevano dove eravamo: questo facilita il rapporto di conoscenza e magari nel prosieguo quello di una vicinanza più stretta che ci riporti al vero senso del volontariato e della solidarietà in senso compiuto”.
“Qui da noi si compie quello che è il senso vero della solidarietà, quella attività fattiva, quella vicinanza concreta che è importante fra di noi per le nostre relazioni, per il nostro modo di vivere.
Credo fermamente nel fatto che non siamo un paese di gente senza cuore. C’è tanta gente che al limite non ci conosce o non conosce le attività che fa questa associazione o le altre associazioni di volontariato, i sacrifici, la disponibilità che danno i volontari, quante persone si adoperano in qualche modo, perché non tutti hanno l’attitudine o la capacità di confrontarsi con un mondo che è anche difficile e complesso.
C’è il buon cuore di tanta gente, poi magari qualcuno riesce ad essere più presente, altri meno. Ci sono persone che per 365 giorni l’anno sono sul territorio, danno risposte a quelle che sono le necessità primarie il che può essere di tutto, il cibo, il vestiario, la busta alimentare. In realtà insieme a questo c’è sempre una richiesta di vicinanza umana, di solidarietà, di necessità di ascolto. Persone che vengono, parlano per un quarto d’ora, si sfogano e già si sentono sollevate anche se non possiamo fare molto per risolvere i loro problemi. Evidentemente i problemi sono complessi.”
In questo periodo forse ancor di più la fragilità emotiva delle persone messe alla prova dalla situazione è ancor più motivo di ricorso ai vostri sportelli?
“Si perché le persone fragili sono ulteriormente messe alla prova dall’emergenza Covid e soprattutto dall’incertezza. È l’incertezza che logora in questo momento. Si ha la sensazione, credo a livello mondiale, di essere a bordo di una barca in balia degli eventi e senza timoniere. Quello che cerchiamo di infondere in questo contesto è il senso della speranza, della luce, soprattutto in questo periodo di Natale.”
Che significato ha per lei quest’anno augurare Buon Natale?
“Secondo me alcuni perdono la speranza, il senso del futuro, il senso del sogno. Senza futuro, sogni e speranza non si va da nessuna parte. Al di là che non tutti hanno la Grazia di Dio. Io mi sento privilegiato, come del resto molti altri, e per questo mi ritengo una persona fortunata. Il Signore mi ha donato un certo equilibrio e questo facilita e aiuta sicuramente, perché adottare questo tipo di atteggiamento nella vita nei confronti delle difficoltà e delle debolezze umane aiuta a ricominciare il giorno dopo.
Il Natale è affidarsi a questa luce di speranza, a questo nuovo sentimento che deve essere nuovo tutti i giorni, non è solo il giorno di Natale o il giorno di Santo Stefano. Questo è un mondo che deve ritrovarsi e deve crescere perché siamo in un momento in cui giorno per giorno accadono cose nuove ed è verso quella luce e quel sentimento che noi ci dobbiamo dirigere. Cerchiamo di spiegarcelo e cerchiamo di spiegarlo ai nostri ospiti, di non perdere la speranza, quella visuale più lontana in cui tutto finirà e tutto avrà un esito positivo. Quantomeno ne verremo fuori al di là della retorica “dell’andrà tutto bene”, per capirci. Dobbiamo prenderla così, a volte anche in allegria, a volte ci si scherza sopra, perché la vita è anche questo.
Puoi immaginare quante persone si presentano con problemi davvero angosciosi per le loro famiglie: per lo stato in cui sono, per problemi psicofisici. Noi dobbiamo comunque superare tutto questo, trovare la via. Tutti noi dobbiamo trovare questo mondo nuovo perchè così com’è in questo momento il mondo mi sembra sia un po’ troppo individualista, egoista, edonistico. Non è questo il futuro che vogliamo dare ai nostri ragazzi.”
“Quello che mi sento di augurare a tutti è di ritrovare quel senso del sogno, della luce nuova, del rinnovamento che poi ci fa vivere, ci fa andare a dormire la sera e ci dà la forza per andare avanti nonostante tutte le difficoltà.
Noi abbiamo aumentato almeno del 50 per cento sia i pasti che le borse alimentari. A febbraio dello scorso anno facevamo 30, 35 pasti scarsi. Ore ne facciamo 60-70, a volte perfino 80 in un solo giorno, con l’ausilio della Croce Rossa che si è resa disponibile. Nei momenti duri anche la protezione civile si è adoperata per conferire qualche pasto. C’è gente che ci è vicina e ci sostiene. Questo è bello perché dà forza anche per chi si adopera ai volontari a tutti noi.
Io credo comunque che questo sia un mondo che ha ancora larghi spazi per essere felice, ampi spazi di serenità e di tranquillità, sempre nello spirito della ricerca di un domani migliore per noi e le nostre famiglie e soprattutto per i nostri giovani.”
“Credo che Papa Francesco abbia dato ampio risalto al tema della carità. Carità che non è intesa solo come cibo ma anche carità nella misericordia. Il povero, l’abbandonato, il debole, il fragile: per noi Gesù è lì. Noi abbiamo fede se riusciamo a calare la carità nella nostra vita. Noi possiamo parlare di cristiana carità, ma l’umana solidarietà le è molto vicina: Ci sono persone che non credono ma sono solidali umanamente. Siamo tutti fatti della stessa pasta anche quelli di altre religioni, culture che sembrano a noi lontanissime. Piangiamo e ridiamo tutti alla stessa maniera. Il cristiano dovrebbe cogliere questi momenti di difficoltà e non accasciarsi, mettersi in gioco, andare a capire, solo così i giorni passano più sereni e tranquilli, secondo me più felici.” •