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“Ascolta, figlio”

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Uno sguardo al cielo
15 Agosto
Lc 1, 39-56

Maria Assunta in Cielo, segno di sicura speranza e consolazione, ci dà certezza di un futuro luminoso per chi ama il Signore e ci rammenta che il cielo è la nostra destinazione. Il cielo va vissuto già nella nostra esistenza, non a caso Il Vangelo di oggi ci propone l’incontro tra Maria e la cugina Elisabetta, una storia di relazioni, all’interno della parentela. Nel denso incontro delle due donne incinte, si avverte il calore di un abbraccio che accoglie e dona, riconosce e comunica.
La maternità di Maria, di cui la giovane donna di Nazaret ha appena ricevuto l’annuncio (cf. Lc 1,26-38), si declina subito come sororità: nulla è per noi, tutto è dono gratuito che va condiviso!
La sterile e la vergine si abbracciano, ognuna gioisce per l’altra, nello stupore del Dio che può operare ciò che è impossibile alla creatura umana: l’incontro di due cuori diviene eucaristia, ringraziamento. Su di loro lo sguardo di Dio che ha visto la condizione di sterilità dell’una e di piccolezza dell’altra. “Il Signore ha guardato la piccolezza, l’umile condizione della sua serva” (Lc 1,48). Uno sguardo che, secondo la Scrittura è all’inizio di ogni vocazione e di ogni amore, ma che richiede una gioiosa adesione. Maria apre il suo cuore a Dio come un fiore si apre al sole. Ci cammina accanto come leggera brezza di felicità, come una carezza di speranza. La fede di Maria che nel Magnificat diventa danza del cuore ci contagia, ci coinvolge, ci dice che la vita può essere così vissuta se a Dio ci affidiamo nella nostra piccolezza. Infine le parole di Papa Francesco: “Affidate a Dio tutto ciò che siete, tutto ciò che avete, e così riuscirete ad essere uno strumento della misericordia e della tenerezza di dio per i vostri familiari, i vostri vicini ed amici”. •

Inversione di marcia: ritornare al cuore!
29 Agosto
XXII Domenica T. O.
Mc 7, 1-8.14-15.21-23

Cercare la causa di ogni problema fuori di noi, a nulla approda. Dove la radice del male in modo da poterla definitivamente estirpare? Dentro il cuore dell’uomo, come afferma Gesù stesso in un’accesa disputa con scribi e farisei, sempre cavillosi, formali ed accusatori. Quale il motivo della discussione?
I discepoli di Gesù non rispettavano regole esteriori di purità rituale: siamo punto e a ca-po! Gesù, in modo non troppo edulcorato- come di solito veniva tratteggiato- risponde a tono e mette l’uomo davanti alla sua coscienza, quella che nelle pagine della Bibbia si chiamava cuore, il luogo intimo, segreto dove non possiamo mentire a noi stessi. È lì che Dio ci aspetta in un appuntamento che fa la differenza: possiamo gabbare gli altri o infi-schiarcene di Lui, ma in quel “giardino segreto” è nascosta la nostra verità cui non pos-siamo sfuggire, ma troveremo anche qualche Parola di vita deposta che sarà la nostra salvezza. Quando la Luce attraversa il cuore, il mondo ci apparirà al fondo di noi stessi una meraviglia sempre nuova, come si legge nell’Apocalisse: “Ecco, io faccio nuove tut-te le cose” (21,5). Tutto potrà essere nuovo ogni giorno, se seguiamo il consiglio di Papa Francesco: “ Si può fare la pratica tanto antica della Chiesa, ma buona: l’esame di coscienza. Chi di noi, la sera, prima di finire la giornata, rimane da solo, da sola, e si fa la domanda: cosa è accaduto oggi nel mio cuore? Cosa è successo? Quali cose sono pas-sate attraverso il mio cuore? Se non lo facciamo, davvero non sappiamo vigilare bene né custodire bene”. Ritornare al cuore, dunque, come dice S. Agostino: “Non uscir fuori da te, ritorna in te stesso: la verità abita nell’uomo interiore (De Vera Rel. 39.72.). Rientrate nel vostro cuore! Dove volete andare lontani da voi? Andando lontano vi perderete. (…) Torna, torna al cuore” (In Ev. Io. 18.10.). Il cuore: la dimensione più profonda dell’uomo, il suo spirito, la sua volontà! In esso si realizza la vera ecologia: è qui che dobbiamo far piazza pulita della lista dei fattori che inquinano l’ecosistema umano: prostituzioni, furti, omicidi, adulteri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Corsi e ricorsi storici, direbbe Gianbattista Vico! Quanto mai attuale questo Vangelo: corriamo allora nel nostro cuore dove ci attende la Parola per sentire il calore dell’Amore del Padre! •

Chi sono io per te?
12 Settembre
SS. Nome di Maria
MC 8, 27-35

Prima chiede il parere della folla, poi Gesù restringe lo zoom, tasta il terreno tra i suoi, la sua famiglia itinerante che dovrà con la vita testimoniare chi è Gesù. I Dodici sono spiazzati! Silenzio! Prende coraggiosamente la parola Pietro: «Tu sei il Cristo». Respiro di sollievo dopo quella imbarazzante domanda. Pietro ha salvato tutti, acciuffando al volo il cuore della sua regalità. Il tempo di un respiro, però, e Pietro sbaglia subito bersaglio, mettendosi nei guai! All’annuncio della sofferenza, si permette di rimproverare Gesù in disparte e si becca una batosta davanti a tutti: “Lungi da me, Satana!”. All’amore si va dietro, non il contrario: dobbiamo seguire Lui e non le nostre idee. È facile illudersi: quello che accarezziamo, ci sembra giusto. Gesù ci ripete: “Torna al tuo posto: sono io a guidarti”.
Si tratta di dare la vita a causa di Cristo e del Vangelo, altro che le nostre idee.
Quella domanda deve tormentarci ogni giorno perché ritroviamo la strada e ci mettiamo dietro a Lui, perché Lui sia al centro della nostra esistenza, come ci esorta San Benedetto nella sua Regola:
“Nulla anteporre a Cristo” (4, 21). Anche il Papa incalza: “Quelle stesse domande vengono oggi riproposte a ciascuno di noi:
“Chi è Gesù per la gente del nostro tempo?”. Ma l’altra è più importante: “Chi è Gesù per ciascuno di noi?”. Per me, per te, per te, per te, per te…? Chi è Gesù per ciascuno di noi?
Siamo chiamati a fare della risposta di Pietro la nostra risposta, professando con gioia che Gesù è il Figlio di Dio, la Parola eterna del Padre che si è fatta uomo per redimere l’umanità, riversando su di essa l’abbondanza della misericordia divina”. (Papa Francesco). Affidiamo il nostro cammino a Maria, madre e discepola del Signore! •

Bando al monopolio
26 Settembre
XXVI Domenica T. O. Mc 9,37-42.44.46-47

Proprio lui, Giovanni, il discepolo dell’amore, alza muri e barriere contro chi si permette di compiere opere di amore e liberazione, al di fuori della cerchia ristretta, senza “patentino” per l’uso.
Corre – come sempre- con zelo da Gesù per informarlo dell’accaduto, convinto di essere approvato, ma riceve una forte riprensione.
L’orgoglio di gruppo è molto pericoloso, subdolo in quanto considera santo zelo ciò che è solo egoismo camuffato, fanatismo, invidia, incapacità di ammettere che il bene esiste anche fuori del proprio “santo” orticello.
Ce lo ripete san Paolo nella lettera agli Efesini “la diversità è ricchezza, è multiforme grazia dello Spirito” (3, 10): è un richiamo forte a una Chiesa aperta e “policroma”.
Lo Spirito non può essere catturato dentro i confini di nessun gruppo. Dio è imprevedibile, non ingabbiato negli schemi: dovunque può suscitare il bene. Dove c’è il bene, l’amore, la pace, la gioia, la giustizia, lì c’è l’azione dello Spirito di Dio!
Ispiriamoci a due esempi meravigliosi del Vangelo che illuminano il nostro cammino.
Il centurione che non si ritiene degno che Lui entri nella sua casa: cerca il bene del servo, ma non chiede privilegi. E che dire della cananea che si accontenta delle briciole che cadono dalla mensa dei figli, mentre lei è considerata un cagnolino? Fosse capitato a noi!!!! Avremmo accampato pretese o esibito qualche tessera di appartenenza!
Apparentemente bistrattata da Gesù, la donna emerge come esempio di una fede che cerca un rapporto vero con Gesù, che fa commuovere il suo cuore nei confronti della figlia. Entrambi pagani, Gesù li addita come veri discepoli! Papa Francesco ci esorta per non cadere nella trappola mortale: “Quanti cristiani col loro esempio allontanano la gente, con la loro incoerenza, con la propria incoerenza: l’incoerenza dei cristiani è una delle armi più facili che ha il diavolo per indebolire il popolo di Dio e per allontanare il popolo di Dio dal Signore. Dire una cosa e farne un’altra. •

A cura della famiglia monastica Benedettina di Fermo

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