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Cleofe Ramadoro e le sfumature dell’anima

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RUBRICA: Arte e cinema – La creatività della fede

Nel 1906, Georg Simmel, uno dei più grandi interpreti dell’esperienza della modernità, scrive un lungo saggio, Die Religion.
Indagando nella profondità dell’animo umano, Simmel scopre la religiosità come apertura di un’anima disponibile a sperimentare l’incontro con il mistero, ma capace anche, al contempo, di dare significato all’esistenza rivestendola di una tonalità particolare: il sentimento religioso del vivere che, simile alla pittura, è la manifestazione estetica di una vita che tende a esprimere se stessa.
La religiosità per Simmel è la mescolanza di dedizione altruistica, di umiltà, di elevazione e di astrazione spirituale; da tutto ciò scaturisce un sentimento intimo e personale, ma solido nelle relazioni esteriori alle quali conferisce una armonia di sottofondo e una coloritura determinante.
Il sentimento religioso del vivere trova la sua unificazione in Dio, l’uomo, scrive Simmel non è solo un essere che calcola e opera secondo i suoi interessi ma è anche un essere che crede e che ha fede. La fede e la fiducia sono elementi presenti nelle relazioni sociali, nella fiducia nei confronti di un individuo si esprime la stessa religiosità che trova nel credere in Dio la sua relazione più perfetta.
La religiosità diventa cosi il fattore unitario della vita interiore, si oppone ai rischi della frammentazione e della lacerazione dell’anima alla quale il mondo sottopone l’esistenza. L’uomo religioso, per Simmel, si sente totalmente circondato da Dio, come se fosse una sua pulsazione vitale. Cleofe Ramadoro fa emergere nelle sue opere una religiosità che deriva dalla sua intimità, dove possiede una relazione con Dio. La sua religiosità è un modo di vivere la vita e questa artista mette in luce l’ evento della sua anima nell’opera o meglio come opera, con l’intensità espressiva dell’immediatezza con cui viene colta.
Nelle opere di Cleofe Ramadoro non troviamo rappresentazioni di contenuto religioso, ma è religioso lo stile, la miscela dei colori, la naturalezza; la religiosità della sua vita vuole esprimere soltanto se stessa come determinazione della sua interiorità. Cleofe Ramadoro riveste la realtà partendo dal suo mondo interiore, dotato di senso e valore, la sua pulsione vitale trova nel talento pittorico un canale per fluire. Scrive il collezionista e critico d’arte Daniele Taddei: «In tutte le opere di Cleofe Ramadoro la serenità pittorica funge da filo conduttore in tutte le fasi esecutive dove una atmosfera misteriosa trasferisce un clima etereo, sublime, ammaliante, seducente. Quelle Chiese che lei ama tanto, rappresentano il suo rifugio, rifugio dove nascono idee, progetti, rifugio dove i pensieri viaggiano verso orizzonti lontani, alla ricerca di quella luce indispensabile per illuminare il suo cammino. La sua presenza nel Tempio non passa inosservata sebbene sia sola li a meditare con lo sguardo rivolto all’Alto cercando di intercedere per un aiuto all’umanità sempre più fragile e sofferente».
L’arte è sempre correlata con la vita dell’artista perché porta con sé l’impronta di una personalità spirituale, un che di profondo e vasto, che dall’arte viene assorbito e ricondotto alla rappresentazione. •
G.C.

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